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Telegiornaliste anno XIII N. 12 (522) del 29 marzo 2017
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Daiana
Paoli, vi racconto l'intervista che mi ha più coinvolta
di Giuseppe Bosso
Triestina, volto di
Rainews
24, incontriamo
Daiana Paoli.
Com’è arrivata a Tgr prima e ora Rainews?
«Sono entrata in Rai con il concorso indetto nel 2008 per l'assunzione
di giornalisti professionisti in vista della nuova trasmissione della
Tgr, Buongiorno Regione, che tuttora è uno dei successi
dell'informazione del servizio pubblico. Una preselezione scritta, poi
l'orale con prove pratiche. Sono stata quasi 5 anni nella sede del
Veneto, una squadra meravigliosa, ho imparato tanto, in studio e per
strada. L'esperienza più forte, professionalmente e non solo,
l'intervista a una ragazza vittima di uno stupro a due passi dalla
stazione di Treviso, alle 7 del mattino. Ho atteso un anno prima di
poterla incontrare di persona, nel frattempo seguivo passo passo tutta
la vicenda giudiziaria e mi sono conquistata la fiducia di questa
giovane, forte e coraggiosa. Alla fine ne è uscito uno speciale di oltre
20 minuti che è andato in onda anche a Tv7 su Rai1. Poco dopo è
arrivata la bella occasione di Rainews24 e dunque eccomi qui a Roma da
tre anni e mezzo: alterno i miei servizi (in particolare temi sociali a
360 gradi) e le dirette da inviata alla conduzione in studio del
telegiornale e della rassegna stampa serale con ospiti».
Qualche anno fa ha vinto il premio Ilaria Rambaldi con
un’interessante inchiesta sull’alluvione in Sardegna: cosa ricorda di
quel reportage e come è nato?
«È il terzo premio giornalistico che ho vinto da quando lavoro in Rai:
Ilaria Rambaldi è una giovane vittima del terremoto dell'Aquila, sua
madre ha istituito il premio in suo ricordo, assieme a una Fondazione
molto attiva nell'ambito della prevenzione dei rischi legati agli eventi
sismici. Sarebbe ancora viva Ilaria, se la casa dello studente non si
fosse sbriciolata. Anche alcune delle vittime dell'alluvione in Sardegna
del 2013 si sarebbero potute salvare. La mia inchiesta si focalizzava
sui perché di questa alluvione. L'abuso edilizio è la prima causa, ma
non l'unica. Ci tengo a citare gli altri due premi, UCSI (unione
cattolica stampa italiana) e "Guido Carletti", entrambi per la mia
inchiesta sulle carceri, in particolare sull'istituto penitenziario
femminile della Giudecca a Venezia, dove alcune detenute realizzano
abiti davvero unici nella sartoria, creata dietro le sbarre da una
cooperativa. I loro capi, venduti in un negozio nel cuore della città
lagunare, vengono indossati da donne di tutto il mondo».
Passare dalla redazione di Tgr Veneto a un canale all news quali
cambiamenti le ha comportato?
«Conducevo lì come conduco qui, ma sono passata dal tg di 20 minuti e
dalla trasmissione mattutina di mezz'ora alle tre ore in video al
giorno: a Venezia i temi erano regionali, ma è un territorio in cui c'è
molto da raccontare e i miei pezzi venivano trasmessi spesso dai tg
nazionali; l'all news ovviamente punta molto sulle dirette. I ritmi sono
decisamente più frenetici, prima lavoravo soprattutto per il pezzo
chiuso, cioè il servizio (ma questo non vuol dire lavorare con meno
intensità) e avevo le scadenze dei due telegiornali, 14 e 19 30, qui
invece hai telegiornali continui, la notizia va sempre aggiornata, il
pezzo chiuso ha senso da noi soprattutto per l'inchiesta o comunque per
un orario serale, dopo una giornata di racconto live. Per quanto
riguarda l'ambiente lavorativo, il Tgr Veneto è una famiglia, nel bene e
nel male... una trentina di giornalisti, ci trovavamo spesso dopo il
lavoro. Qui è tutto diverso, un ottimo ambiente, ma siamo molti di più,
certi colleghi nemmeno li incrocio mai, turni diversi, impegni diversi».
In questi ultimi mesi, tra elezioni americane, tornate referendarie,
calamità naturali che purtroppo hanno colpito il nostro Paese, qual è
stato secondo lei l’evento che ha maggiormente impegnato la vostra
redazione?
«Sicuramente il terremoto, anzi i terremoti che si sono susseguiti e
hanno stravolto il centro Italia. La nostra presenza è continua e
capillare e di questo sono molto orgogliosa. Io mi sono occupata della
vita dei giovani, che hanno perso tutti i punti di riferimento, dei
bambini e dei ragazzi, delle scuole provvisorie, dei lunghi tragitti in
pullman dai paesi dove sono stati sfollati sulla costa. Continuo ad
occuparmi del turismo che ha subìto un tracollo, non solo nelle aree
direttamente colpite, ma in zone anche molto lontane che non hanno avuto
danni, ma che sono nella stessa regione e quindi nei visitatori prevale
la paura».
Come potrà vedere nel nostro
forum è molto seguita e ‘capsata’ dai nostri lettori: cosa le
suscita questo interesse nei suoi confronti?
«Mi fa naturalmente molto piacere, come quando ricevo messaggi di
apprezzamento per il mio lavoro, in cui credo molto».
Segue qualche accorgimento sul look?
«La semplicità, pochi "fronzoli", pochi accessori, mai vistosi. La
sobrietà è fondamentale per chi conduce: dobbiamo sempre essere in
secondo piano rispetto alla notizia che diamo; è su quella che i nostri
telespettatori si devono concentrare».
La notizia che spera di dare quest’anno è…
«La scoperta di una cura per tutti i tumori, magari poter dare questa
notizia! Ce ne sarebbero tante di belle news, ma questa davvero mi
emozionerebbe. E naturalmente vorrei poter annunciare la fine della
sanguinosa guerra in Siria». |
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al Mago Zurlì Cino Tortorella
di Sara Ferramola
Si è spento a Milano lo scorso 23 marzo Ciro Tortella,
personaggio storico della televisione: era lo storico
Mago Zurlì dello Zecchino d'oro, il
programma per bambini a cui ha dedicato un'intera vita
e di cui fu promotore dal 1959; però il vero lancio
avvenne due anni dopo quando ebbe inizio la collaborazione
con la Rai, dove venne chiamato da Umberto Eco,
allora funzionario della televisione pubblica; lasciò lo
Zecchino nel 2008 a causa di discordie con
il nuovo direttore di allora, Frate Alessandro Caspoli.
Aveva 89 anni, ne avrebbe compiuti 90 a breve, e una
carriera alle spalle piena di idee e di passione,
avendo ideato per la Rai Tortorella anche la trasmissione
Chissà chi lo sa?, andata in onda per 12 anni,
poi Dirodorlando e ancora Scacco al re,
tutte di enorme successo; vanta anche esperienze nelle tv
locali quali Telealtomilanese e ad Antenna 3.
Ma non si è fermato alla televisione, essendosi dedicato
anche alla letteratura, sempre destinata ai più
piccoli, con libri di fiabe e collaborazioni con
periodici per ragazzi come il celebre Topolino.
I funerali si sono celebrati nella chiesa del
quartiere milanese di Quinto Romano, dove risiedeva.
Oltre alla famiglia presenti tanti altri amici tra cui
Cristina D'Avena, che ha dichiarato: "Ho iniziato con
lui allo zecchino. Mi ha insegnato l'umiltà e a sorridere.
Amava i bambini e la musica e la signorina Mariele -
fondatrice del coro dell'Antoniano, ndr - come me. Era un
uomo puro, una persona sincera". |
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DONNE
Michela
Onori, con la spazzola nasce il mio amore per la musica
di Alessandra Paparelli
Incontriamo Michela Onori, musicista, cantante, artista
eclettica.
Parliamo un po’ di te, dove sei nata, come è nata la tua
passione per la musica?
«Sono nata e vissuta a Roma, fin da piccola appassionata di
musica. Dopo avere ascoltato Claudio Villa e tutta l’antologia
delle canzoni romane, dall’età prescolare grazie alle mie
nonne, inizio a cantare esibendomi in bagno, davanti allo
specchio. La spazzola era il microfono, mia mamma lo può
confermare! A 13 anni chiedo a mio padre di poter prendere
lezioni di sax; facciamo un compromesso e inizio a praticare
lezioni di chitarra. Inizio ben presto ad accostare la musica
al canto, prendo lezioni private individuali, partecipo a
master e piccoli concorsi canori. Nel frattempo, conduco un
programma in una piccola radio romana, Radio antenna romana, un
programma bisettimanale dedicato alla musica cultura e
attualità; canto al karaoke e studio e pratico balli standard».
Hai un percorso completo, nel campo dello spettacolo:
parlaci degli esordi e delle band.
«Fondo nel 2000 il mio primo gruppo, un quartetto composto da
chitarra, basso, batteria, in una sala prove umida scopro che
la musica "mi fregherà" per sempre. Creo un Duo acustico
chitarra e voce, suono pezzi blues e rock, rivisitazione di
pezzi pop tra le hit internazionali; nel 2015 creo la cover
band dedicata alla cantante Sheryl Crow. Successivamente,
continua la mia lunga attività di live presso pub e locali di
Roma e provincia».
Quali sono i tuo progetti attuali?
«Attualmente sono impegnata a scrivere il mio primo pezzo
inedito, come autrice Non è la nostra storia, anche
arrangiato da me».
Michela, donna e un’artista eclettica: quali sono i tuo
interessi e hobby, oltre la musica?
«Amo molto la fotografia: mi piace viaggiare, ho visitato
diverse parti del mondo; sono anche sommelier diplomata Ais.
Pratico con gioia le attività degustative, ludiche e di svago,
tutte in osservanza alle leggi vigenti”
La bellezza aiuta o è un’arma a doppio taglio?
«La bellezza se non è coadiuvata dallo studio, dall'importanza
di studiare sempre e approfondire, da sola non serve. Per me è
molto importante continuare a studiare canto, studiare in
generale anche».
Abbiamo accennato ai tuoi progetti, ai live: ricordiamo
date, impegni e tutti i tuoi contatti.
«Potete seguire la mia
pagina ufficiale e
profilo Facebook, il
canale YouTube e in molte recensioni di testate
giornalistiche on line. Oltre ai live precedenti del 15 marzo
scorso, presso la Locanda blues con gli Stolen Care, il
live del 17 marzo presso officine del pozzo Michela Onori
Quartet e quello del 24 marzo Fiddler's Stolen Car,
potrete ascoltarmi dal vivo il 6 aprile prossimo presso La
cantina di Ousti con Radio Edony insieme al gruppo Stolen
Car, con i quali mi potrete ascoltare anche il 13 aprile ad
Osteria di Mezzo, il 27 aprile a Testaccio 33; e ancora il 12
maggio in duo con Stefano Scartocci, il 9 giugno, 29 giugno e 7
luglio con The Band of Dream. Molta strada percorsa e molta
gavetta, dalla bambina che cantava con la spazzola in bagno,
per gioco». |
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