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Telegiornaliste anno XIV N. 18 (565) del 30 maggio 2018
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Valentina
Bisti.
Un’eccellenza a Uno Mattina Estate
di Giuseppe Bosso
Ha ricevuto il prestigioso premio
Napoli Cultural Classic nella serata dedicata alle
eccellenze, svoltasi nella suggestiva cornice degli scavi di Villa
Augustea a Somma Vesuviana (Napoli) - che rappresenta il cuore della
kermesse giunta quest’anno alla diciottesima edizione; un riconoscimento
meritato che rappresenta l’inizio di un’estate che la vedrà nuovamente,
a partire dal 4 giugno, al timone della versione estiva di Uno
Mattina, contenitore mattutino del pubblico di Rai 1. Abbiamo il
piacere di incontrare nuovamente
Valentina Bisti.
Valentina, qual è secondo te l’eccellenza del giornalismo?
«I tanti giornalisti che ogni giorno raccontano storie, fanno inchieste,
approfondiscono notizie…».
Cosa ti aspetti da questa edizione di Uno Mattina Estate?
«Sarà un’edizione complessa con tanti argomenti da trattare. Primo fra
tutti la politica, con il racconto del governo che sta per nascere, e
tanto altro argomenti, dalla cultura all’economia, ai fatti esteri alla
cronaca... e poi con un nuovo bravissimo conduttore, Massimiliano
Ossini, che sicuramente darà un grande contributo».
Un’estate che sarà caratterizzata anche dai Mondiali in Russia, ahimè
senza gli azzurri. Inciderà sul programma?
«Ha inciso su tutti, purtroppo, ma non mancheremo di seguire questo
evento sportivo così importante che coinvolgerà tutto il mondo».
Cosa ci sarà per te dopo?
«Vacanze. E il ritorno al
Tg1». |
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a Pippo Caruso, il vero re dell’Ariston
di Giuseppe Bosso
Ha affiancato Pippo Baudo in tantissime edizioni del
Festival di Sanremo e in tanti programmi di successo
del Pippo nazionale, da Fantastico
a Domenica In; ha diretto l’orchestra Rai
di Milano e di Roma; ha scritto testi per due
primedonne del piccolo schermo come Lorella Cuccarini
ed Heather Parisi; ha lavorato con big del
Belpaese (Nino Manfredi, Domenico Modugno,
Alberto Sordi solo per citarne alcuni) e diretto
artisti di livello mondiale come Céline Dion e
Michael Bublé.
Ci ha lasciati Pippo Caruso, storico direttore
d’orchestra e compositore, venuto a mancare ad 82
anni vissuti intensamente; catanese come Baudo, che
incontra negli States dove dirige orchestre sulle
navi da crociera dirette ai Caraibi. E in lui, come
per altri grandi personaggi da lui scoperti, Baudo
intuisce talento e potenzialità che in Rai sapranno ben
presto farsi apprezzare.
“Avevamo un’intesa musicale naturale, una sorta di
affinità elettiva. Era instancabile, scriveva canzoni di
ogni tipo e in poco tempo. Con lui ho fatto dodici festival
di Sanremo. Era una colonna della musica italiana. Mi
mancherà tantissimo” le parole del popolare presentatore
alla notizia della sua scomparsa.
Il pubblico lo ricorderà sempre come colui che,
durante il Festival, lanciava i vari cantanti in gara con
serietà e professionalità, senza tuttavia disdegnare
qualche sano e stemperante momento di ilarità, come
quando Fiorello, ospite d’onore nel 2002, lo
coinvolgerà in un simpatico siparietto in totale salsa
sicula. |
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Giovanna
Mattino, vi racconto yoga e amore
di Alessandra Paparelli
Abbiamo il piacere di intervistare Giovanna Mattino, scrittrice
Come è nata la tua passione per lo yoga e da quale esigenza?
«Ho cominciato a praticare yoga per ridurre lo stress,
all'epoca lavoravo in un ambente pesante, ero manager degli
affari generali in una multinazionale ed ero veramente sotto
pressione. Avevo provato la palestra, il pilates, ma non
trovavo alcun beneficio se non fisico. Quando ho scoperto lo
yoga ho capito quasi subito che avevo trovato un tesoro».
Parliamo di Racconti di Yoga e d'amore, come nascono
il tuo romanzo e la tua passione per la scrittura?
«Ho cominciato a scrivere da ragazzina, ricordo che a Natale
alle mie amiche regalavo i miei racconti arrotolati e legati
con un nastrino rosso. Poi la vita mi ha portato altrove, ogni
tanto riprendevo il filo dei pensieri, ma non ero ancora
pronta. Lo yoga mi ha donato il piacere della scrittura, la
capacità di fermarmi ad ascoltare, la consapevolezza del mio
flusso interiore. I tre racconti del libro nascono così, da
quello che io chiamo un flusso di coscienza, esattamente un
anno fa, nella primavera del 2017, su una panchina di villa Ada
a Roma, mente vivevo un periodo di grande evoluzione personale
e professionale».
Il tuo libro è una raccolta di tre racconti lunghi: parlaci
di questi tre momenti.
«Il primo racconto è dedicato alla canzone di De André
Quello che non ho, da cui prende il titolo: ogni capitolo
comincia con una strofa della canzone di De André e costituisce
una pagina del diario interiore della scombinata vita della
protagonista; accanto al racconto introduco delle posizioni di
yoga (in sanscrito asana), un esercizio spirituale e una
lezione di vita sotto forma di aforisma. Il secondo racconto si
intitola Ero in volo ed è dedicato alle storie di amore
di un uomo volubile, raccontate attraverso la divertente
parabola del prima prima (il primo amore), del prima (il tempo
per dimenticarlo), del dopo (un matrimonio difficile), fino ad
arrivare al dopo dopo (l’amore ritrovato). In mezzo introduco i
klesha, ossia le cinque distrazioni della mente che
nella filosofia yogica costituiscono la causa della sofferenza
dell’uomo: l’ignoranza (avidya), l’egoismo (asmita),
la passione (raga), l’odio (dvesha) e la vitalità
(abhinivesha); in ogni capitolo introduco una pratica di
respirazione (in sanscrito pranayama), una
visualizzazione sensoriale e una massima di vita vissuta. Il
terzo racconto si intitola Vivo senza autorizzazione e
tratta delle tre donne amate dalla voce narrante che è il
protagonista abusivo della storia e si sente comparsa nella sua
vita: ognuna delle tre donne è caratterizzata da uno dei tre
guna, ossia i principi filosofici dello yoga: Sattva,
l’armonia, ispira la figura di Spirito puro, una donna
spirituale e leggera; rajas, la passione, ispira la
figura di Faccia di rame, una bomba sexy in cerca
dell’amore, come tutti noi; tamas, l’inerzia, ispira
Materia, la pesantezza che ammazza i sogni. In ogni
capitolo del racconto introduco un gesto delle mani (la potente
pratica energetica chiamata mudra) e una breve
descrizione di come il protagonista si vede allo specchio al
temine di ogni fase del suo racconto».
Quale intento ed obiettivi ti poni con il tuo libro?
«Vorrei condurre il lettore in un percorso inedito di scoperta
e di abbandono della nostra vita interiore. L'ho scritto con
l'intento di divulgare il messaggio universale dello yoga,
attraverso racconti di vita vissuta, che potrebbero essere la
vita di ciascuno di noi, cerando di andare oltre gli stereotipi
e i modelli che sono tanto di moda oggi. Lo yoga lavora
sull'intenzione, non sul risultato. È una questione di
approccio, di benevolenza verso se stessi, di amore per i
propri limiti. Vorrei che il mio libro fosse conosciuto e
apprezzato perché penso che sia un lavoro onesto e sincero e
potrebbe essere di aiuto e di conoscenza».
Cosa offre oggi lo yoga, in una società molto individualista
e materialista? Rappresenta un'oasi felice?
«Lo yoga è virtute e conoscenza, amore e compassione. E tutti
ne abbiamo estremo bisogno. Non credo sia o debba essere
un'oasi di pace, io lavoro ogni giorno affinché venga percepito
come uno stile di vita, un modo di essere. Siamo circondati da
rumore e confusone, viviamo immersi nella dispersione delle
nostre migliori energie: ecco, lo yoga può aiutarci a trovare
il nostro centro, per affrontare la vita con animo sereno ed
armonioso».
Qual è il messaggio di pace, in un momento storico come il
nostro di incertezza politica nel nostro Paese e nel mondo?
«Il messaggio del mio libro, mutuato dallo yoga, è un messaggio
di amore, intesa come bakti in sanscrito, ossia la
devozione verso se stessi e verso gli altri, la compassione per
i nostri e per gli altrui limiti. Si parte da qui e qui si
arriva. Arrivo dove sto, dopo un processo di consapevolezza e
di ascolto, di liberazione e di armonia interiore, affinché
ognuno di noi diventi un bakta, colui che pratica
l'amore».
Progetti futuri?
«Vorrei riprendere la radio, che ho fatto molto da ragazza,
magari portando on air il mio mondo di insegnante di yoga che è
un mondo di parole e di ascolto, ad occhi chiusi e cuore
aperto. In questo momento sono impegnata con la promozione del
libro e intanto comincio a raccogliere materiale per il
prossimo. Sono piena di progetti, in perfetta espansione
spirituale».
Che rapporto hai con i social? Pensi siano un veicolo valido
per informare e far conoscere lo yoga e il suo pensiero?
«Apprezzo molto
Twitter per le sue doti di sintesi, che combaciano col
mio approccio intuitivo. Non a caso scrivo haiku su una
piattaforma online aperta a tutti. Ma il mio social preferito
rimane la radio, il social più social che c'è: solo voce e
vibrazioni, what else?».
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