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Telegiornaliste anno XI N. 37 (468) del 16 novembre 2015
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TGISTE Lavinia
Spingardi: in dieci anni ho visto Sky Tg24 crescere di
Giuseppe Bosso
Dagli esordi a Mediaset a
Sky Tg24,
di cui è diventata nel tempo uno dei volti di punta. Incontriamo
Lavinia Spingardi.
A distanza di oltre dieci anni dall’inizio della programmazione, come
valuti l’inserimento di Sky in Italia?
«Sky, nel giorno del suo battesimo nel settembre del 2003, faceva
ingresso in un mondo dell'informazione radicalmente diverso rispetto a
quello che è oggi: allora rappresentavamo un esperimento del tutto nuovo
per il panorama tradizionale, i nostri competitor erano i tg canonici
delle tv generaliste; dovevamo confrontarci con realtà e abitudini
ampiamente radicate e con un pubblico "educato" a sedersi davanti alla
tv alle 13 e alle 20 per conoscere le notizie del giorno. Cambiare le
abitudini dello spettatore, introducendolo ad un prodotto del tutto
diverso rispetto al passato, e fruibile 24 ore al giorno, non è stato
facile: cambiare le abitudini non è mai una cosa facile soprattutto in
un paese come l'Italia; a 13 anni da quel debutto, possiamo dire di
esserci riusciti. Sono ormai più gli amici che sento dire: la tv
generalista non la guardo più, torno a casa, accendo la finestra
interattiva e guardo solo le notizie che mi interessano, che quelli che
rimpiangono il polveroso Tg delle 20».
Cos’ha cambiato per te arrivare da Canale 5 a un network all news?
«Sono state due tappe completamente diverse: la prima è stata
l'esperienza di una diciannovenne aspirante giornalista che faceva il
suo ingresso per la prima volta in un mondo straordinario come quello di
Mediaset che allora già rappresentava una realtà importantissima;
Mediaset mi ha dato la possibilità di fare la classica gavetta che nel
tempo purtroppo si è persa e che invece reputo utile almeno quanto gli
attestati di tipo accademico; a Sky ho potuto mettere in pratica molti
degli insegnamenti appresi lì».
Com’è la tua giornata tipo?
«Sveglia alle 7.30, mezz'ora di trattativa per convincere Giulia, 6
anni, a svegliarsi e andare a scuola; una mezza giornata dedicata agli
affari da mamma e poi corro a Sky, dove conduco la fascia serale del Tg,
dalle 20 a mezzanotte e mezza. Quando torno a casa è l'una e un quarto e
finalmente posso concentrarmi solo su di me e sulle mie passioni, almeno
fino a che non crollo. "Fortunatamente" soffro di insonnia: letture o
serie tv fino ad esaurimento batterie».
Negli ultimi anni come pensi sia cambiato il mondo dell’informazione,
soprattutto in rapporto alle nuove esigenze di una società sempre più
multimediale e multirazziale?
«Basta andare a vedere, dati alla mano, quante copie in meno vendono
ogni mese i grandi quotidiani, per capire quanto il mondo
dell'informazione si muova oramai su binari e frequenze del tutto nuove;
l'offerta deve essere dinamica come il mondo che raccontiamo e offrire
sempre punti di vista e spunti di riflessione differenti. Sky Tg24 è una
realtà molto attenta e ricettiva in grado di fornire servizi sempre
nuovi; dallo Sky touch, per diffondere in tempo reale tutto ciò che
arriva dal web, alle nostre "camminate" allo Sky Wall per approfondire
graficamente le notizie del giorno».
Ti senti arrivata?
«Chi si sente arrivato è perduto: di solito ci si sentono i presuntuosi,
e quelli privi di fantasia e curiosità. C'è sempre qualcosa da imparare
intorno a noi: di qualunque natura.».
Sei molto
seguita e apprezzata dai nostri lettori: hai dei segreti che segui
dal punto di vista estetico?
«Oscar Wilde diceva che le donne perfette sono per gli uomini senza
fantasia. Fuggo da sempre dalle regole estetiche che in quanto
regole rendono tutti uguali: preferisco rincorrere invece le peculiarità
che rendono ognuno a suo modo unico e straordinario».
La notizia che speri di dare un giorno in anteprima?
«La scoperta dell'algoritmo matematico che consenta una perfetta
redistribuzione delle risorse disponibili tra quanti coabitano questo
mondo».
Come sarà Lavinia Spingardi tra dieci anni?
«Spero di essere, tra dieci anni, una mamma di cui mia figlia Giulia,
che di anni ne avrà 16, possa sentirsi orgogliosa».
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NONSOLOMODA Tod's
presenta Italian Notes,
un progetto digital sul saper vivere italiano di
Francesca Succi
dal blog
TheGlossyMag del 26 ottobre 2015
Italian Notes racconta il saper vivere
italiano attraverso quello stile e quel buon gusto che tutto il
mondo ammira.
Una guida digitale, innovativa e
contemporanea. Fotografie, video e testi saranno disponibili e
fruibili attraverso una sezione speciale del sito
tods.com in
continua evoluzione e in costante aggiornamento e un
eBook con tips, consigli e indicazioni di stile che
soltanto chi è nato e cresciuto in Italia può conoscere.
Un Viaggio attraverso l’Italia: Milano, Como, Venezia, Bologna,
Firenze, Siena e Montalcino, Roma e Napoli dove saper vivere,
significa conoscere le città e i suoi luoghi a volte
inaccessibili a molti. Significa saper ritrovare i sentieri
inaspettati nelle campagne, i posti di mare con i loro
ristoranti sugli scogli, le botteghe, gli artigiani, le
sartorie, le trattorie eleganti.
Lo stile italiano si forma su radici e tradizioni, forte delle
proprie origini e della propria cultura. Non c’è distinzione
netta tra lavoro e tempo libero, perché entrambi sono vissuti
con passione.
Si tratta di una visione precisa di come si vuole approcciare
la vita, di uno spirito cosmopolita, spalancato sul mondo.
È proprio lo stile di vita con cui Tod’s da sempre si racconta
che ha dato vita a questo progetto: un viaggio attraverso
l’Italia e le sue radici che in tutto rispecchia i valori del
marchio.
Link dal quale scaricare l’e-book:
ITA
http://italiannotes.tods.com/it/ebook
ENG
http://italiannotes.tods.com/en/ebook
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Laura
Lenghi: i miei figli voce di Masha,
ma non cresceranno in
sala doppiaggio come me
di Giuseppe Bosso
Ha prestato la voce a popolarissime attrici come Hilary
Swank, Jennifer Garner in Alias e... a Paperina.
Laura Lenghi ci racconta come vive il suo lavoro,
che anche i suoi figli, Luca e Sara, stanno iniziando a
praticare, doppiando la piccola e irriverente Masha,
protagonista del cartone del momento, Masha e Orso.
Ricordi il tuo primo doppiaggio?
«Certo! Avevo circa 8 anni, mi hanno portata in uno
stabilimento (che esiste ancora) a Via Margutta e il mio
direttore era il grande Emilio Cigoli: ero emozionatissima
perché c'erano tanti adulti e un ragazzino con la faccia
simpatica: Fabio Boccanera (doppiatore, tra gli altri, di
Johnny Depp-Jack Sparrow nella saga Pirati dei Caraibi,
ndr). Io e Fabio ormai siamo "parentizzati", neanche voglio
pensare a quanti anni sono che ci conosciamo».
Rispetto ai tuoi inizi avverti maggiore disponibilità
all’ascolto da parte dei doppiatori più esperti nei
confronti delle nuove leve?
«Personalmente sono contraria all'ascolto; secondo me, a
parte imparare la terminologia che si usa mentre lavoriamo,
non serve a niente: è un falso mito quello che, assistendo
ai turni di doppiaggio, s'impari questo mestiere. Il
doppiaggio è frutto dell’esperienza sul campo: io potrei
guardare 1000 partite di Totti ma non imparerei a giocare a
calcio, al massimo capirei cos'è un fuorigioco. Comunque
adesso, per via della privacy, è sempre più difficile
entrare in sala per assistere».
C’è un personaggio o un’attrice a cui hai prestato la
voce con cui ti sei sentita maggiormente in sintonia?
«Ho prestato la voce a tantissime attrici, e non ne ho una
con cui mi sento particolarmente in sintonia, io mi
affeziono al film, anche perché spesso, un attrice viene
"condivisa" da più colleghe. Non c'è una prelazione su un
attrice da doppiare, invece la storia rimane e aver fatto
parte di quella storia, di quella magia, come Million
dollar baby, per esempio, è una cosa che mi rimarrà nel
cuore per sempre».
Anche i tuoi figli stanno seguendo le tue orme: come è
nata questa cosa?
«I miei figli fanno un po’ di doppiaggio, è vero, ma
lavorano saltuariamente. Io ho lavorato molto da bambina e
non voglio che passino l'infanzia nelle sale di doppiaggio
come ho fatto io. Dev'essere solo un passatempo divertente
ma niente di più... però poi c'è Masha…».
Già, la piccola Masha, nuovo idolo dei bambini a cui
prima Luca e poi Sara, i tuoi figli, danno voce: come mai
secondo te questo cartone sta avendo tanto successo?
«Questo cartone sta avendo un successo planetario, piace a
tutti, coinvolge genitori e figli, questo è il segreto!
Spesso i bambini guardano i cartoni in maniera ripetitiva,
mia figlia Giulia, quando era piccola era capace di guardare
una puntata dei Teletubbies anche 50 volte e per me
era un vero strazio. Masha fa ridere ed è piacevole
riguardare le sue avventure anche per noi genitori».
Dove potremo ‘ascoltarti’ prossimamente?
«Prossimamente usciranno tante cose che sto doppiando, ma ce
n'è una in particolare a cui tengo molto: è la seconda
stagione di una serie televisiva americana che si chiama
Empire, il mio direttore era
Vittorio De Angelis – scomparso nello scorso mese
di giugno per un infarto, ndr - un amico, una persona
fantastica».
Il bello e il brutto di essere doppiatrice?
«Il bello di essere una doppiatrice è che si fa un lavoro
sicuramente non comune, un lavoro un po’ da schizofrenici,
nella stessa giornata si passa dal fare una tossicomane del
Bronx, alla poliziotta di New York per finire con una che
taglia la testa agli zombie! Il brutto? Il buio: lavoriamo
al buio, il che può essere un bene per le rughe ma
sicuramente non per l'anima!».
Cosa farai da grande?
«Sono già grande! Cosa farò da vecchia, semmai! Sinceramente
non lo so: lavoro, ho tre figli di 14, 11 e 8 anni, due
gatti e un milione di cose da fare, per ora cerco di
sopravvivere!». |
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PINK NEWS Vegetariane
e vegane:
stili di vita che fanno diventare amiche
di Antonia Del Sambro
Stanche di essere isolate, criticate e
soprattutto incomprese le donne che hanno scelto di
non mangiare più carne o derivati di animali sotto
qualsiasi forma si stanno organizzando in vere e proprie
comunità, multietniche e multiculturali.
A cominciare questo cammino che risulta interessante sotto
molto aspetti sono state da qualche decennio le vegetariane:
a loro si devono le prime ricette e le prime raccolte
completamente dedicate al cibo vegetale con creazione e
utilizzo di cibo tradizionale come latte,
hamburger, polpette e dolcetti trasformato
interamente in piatti vegetariani.
Naturalmente, i grandi chef e le grandi case
produttrici alimentari hanno fatto in fretta ad
adeguarsi producendo e mettendo in commercio quello
che associazioni e gruppi di vegetariane avevano sperimentato e
inventato nelle loro cucine e nei loro laboratori
improvvisati.
Il nascere e fiorire di gruppi e di associazioni di vegetariani
hanno fatto sì che intorno alla loro filosofia del cibo
e alla loro scelta di vita si creasse un vero e proprio
stile, una sorta di "alfabeto comportamentale"
che ha prodotto poi libri, mostre, seminari
ed eventi.
La cultura vegetariana ha raggiunto persone diverse in
ogni parte del mondo affascinando uomini e donne dello
spettacolo o dei jet set internazionale come anche
casalinghe e studentesse; nonostante questo, le
difficoltà di trovare facilmente in locali pubblici o
nei supermercati cibi non compromessi in alcun modo da
sostanze animali rimane uno scoglio ancora presente.
Una difficoltà che i vegani trovano a dover affrontare
in maniera ancora più importante: la vera cultura vegana,
infatti, vieta anche l’utilizzo del miele, delle
uova, del latte e di tutti i loro derivati,
dividendosi a loro volta in vegani assoluti e
vegani salutisti.
Uno stile di vita etico e sociale che ha scatenato
intorno a loro e soprattutto alle donne vegane, madri,
mogli e regine della cucina molte perplessità,
dubbi e critiche che hanno toccato anche la loro
esistenza di ogni giorno e il loro privato oltre a
giudicare la loro scelta alimentare.
Molte volte isolate e ferocemente giudicate le
donne vegetariane e vegane italiane hanno deciso di
unirsi e supportarsi creando una vera e propria comunità
che da associazioni e gruppi locali si è trasformata
lentamente ma in maniera molto decisa in vere e proprie
leghe virtuali.
Il web e la rete, quindi, come mezzo di unione
e di comunità dove tutte loro oltre a trovare siti
dedicati alla loro cultura, alle loro ricette e al loro
mondo sono diventati vere e propri luoghi di ritrovo e
confronto: veri e propri incontri on line di persone che
condividono e danno vita a nuovi progetti e nuove
idee; amicizie autentiche che si trasformano anche
in incontri reali e collaborazioni costruttive. |
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DONNE
Giorgia
Benusiglio, la sua mission:
"Educare i giovani alla vita"
di Crilly
Una storia pesante da raccontare, un'esperienza
devastante che le ha dato la forza di rialzare la china
e vivere nella normalità.
Parliamo di
Giorgia Benusiglio, 27 anni di Milano, che dieci
anni fa ha subito un trapianto di fegato per aver
ingerito una pasticca di ecstasy.
Tutto è accaduto una sera in discoteca: Giorgia,
all'epoca diciassettenne, assunse la droga e
subito iniziò a divertirsi per qualche ora, sentendosi
euforica; poi, ad un tratto, iniziò a sentirsi male. Da
qui, la corsa in ospedale, con una diagnosi non
rosea: epatite fulminante di origine tossicologica.
Al Niguarda di Milano, la ragazzina ha passato
diciassette ore sotto i ferri; ha ricevuto il fegato di
una giovane, deceduta in un incidente; ma, purtroppo,
subentrano delle complicazioni e i medici dovettero
rioperarla. Giorgia restò un mese e mezzo in terapia
intensiva; poteva incontrare solo poche persone e
tutt'ora vive grazie ai farmaci antirigetto. I continui
controlli sanitari le hanno salvato la vita una
seconda volta quando un brutto male le è stato
subito diagnosticato e curato.
All'epoca, Giorgia promise a se stessa e a suo padre
Mario che se fosse sopravvissuta sarebbe andata di
scuola in scuola a fare della sua esperienza una campagna
antidroga: e così andò. Nel 2007 arrivò l’ora di
mettere in pratica quanto promesso. La prima scuola fu a
Milano e da lì in poi arrivarono richieste da ogni dove.
“Riesco ad avere una vita anche normale – ha affermato
Giorgia Benusiglio - Esco, vado al mare, in discoteca,
studio, ma non augurerei al mio peggior nemico quello che ho
passato, e le conseguenze che mi porterò addosso per tutta la
vita”.
Oggi, più di ieri, Giorgia parla della sua esperienza ai
ragazzi, nell'ambito di meeting, organizzati negli
istituti scolastici di tutta Italia. Non è facile, ma proprio
dalla tenera età i giovani devono capire cosa
significa assumere sostanze stupefacenti e quali
conseguenze nefaste portano al fisico e alla
mente. I danni, con il passare del tempo, di un
uso regolare di ecstasy sono devastanti anche perché
queste droghe sintetiche, derivanti dalle anfetamine,
sono prodotte da 'criminali', il più delle volte in
laboratori improvvisati, con l’aiuto di persone senza
scrupoli.
Giorgia continua imperterrita il suo girovagare per le
scuole a parlare con i ragazzini e questo la fa onore:
basta con l'uso delle droghe!. È bello sorridere alla
vita perché essa stessa è un dono che non va sprecato. |
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