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Telegiornaliste anno XII N. 22 (495) del 22 giugno 2016
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Benedetta
Delogu: ogni giorno cerco di migliorarmi e di crescere professionalmente
di Antonia Del Sambro
Benedetta Delogu ha cominciato come fanno in tante dalle emittenti
locali per poi passare alle reti nazionali, dove si è fatta notare per
la sua grande determinazione così da riuscire a condurre uno dei
programmi di viaggi più glamour di Retequattro; e proprio il viaggio è
la sua grande passione insieme al giornalismo e la comunicazione.
Benedetta, lei è giovanissima eppure ha già tanta gavetta ed
esperienza alle spalle in televisione e con programmi di successo. Come
ha cominciato e se era proprio quello che sognava di fare?
«Dopo la laurea in lettere e filosofia ho iniziato lavorando per i
notiziari di una radio e una televisione locale. Da sempre ho pensato al
mio futuro nel campo della comunicazione. La mia ambizione era quella di
diventare giornalista professionista».
La bellezza o comunque l’avvenenza in particolare si sa che possono
facilitare quando si va in video; ma lei anche una persona preparata che
ha studiato comunicazione e si è sempre aggiornata, pertanto, la sua è
la ricetta giusta da seguire?
«Sicuramente lavorare in televisione significa anche apparire, ma non ho
mai pensato che la bellezza potesse sostituire la preparazione. Ogni
giorno lavoro duramente, cercando di migliorare sempre e di crescere
professionalmente».
Se non avesse intrapreso la strada della comunicazione e della
televisione cosa le sarebbe piaciuto fare e quali sono le sue altre
passioni?
«Se non avessi intrapreso la strada della comunicazione e della
televisione avrei voluto conoscere il più possibile il mondo, perché
viaggiare resta una delle mie più grandi passioni».
Come si vede tra dieci anni e se ha ancora un sogno nel cassetto?
«Tra dieci anni spero di essere una buona madre e una professionista
affermata».
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TUTTO TV Sabrina Duranti: ho adorato doppiare Cristina Yang
di Giuseppe Bosso
Sabrina Duranti tra le più apprezzate voci del
doppiaggio italiano ci racconta i suoi inizi, il suo
rapporto con le giovani colleghe e dove avremo modo di
'ascoltarla' prossimamente.
Ricorda il suo primo doppiaggio?
«Ho iniziato già grande! Sgattaiolavo nelle sale, senza dire
nulla ai miei genitori, fin da quando avevo 16 anni: volevo
“sentire”; volevo seguire i grandi maestri che doppiavano
personaggi che avrebbero sconfitto il tempo: c’era tanto
lavoro e la qualità era altissima. In quel periodo
iniziavano anche Christian Iansante, Franco Mannella,
Roberto Certomà, Tatiana Dessi, Tiziana Avarista; venivamo
dal teatro, ma avevamo una recitazione fresca, autentica e
spontanea, perfetta per i prodotti video di quel periodo.
Abbiamo faticato, ma il tempo ci ha premiato, direi».
Negli ultimi anni sicuramente uno dei personaggi più
amati tra quelli che ha doppiato è quello della dottoressa
Cristina Yang di Grey’s Anatomy, uscita di scena tra
il disappunto dei fan che sperano in un suo ritorno: anche
per chi presta voce alla lunga un personaggio può risultare
stretto?
«Ho adorato il personaggio di Cristina e le sono grata per
la popolarità che ha avuto e che di riflesso ha coinvolto
anche me;
anche se siamo profondamente diverse, Cristina ha delle doti
che apprezzo moltissimo e trovo che Sandra Oh l’abbia resa
amabile puntando proprio su quelle: la Yang è coerente,
coraggiosa, diretta; è ambiziosa e scaltra ma è una che
gioca pulito e soprattutto sa essere amica di un’altra donna
pur rimanendo se stessa. Come può risultare stretto un
personaggio così?».
Anche uno dei suoi figli ha iniziato a doppiare: pensa
seguirà le sue orme?
«Entrambi i miei figli avevano iniziato: la maggiore, dopo
qualche tempo, ha deciso di cambiare completamente
direzione, mentre
Tommaso al momento sembra molto determinato. Il
nostro è un lavoro in continua evoluzione e bisognerà vedere
se, crescendo, lo troverà sempre stimolante e divertente: ha
talento, il resto verrà da sé».
Tra le giovani doppiatrici che stanno emergendo in questi
anni c’è qualcuna in cui si rivede agli inizi?
«Le giovani sono fantastiche e io ho una vera adorazione per
queste piccole grandi donne, che chiamo affettuosamente “le
mie ragazze”; alcune le ho viste crescere, altre sono
arrivate già grandi. Con Rossella Izzo ho co-diretto Yo
quisiera e ho avuto il grande privilegio di avere
tantissimi giovani talenti al leggio: è stato amore
reciproco, un viaggio meraviglioso tra le loro emozioni e la
mia esperienza; uno scambio che ha arricchito tutti».
Il personaggio che le è rimasto nel cuore e quello che
non vorrebbe ‘ritrovare’?
«Ho amato tutti i miei personaggi, nessuno escluso: però
Rita Morgan, la moglie di Dexter, occupa un posto
speciale nel mio cuore. Chi ha visto la serie si complimenta
e mi racconta di aver faticato a riconoscere la mia voce: è
la cosa più bella che si possa dire a un doppiatore; noi
siamo al servizio di un’emozione, non ne siamo protagonisti.
Fare bene il nostro lavoro significa... scomparire!».
Dove potremmo ‘ascoltarla’ prossimamente?
«Sta per uscire The Conjuring 2 un film molto atteso
dove ho ritrovato una vecchia amica, Vera Farmiga; in tv
invece c’è The Catch, la nuova creatura di Shonda
Rimes; Lucifer, Orange is the New Black,
Rosewood, Marco Polo del quale ho curato anche i
dialoghi con Fiamma Izzo. Mia figlia dice che sono ovunque e
che le ho tolto il gusto di stare sul divano a guardare la
tv. Meno male che mi riconosce solo lei!». |
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Rosa
Feola, il soprano di Caserta che incanta in Italia e in Europa
di Lisa Pinto
Questa settimana raccontiamo la soprano Rosa Feola che,
nonostante la sua giovane età vanta una prestigiosa e brillante
carriera: diplomatasi nel 2008 con il massimo dei voti al
conservatorio “Giuseppe Martucci” di Salerno, negli anni si è
affermata nel panorama musicale internazionale; voce calda e
potente che porta la mente indietro nel tempo; letteralmente
impossibile non essere rapiti dalle sue brillanti e
coinvolgenti esibizioni dove canto e recitazione si fondono in
perfetta armonia. Stagione impegnativa quella passata, per Rosa
Feola che è reduce dalla sua ultima esibizione al Teatro San
Carlo di Napoli nel ruolo di Nannetta in Falstaff, ma la
soprano campana, originaria di San Nicola la Strada in
provincia di Caserta, ha vissuto una grande emozione: da poco è
stata in scena a Chicago, diretta dal Maestro Riccardo Muti,
con la Chicago Simphony Orchestra. Tante le sorprese per lei
che si prepara debuttare al Teatro alla Scala di Milano: una
brillante carriera ricca di soddisfazioni e grandi emozioni che
non potrà che volare sempre più in alto.
Rosa, nonostante la tua giovane età, ti sei affermata da
subito nel panorama della musica lirica e dell’opera, come ti
sei avvicinata a questo ambiente “d’altri tempi”?
«È stata una fortuna, o un destino quello di imbattermi in
persone che mi hanno trasmesso l'amore per quest'arte
meravigliosa!».
Hai calcato i palcoscenici dei teatri più importanti:
Napoli, Roma, Venezia, Zurigo, Berlino, Salisburgo ed ancora
Ravenna, Valencia e Buenos Aires: ogni volta è un’emozione
nuova o potresti definirti “abituata” all’ansia da
palcoscenico?
«Credo, e spero, che non mi abituerò mai a calpestare un
palcoscenico, luogo che ritengo sacro: ogni volta è un'emozione
nuova; quello che rende ogni esperienza unica é il legame
"familiare" che si crea col team dello spettacolo; si
costruisce giorno per giorno, fatica dopo fatica, qualcosa di
unico per soddisfare il pubblico di tutto il mondo».
La tua brillante carriera ti ha permesso di conoscere e di
lavorare con alcuni dei più grandi Maestri di musica: Riccardo
Muti, Bruno Campanella, Daniele Rustioni solo per citarne
alcuni: c’è qualcuno a cui ti senti più legata o che ti ha dato
un consiglio particolare?
«Ogni grande direttore con cui ho avuto la fortuna di lavorare
mi ha donato tanti insegnamenti; quello a cui resterò per
sempre legata di più è però il Maestro Muti, uomo di grande
intelligenza e generosità, unico nel suo genere; senza di lui
la mia carriera avrebbe avuto sicuramente una strada diversa».
Qual è stato il momento in cui ti sei resa davvero conto che
il tuo sogno di diventare una cantante lirica si stava
realizzando?
«Quando ho vinto 3 premi al Concorso internazionale Operalia,
il più importante al mondo. Era il 2010: la commissione era
formata da persone molto rilevanti nell'ambito teatrale
lavorativo; dunque era proprio quella l'occasione migliore per
presentarsi ai boss dei teatri mondiali più importanti!».
Ultimamente hai inciso anche un disco che ha riscosso
notevole successo, sei quindi un’artista completa ma in quale
ambiente ti senti più a tuo agio: teatro, radio, musica o
recitazione?
«Grazie! Creare un personaggio mi rende felice. Ragionare sul
suo carattere, scegliere atteggiamenti, aggiungere colori... è
il lavoro più interessante per me. Dunque se dovessi scegliere
fra un concerto o un'opera, sceglierei sicuramente la seconda:
recitare è quello che preferisco; è sottinteso che la mia
recitazione senza il canto non esisterebbe; nel senso che non
mi immaginerei mai come attrice di prosa, ma solo artista
lirica».
Negli anni hai interpretato ruoli importanti ed impegnativi,
c’è un personaggio o un’opera alla quale sei particolarmente
legata e perché?
«Porto nel cuore il personaggio di Gilda, soprano protagonista
nel Rigoletto di Verdi, che tra l'altro avrò l'onore di
interpretare nel mio amato Teatro di San Carlo l'anno prossimo.
Sia musicalmente che psicologicamente è un continuo evolversi:
da giovane ingenua e inesperta si esprime con note acute e
leggere, col tempo l'amore la trasforma in una donna matura che
ha la sfortuna di dover scegliere di morire per salvare la vita
a suo padre e al suo stesso amato: anche la musica diventa
drammatica a poco a poco, portandomi fino alle lacrime ogni
volta».
Quella per la musica è una passione che unisce anche nella
vita privata, come concili gli impegni lavorativi e quelli di
moglie?
«Io e mio marito abbiamo sempre condiviso la passione per la
musica dunque abbiamo sempre avuto un legame speciale;
riusciamo a comprenderci e a sostenerci in ogni situazione, e
non è da poco. Star lontani per lavoro non è facile ma ormai
abbiamo creato un nostro equilibrio, reso possibile solo da un
forte amore. Dopo il matrimonio non è cambiato molto direi; il
nostro impegno è sempre lo stesso: quello di rispettarci a
vicenda».
Quali sono i tuoi progetti per il futuro, c’è un ambito in
cui vorresti misurarti e in cui non ti sei mai testata?
«Per il futuro mi piacerebbe evolvere sempre in qualcosa di
stimolante. Non riuscirei ad immaginarmi fuori dal mondo della
musica ma, chissà, tutto è possibile. Cucinare è la mia
passione quando sono libera dal lavoro… intanto mi concentro
sui miei prossimi debutti, la sfida più grande sarà cantare al
Teatro alla Scala l'anno prossimo come protagonista de La
Gazza ladra di Rossini. Ce la metterò tutta! Speriamo
bene…». |
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