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Telegiornaliste anno XIII N. 23 (533) del 28 giugno 2017
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Ornella
Mancini, soddisfatta del premio Football Leader
di Giuseppe Bosso
Dopo varie esperienze su emittenti tv e radiofoniche campane, nel 2012
Ornella Mancini insieme ad altri quattro colleghi, tra cui il suo
compagno Massimo D’Alessandro, diventa volto e anima del prestigioso
premio
Football Leader, premio nazionale dell’Associazione Italiana
Allenatori che ogni anno raduna in Campania prestigiosi nomi del mondo
del calcio.
Le tue impressioni da questa edizione di Football Leader?
«Edizione molto positiva, che ha radunato anche quest’anno nomi
prestigiosi del mondo del calcio: da Parigi è venuto Cavani, che si è
dimostrato ancora legatissimo a Napoli; abbiamo avuto Fabio Capello,
Arrigo Sacchi, Simone Inzaghi (allenatore che stimo moltissimo da
tempo), Franco Baresi; dirigenti come il presidente De Laurentiis del
Napoli che ha ritirato il premio Fair Play dall’amministratore della
società organizzatrice della rassegna; Giovanni Carnevali,
amministratore delegato del Sassuolo; Maurizio Casagrande che ha fatto
l’apertura teatrale al Gran Hotel Royal Continental; l’evento ha avuto
anche quest’anno grandissimo spazio sulle principali emittenti
nazionali, Rai, Mediaset e Sky che hanno fatto tante dirette, a partire
dal primo giorno con l’incontro con i detenuti del carcere di
Poggioreale e, in seguito, all’ospedale Pausillipum, dove i bambini che
vivono momenti di difficoltà e di malattia hanno potuto vivere la gioia
di conoscere i loro idoli, dimenticando per un po’ le loro sofferenze,
nell’ambito di un progetto chiamato Casa di Alice, sponsorizzato
dalla San Carlo, che aiuta questi bambini in difficoltà e le loro
famiglie; fino all’evento conclusivo, convegno ufficiale dell’Aiac».
Come è nato e come si è sviluppato negli anni il tuo rapporto con
questa rassegna?
«L’idea è venuta a Massimo D’Alessandro, il mio compagno, che ha
coinvolto noi altri, ciascuno con le sue specifiche competenze; tutti
facciamo tutto, ma io, principalmente, mi occupo dei grandi ospiti,
relazioni esterne».
Nonostante qualche spiacevole episodio, tipo la reazione di
Mihajlovic due anni fa con
Mikaela Calcagno, possiamo dire superato l’ostracismo del mondo del
calcio verso le donne?
«Mai vissuto su di me; Mikaela, un’amica, è una grande professionista
competente di calcio, molto conoscitrice della materia; io ho
partecipato a tanti programmi, pur non essendo un tecnico penso di aver
sviluppato delle conoscenze che mi hanno evitato queste situazioni,
anzi, mi hanno sempre tenuta in considerazione».
Con
Marta Cattaneo hai vissuto una spiacevole esperienza professionale
con il licenziamento da Italia Mia: come ti sei rimboccata le maniche?
«Immediatamente; mi ritengo dotata di resilienza, quindi già il giorno
dopo avevo già diversamente provveduto, per mia fortuna ho sempre
trovato persone che mi volevano nelle loro emittenti; in quel caso
c’erano, pare, problemi di demansionamento, ma è una cosa che ho
superato, mi reinvento in un secondo. E poi era da poco nato mio figlio,
il motore mobile e il senso profondo della mia; poter stare più tempo
con Jacopo mi ha fatto piacere».
Come coesiste la madre con la giornalista?
«Sicuramente è un po’ faticoso; mi sveglio prestissimo, alle cinque e
cinquanta, e arrivo a sera stremata… ma sono felice di conciliare tante
cose, lavoro e impegni di mio figlio, che cresce sempre più. Mi stanco
ma non mi annoio mai, e il tempo con Jacopo è sempre il mio tempo
migliore».
Guardandoti indietro ci sono proposte che ti sei pentita di non aver
accettato o dei sì che non avresti detto col senno di poi?
«Mi sarebbe piaciuto trasferirmi, più giovane, a Roma o Milano, dove
avrei avuto sicuramente più opportunità; un po’mi pento, ma si vede che
doveva andare così. Napoli è una bella dimensione, ma ce ne sono di più
complete. Ma avercela fatta nella mia città mi rende orgogliosa».
I tuoi prossimi impegni?
«Football Leader rappresenta il mio principale interesse; è qualcosa che
mi appartiene, visto che lavoro non per qualcun altro, ma per me stessa,
per un progetto che coinvolge noi cinque; questo comunque non mi
impedisce di valutare altre proposte, a settembre tornerò in tv, con la
ripresa della stagione agonistica».
Il ritratto di Ornella secondo Ornella.
«Do l’idea di una donna forte a quanto vedo, ma non nego di avere le mie
fragilità; vivo il mondo con le sfumature della sensibilità; mi
emoziono, mi entusiasmo e – ride, ndr – mi incazzo se serve. Sono
grintosa sicuramente». |
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TUTTO TV Estate tempo di set di
Silvestra Sorbera
L'estate come sempre accade è un periodo di "stanca"
per quel che riguarda i palinsesti televisivi; ma, se
da un lato le repliche ci accompagneranno per i
prossimi mesi, possiamo quantomeno sognare un nuovo
autunno ricco di novità.
Tantissime le serie e i film in lavorazione
che vedremo tra l'autunno e l'inverno: la seconda
stagione de Il paradiso delle signore,
della quale si sono da poco concluse le riprese, tornerà in
Rai a fine settembre, e in cui ritroveremo Pietro
Mori (Giuseppe Zeno) e Teresa Iorio (Giusy Buscemi)
che dovranno riorganizzare la loro vita e il loro
amore appena sbocciato ma bloccato sul nascere
dall'arrivo a Milano di Rose, prima moglie di Mori che
l'uomo credeva morta.
Tra i tanti set di quest'estate anche la seconda stagione di
Non dirlo al mio capo con Chiara Francini,
Vanessa Incontrada e Lino Guanciale; per
l'attore avezzanese si prospetta una lunga estate di
lavoro, nella quale vestirà nuovamente i panni dell'avvocato
Enrico Vinci e poi quelli del dottor Claudio Conforti
per la seconda stagione de L'allieva, mentre
al momento è sul set del film La casa di famiglia;
al via da pochissimi giorni anche le riprese della seconda
serie di È arrivata la felicità con Claudia
Pandolfi e Giulia Bevilacqua.
Il nuovo palinsesto televisivo offrirà poi le nuove puntate
de Il commissario Montalbano con Luca
Zingaretti; la seconda stagione di Squadra Mobile;
la nuova fiction Taodue sulla mafiosa Rosy Abbate-Giulia
Michelini e poi Liberi sognatori sugli
uomini e le donne che hanno combattuto la mafia. |
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Alessia
Rocco, passione libri fin da bambina
di Alessandra Paparelli
Come nasce la tua passione per la lettura?
«La mia passione per i libri inizia da piccola: sono sempre
stata circondata dai libri, i miei avevano e hanno ancora una
vastissima libreria, nella quale ho potuto trovare, sin da
bambina, tutti i testi che hanno contributo alla mia
formazione. Leggere è da sempre una cosa naturale».
Quali letture hai amato, da bambina?
«Ho iniziato con le fiabe, le stesse che oggi leggo a mia
figlia, e ho poi proseguito con i grandi classici per ragazzi,
da Cuore a Piccole donne, passando per La
capanna dello zio Tom, Zanna Binaca, I figli del
Capitano Grant, I ragazzi della Via Pal e poi
Carroll, Stevens, Kipling, Conrad e tantissimi altri... a
dodici anni ho letto Teresa Raquin di Emile Zola e si è
aperto un mondo: quello del naturalismo francese e di Zola, in
primis, autore di cui mi sono perdutamente innamorata».
Sei autrice di libri. La tua passione per la scrittura,
forte: quando e come sei partita?
«La scrittura ha sempre fatto parte del mio mondo: da bambina
scrivevo storie dentro vecchie agende o quaderni che poi
conservavo gelosamente, perché solo mia madre aveva il permesso
di leggerle; lo studio mi ha poi fagocitata ma non ho mai
dimenticato che cosa amassi davvero e cosa volessi fare nella
vita, perché in fondo ho sempre saputo che, nonostante la
laurea in Giurisprudenza che ho voluto prendere con tutte le
mie forze, la scrittura sarebbe stata la mia vera strada.
All’inizio ho vinto diversi concorsi letterari e poi ho
pubblicato in alcune antologie letterarie. Nel 2011, che è poi
anche l’anno in cui sono diventata mamma, sono finalmente
riuscita a pubblicare il mio primo libro come autrice unica. Il
primo editore è stato Jean Luc Bertoni, perugino, uomo di vasta
cultura, che sin da subito ha creduto in me e ha voluto
pubblicare la mia prima raccolta di racconti, intitolata Ora
o mai più, storie dalla A alla Z, composta da ventuno
racconti (dalla A alla Z, appunto); sempre con Bertoni ho poi
pubblicato, la scorsa estate, la raccolta poetica La
Fantasia delle Nuvole, liriche attraverso le quali ho
imparato a guardare fuori e dentro me stessa; dallo scorso
dicembre pubblico anche con la casa editrice Il Papavero
di Donatella de Bartolomeis, giovane editrice avellinese che
ogni giorno fa di questa sua professione una vera e propria
missione. Con Il Papavero ho pubblicato il testo del
Soliloquio di un uomo qualunque, un monologo teatrale che
ho scritto un paio di anni fa e che lo scorso dicembre 2016 è
stato messo in scena al teatro Sala Uno di Roma».
Cosa rappresenta per una scrittrice, vedere un proprio testo
rappresentato a teatro?
«Un’esperienza davvero unica che mai avrei potuto immaginare si
avverasse e che invece Alessia Oteri, regista teatrale
dell’associazione teatrale romana Metis, e un attore
teatrale validissimo come Paolo Ricchi, hanno realizzato con
grande amore e professionalità. Il risultato è stato uno
spettacolo che ha emozionato ed affascinato gli spettatori e
che mi piacerebbe poter riportare in scena molto presto».
Parlaci del tuo ultimo libro.
«Il mio ultimo lavoro si intitola Oltre la cornice,
edita sempre dalla casa editrice Il Papavero: si tratta
di una nuova raccolta di 14 racconti, ispirati a quattordici
quadri famosi, dai quali mutuano anche il nome. Il mio lavoro è
stato presentato alla fiera del libro di Manocalzati, ad
Avellino, lo scorso 6 maggio e continua il proprio cammino in
altre, prossime, presentazioni qui a Roma e in provincia. La
scrittura è la pittura delle voce diceva Voltaire e credo
che mai nessun’altra definizione potrebbe accordarsi ad
Oltre la cornice, un testo che mi ha permesso di coniugare
due grandi passioni della mia vita, la scrittura e la pittura».
A chi ti ispiri, come autrice?
«Probabilmente a tutti, nel senso che tutti gli autori letti,
nel bene e nel male mi hanno condizionata: ogni lettura è un
bagaglio dal quale non si può prescindere; da ragazzina quando
leggevo Flaubert, Zola e Dostoevskij, sognavo di scrivere come
loro. Quando ho incontrato Moravia, ho benevolmente invidiato
la lucidità e l’asciuttezza del suo stile».
Cosa rappresenta la lettura per te, è esigenza, compagnia,
percorso?
«La lettura rappresenta per me tutte e tre queste cose insieme:
è un’esigenza primaria, come mangiare, dormire, bere; è
compagnia, perché un libro non ti lascia mai solo e può anche
salvarti la vita quando attraversi la tempesta e ti sembra ti
sentirti perduto; è percorso infinito, perché c’è sempre un
autore da conoscere, una storia in cui passeggiare, un
personaggio di cui innamorarsi e non c’è niente di più bello
che coltivare tale consapevolezza. Le parole sono un viaggio,
di quelli che fai da solo, tra quattro mura, sulla testa
nient'altro che il mulinello incessante dei tuoi sogni». |
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