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Telegiornaliste anno XIII N. 26 (536) del 20 settembre 2017
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Bruna
Fattenotte, no all'autocensura
di Giuseppe Bosso
Incontriamo Bruna
Fattenotte, giornalista della redazione cultura e spettacoli del
Tg2.
Come sei arrivata al Tg2?
«Tramite la scuola di giornalismo Radiotelevisivo di Perugia».
Hai imparato più alla scuola di Perugia o per strada?
«Credo che l’optimum sia integrare entrambe le cose; combinare una
solida formazione teorica a quella pratica aiuta, permette di avere
strumenti e contesto per approfondire meglio ciò che accade».
Com’è nata la tua esperienza a
Sì Viaggiare?
«Direi che è stato un incontro di affinità elettive, visto che da sempre
sono appassionata di viaggi, ho vissuto per così dire da ‘nomade’ prima
di intraprendere la strada del giornalismo, e ciò si è perfettamente
conciliato quando mi si è prospettata questa possibilità. Soprattutto è
stato bello far conoscere tutta l’Italia, non solo le località più
note».
E quale viaggio ti è rimasto più impresso?
«Dal punto di vista naturalistico, “esotico” direi, l’isola di
Montecristo, un angolo incontaminato d’Italia dove vivono due custodi
che sono quasi dei novelli Robinson Crousoe, con una storia davvero
affascinante».
Cosa ti resterà impresso di questa estate?
«Dal punto di vista giornalistico, sicuramente l’offesa alla natura
rappresentata dagli incendi dolosi che si sono susseguiti con l’ondata
di caldo; e soprattutto la grande questione dei migranti che ritengo
sarà il tema su cui giornalismo e informazione si dovranno incentrare
maggiormente nel futuro».
Segui qualche accorgimento dal punto di vista del look?
«Non sono molto vanitosa; lavorare in televisione ‘costringe’ talvolta a
seguire le mode, ma non è la mia preoccupazione principale; seguo con
rilassatezza un mio stile molto semplice».
Ti hanno mai messo il bavaglio?
«Mi sono sempre occupata di soft news, non hard news; non ho mai subito
censura diretta. Piuttosto credo che talvolta nella nostra categoria
tenda ad esserci una sorta di ‘autocensura’ che mi preoccupa
maggiormente».
Come ti descriveresti?
«Determinata e collaborativa dal punto di vista dei pregi; quanto ai
difetti (sorride, ndr) scopriteli da soli…».
Da poco sei mamma: come si concilia la Bruna mamma con la Bruna
giornalista?
«Il giornalismo ha dei tempi che non si incastrano sempre con quelli dei
ritmi di una famiglia; essere soddisfatti sul lavoro è però un
essenziale punto di partenza, proprio perché essere sereni aiuta a
trovare soluzioni "smart" ai problemi di organizzazione che talvolta
possono verificarsi». |
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TUTTO TV Laura
Romano,
come è cambiato il doppiaggio e i miei ricordi di
Giuseppe Bosso
Voce versatile e apprezzata per essersi saputa sempre
conciliare con attrici e personaggi di vario tipo, abbiamo
il piacere di intervistare la doppiatrice
Laura Romano.
Dove potremmo ‘ascoltarla’ prossimamente?
«Ricomincerò alcune serie in onda da anni come Le regole
del delitto perfetto, Law & Order vittime speciali
per la diciassettesima stagione; poi entro, per la gioia dei
miei figli (ride, ndr) in Soy Luna… e un progetto di
cui per ora non posso parlare».
Qualche anno fa in occasione dello sciopero dei
doppiatori è stata
intervistata dal Fatto Quotidiano: rispetto a
quel momento ha riscontrato miglioramenti?
«Purtroppo no; il mercato è cambiato ulteriormente, come i
tempi a disposizione per le lavorazioni che sono sempre più
accelerati… la nostra situazione è ancora sospesa; abbiamo
difficoltà a sfornare prodotti ‘più attenti’ ; dal punto di
vista contrattuale qualcosa è cambiato, ma c’è ancora molto
da approfondire e seguendo le trasformazioni del mercato da
ridiscutere nelle trattative,che speriamo di riprendere a
breve».
Tra i personaggi a cui presta voce sicuramente molto
popolare è la detective Olivia Benson, alias Mariska
Hargtay, della serie Law e Order vittime speciali: ha
cercato di caratterizzarla?
«Non in maniera diversa; cerchiamo di fare il più possibile
da supporto alla recitazione dell’attore, senza stravolgere
il personaggio».
Con quale attrice che ha doppiato si è sentita
maggiormente in sintonia?
«Diverse. Mi diverte moltissimo doppiare Sofia Vergara in
Modern Family, che trovo ironica e divertente; Rachel
Weisz, Michel Yeoh, Maria Bello, molto intensa, sono altre
attrici che adoro doppiare; Viola Davis è tra le più
complicate, attrice straordinaria con particolari
sfumature».
Si sta man mano affermando una nuova generazione di voci
nel doppiaggio: come si trova nel confronto con loro?
«Sono felice che ci sia questa nuova generazione, mi spiace
per loro che rimangano ‘intrappolati’ in questa velocità che
le dicevo; fino a qualche anno fa era possibile
intraprendere questo mestiere avendo tempo di imparare
stando in sala, con calma, con sostegno e spiegazioni…
adesso si deve entrare in sala essendo già quasi perfetti,
senza poter ascoltare gli ‘anziani’».
Sono purtroppo venuti a mancare negli ultimi anni molti
suoi colleghi come
Vittorio De Angelis e
Laura Latini, per citarne solo due: qual è il suo
ricordo?
«E non solo loro purtroppo… Laura la ricordo come una
ragazza splendida, sia professionalmente che umanamente,
piena di vita; anche Vittorio carissimo collega, persona
deliziosa, molto attento e scrupoloso… sono persone che
vediamo sempre, che finiscono per essere parte della nostra
vita, e non averli vicino crea sempre qualche piccolo
vuoto».
Ovviamente non dimenticando suo fratello
Maurizio: è ancora presente nel ricordo dei suoi
colleghi?
«Mio fratello ha lasciato tutto il suo amore, lo dimostrano
continuamente i colleghi; è stata una grossa perdita anche
per loro, persona speciale che vive ancora nel loro ricordo.
Potrà sembrare scontato dirlo da parte mia, ma è così». |
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Nuovo
album per Nina Zilli e giudice di Italia’s Got Talent
di Alessandra Paparelli
Infaticabile
Nina Zilli,
pronta per un nuovo anno come giudice inflessibile e
amata di Italia’s Got Talent e intanto reduce
dalla presentazione del suo ultimo lavoro artistico: è
uscito infatti il 1° settembre scorso, su etichetta Universal
Music, l’album Modern Art, il quarto della
brava cantante piacentina, talentuosa e simpatica,
esplosiva, artista versatile, dallo stile
originale soul e jazz e dalla voce unica,
accompagnata anche da una presenza scenica importante.
Nina Zilli ha presentato Modern Art alla stampa
all’interno dello Space 23 a Milano: “canto per il
bisogno di amore condiviso non per quello di coppia”, ha
detto ai presenti; l'uscita dell’album è stata anticipata da un
singolo di successo ascoltato per tutta l’estate
e grande hit delle radio Mi hai fatto fare tardi.
Tra le tante domande, in conferenza stampa, si è chiesto
alla Zilli cosa rappresenti l’uscita del disco in questo
momento storico e personale: l’artista ha descritto questo suo
momento e l’uscita dell’album come “un disco che profuma di
libertà e d’amore, di energia e di positività”.
L’album rappresenta per Nina un nuovo inizio artistico,
pur mantenendo una propria coerenza con il proprio
stile, un marchio di fabbrica e non solo, ci mostra
decisamente un volto nuovo, con forme e stili
musicali differenti che riescono a creare un vero e proprio
arcobaleno di note e colori, passando dal pop
al rap ai ritmi caraibici, al reggae.
Il ritratto dell’entusiasmo dell’artista stessa, uno
stile a colori: Nina Zilli aveva “voglia di cambiare”,
il suo percorso l'ha portata molto nel pop (forse troppo, per i
puristi del soul), forse spinta anche dall'esperienza in
televisione e nel talent, con suoni “meno arcaici
e retrò e più "rivoluzionari".
Si è aperta anche alle collaborazioni, da Calcutta
cantautore indie e The Giornalisti, con Tommaso
Paradiso.
“Mi piace definire questo album – ha continuato la Zilli
in conferenza stampa - urbano e tropicale, nel sound e nei
colori; ogni brano è fortemente connotato da un colore diverso,
particolare. Questo traspare anche nelle immagini del booklet
da me disegnate in modo didascalico e dettato dal caso".
L’album, prodotto da Michele Canova, parla dell’artista
stessa ma anche della società moderna che ci circonda,
una società che sta cambiando: “la modernità è importante,
ma spesso non ci accorgiamo di quello che succede nel mondo,
perché siamo troppo presi ad usare i social”, ha continuato
l’artista.
Modern Art è stato registrato tra Milano e
la Giamaica, la domanda: quanto c’è dei sapori
e colori della Giamaica all’interno dei testi e del sound?
Risponde Nina “Tutte le esperienze della mia vita sono state
importanti e sono da sempre legate alla musica. Quando sono
andata in Giamaica la prima volta avevo solo 18 anni, la musica
di Bob Marley mi ha conquistata immediatamente: poi crescendo e
avendo la possibilità di comprendere a fondo i suoi testi mi
sono resa conto della poesia, di una certa malinconia mista
all’allegria, della musica e di quel modo di suonare. Ogni
volta che torno in Giamaica traggo ispirazione dal luogo e dai
colori di quei posti magnifici. Non soltanto trovo la pace con
me stessa ma traggo anche ispirazione per scrivere”.
Nina Zilli l’abbiamo apprezzata in molte cover jazz e soul
di grandi artiste scomparse, come Nina Simone,
Billie Holiday, Aretha Franklin ma si è anche
cimentata in brani famosissimi di Mina, voce
inaccessibile per tante; nel 2012 ha
rappresentato l’Italia all’Eurovision Song Contest
con il brano L’Amore è femmina; nella sua
brillante carriera ha vinto inoltre due Wind Music
Awards ed è stata candidata agli MTV Europe Musica
Awards e ai TRL Awards. |
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