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Archivio Telegiornaliste anno XI N. 34 (465) del 26 ottobre 2015
 
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TGISTE Ciao Maria Grazia di Giuseppe Bosso, Francesca Succi, Rocco Ventre

Come un fulmine a ciel sereno all'alba di un freddo mattino di inizio autunno il mondo del giornalismo è sconvolto dalla terribile notizia della scomparsa di una delle sue più apprezzate e amate protagoniste.
Ad appena 55 anni Maria Grazia Capulli ci lascia; il gravissimo male che l'aveva colpita da tempo l'ha sopraffatta, senza però riuscire a impedirle, fino a pochi giorni prima della morte, di essere lì, in redazione, con i suoi colleghi e i suoi affezionati spettatori del Tg2, impietriti e scossi dalla notizia. Così come impietriti e scossi sono i redattori e gli utenti-lettori di Telegiornaliste, che per tre volte l'avevano incoronata come la più amata delle tgiste, e verso cui ha sempre mostrato simpatia e affetto, ricevendo la targa dal nostro editore Rocco Ventre negli studi di Saxa Rubra in due occasioni, sorridente e orgogliosa di un riconoscimento non meno gradito di quelli, prestigiosi (tra cui il Premio Magna Grecia Awards, il Premio Nassiriya e il recente Premio Collevario) conseguiti in una carriera iniziata in gioventù in una radio maceratese e proseguita con prestigiose testate fino all'assunzione in Rai, sul finire degli anni '80.
Un'intervista a Piero Chiambretti in occasione del Festival di Sanremo del 1997 convince l'allora direttore del Tg2 Clemente Mimun ad affidare a quella ragazza camerinese, che ha sempre saputo coniugare bellezza e competenza, fascino e professionalità, rigore e solarità, l'edizione delle 13 del telegiornale, da lei condotta alternandosi anche come corrispondente da Parigi e conduttrice di rubriche di punta del Tg2 come Costume e società e Tg2 Salute.
Giuseppe Bosso

Ho appreso la morte di Maria Grazia Capulli sui social di primo mattino. Inizialmente ho pensato ad uno scherzo, uno dei soliti, che colpisce in maniera stupida personaggi noti nel mondo della televisione. Poi facendo ricerche sul web ho avuto una triste conferma: Maria Grazia Capulli non c'era più. Una verità che ha lasciato un vuoto a tutti.
La sensazione iniziale è stata di smarrimento e sconforto, poi a fine giornata di tristezza e malinconia. Sul momento ho addirittura chiamato mio papà per comunicare la notizia, come si farebbe quando scompare un familiare o un parente. Mi ero, e lo sono ancora, affezionata a Maria Grazia che ho imparato a conoscere quando già da piccola vedevo il telegiornale per carpire ogni dettaglio del mestiere.
Mi mancherà una telegiornalista professionale, educata, elegante e bella. Mancherà al mondo del giornalismo tutto. Mi mancherà il mix perfetto, il suo, che le ha permesso di arrivare a grandi livelli. E mancherà non solo a chi la seguiva, come informatore appassionato, ma anche a noi giovani leve del giornalismo televisivo, perché lei della "vecchia scuola" - seppur ancora giovane e sempre attuale - ha dimostrato a noi donne che si può fare questo mestiere senza cadere nella banalità e soprattutto nella volgarità; ancora oggi, anche se tutto sembra andare verso quella direzione.
Se nelle scuole di giornalismo e in particolare nelle redazioni sarà istituito lo Stile Giornalistico Capulli sarebbe un grande passo, in modo particolare per noi Donne dell'informazione.
Ciao Maria Grazia, non ti dimenticheremo mai!
Francesca Succi

La prima volta che incontrai Maria Grazia Capulli era il 9 luglio del 2007: mi trovavo presso gli studi Rai di Saxa Rubra a Roma, insieme a due miei collaboratori, per consegnarle il meritato premio che gli utenti del nostro forum avevano deciso di assegnarle.
Maria Grazia ci accolse con un grandissimo sorriso, gli occhi luminosi e il suo aspetto sorprendentemente giovanile che nulla aveva a che vedere con la sua età anagrafica.
Era un po' imbarazzata per la premiazione e ci confessò: «Sono timida. Non ho problemi ad apparire davanti a milioni di spettatori soltanto perché non li vedo!».
Ebbi la fortuna di poterla incontrare nuovamente nel 2010. Ma fu l'ultima.
Una grande professionista, umile e gentile, sorridente e positiva, così io la ricordo da quel primo incontro e da quello di qualche anno dopo.
Sul nostro forum era affettuosamente soprannominata MaGiCa, ed è proprio vero: Maria Grazia era magica.
Rocco Ventre
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NONSOLOMODA Tendenze Autunno/Inverno 2015-2016: i colori di Francesca Succi
dal blog
TheGlossyMag del 24 ottobre 2015

Cosa dobbiamo indossare in questo tiepido autunno 2015? E cosa indosseremo quando farà ancora più freddo, fra qualche mese?

Prima di darvi le linee guida sulle forme, cioè sui capi specifici, desidero fare chiarezza sui colori. Perché già dai colori possiamo capire cosa salvare o cosa tagliare fuori dal nostro armadio.

I colori cardine dell’autunno/inverno 2015-2016 sono:

- Il bianco: candido come la neve e il ghiaccio. Il bianco d’inverno è tattico perché illumina le giornate buie e la nostra persona.

- Il nero: come sempre, un passepartout per ogni stagione. É sinonimo di eleganza al femminile.

- Il bianco e nero: insieme nella versione optical per un ritorno negli anni ’60.

- Il blu navy: che dona quell’effetto english style e un po’ collegiale. Quella tonalità di blu tipica del caban, cioè il famoso cappotto stile militare doppiopetto con i bottoni oro.

- Il verde militare: o verde bottiglia, una tonalità chiave per la stagione in corso. Abbinato in contrapposizione al bianco o al nero dona al look una allure diversa, più giovane.

- Il rosso: nella sua declinazione brillante è un altro colore della tavolozza di questa stagione. Per non cadere nell’ovvietà non indossatelo solo in prossimità delle feste natalizie, ma in particolare nelle occasioni importanti al posto del nero.

- Il bronzo: si parte dal colore della terra per arrivare al bronzo nella versione shimmer. Anche questo colore è una conferma che ci portiamo dietro da altre stagioni. É interessante notare quanto il bronzo shimmer sia uscito fuori dalla concezione solo del mondo beauty per arrivare negli armadi delle donne esercitando coraggio e personalità.

- Il rosa quarzo: secondo Pantone sarà il colore del 2016 e per l’autunno/inverno in corso lo troviamo con grande determinazione insieme all’azzurro baby in molti capi, al pari del ‘cugino’ bianco citato all’inizio.

Ora che avete in mano la tavolozza dei colori giusti non potete sbagliare!
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TUTTO TV Chiara Gioncardi. Il mio primo doppiaggio a 17 anni e quel cd di Goran Bregovic di Giuseppe Bosso

A differenza di molti suoi colleghi non ha cominciato a frequentare le sale di doppiaggio fin dall’infanzia, ma Chiara Gioncardi nel tempo ha saputo diventare tra le più apprezzate voci.

Dove potremmo ‘ascoltarti’ prossimamente?
«Usciranno due film al cinema in cui presto la voce all’attrice Jessica Chastain: The Martian di Ridley Scott e Crimson Peak di Guillermo Del Toro; in questi giorni sto doppiando nuovamente Rooney Mara in Pan e Greta Gerwin in Mistress America. Per la tv, presto andrà in onda la nuova serie di Salem, dove doppio la protagonista Mary Sibley, interpretata da Janet Montgomery e Mistresses dove sono Josslyn Carver, interpretata da Jess Macallan».

Ricordi il tuo primo doppiaggio?
«A differenza di molti miei colleghi ho iniziato relativamente tardi, a 17 anni; era un film italiano, intitolato Maria figlia del suo figlio di Fabrizio Costa, doppiavo Maria da piccola e ho dovuto cantare una canzone in ebraico. Ricordo con emozione l’incontro a sorpresa che ebbi in sala con Goran Bregovic, autore della colonna sonora; andavo in giro casualmente con un suo cd nello zaino e me lo feci autografare. Poi sono arrivate altre parti, altri attrici, film d'autore come L'Enfant dei Dardenne che vinse Cannes e poi sicuramente un grande riscontro l’ho avuto doppiando Hayden Pannettiere nella serie Heroes».

L’attrice o il personaggio con cui ti sei sentita maggiormente in sintonia?
«Sicuramente Zooey Deschanel, che ho avuti il piacere di doppiare diverse volte: 500 giorni insieme, Yes Man e Quell’idiota di nostro fratello… mi diverte molto, la sento nelle mie corde, è buffa».

Che sensazione ti ha dato vincere il Leggio d’Oro tre anni fa?
«Mi sono sentita felice e orgogliosa di stare con tanti professionisti che stimo. Ero emozionata e mi sono divertita, anche se un premio lascia il tempo che trova».

Non solo doppiaggio per te, anche cinema, teatro… che differenze hai riscontrato tra il dover prestare la voce e il prestare volto e corpo a un personaggio?
«Differenze abissali: davanti al microfono devi rendere tutto quello che potresti esprimere con le espressioni del volto e con l'azione unicamente con lo strumento ‘voce’, è difficilissimo».

Avendo modo di lavorare con colleghi di grande esperienza cerchi di carpire qualcosa da loro?
«Sì certo, ogni giorno imparo qualcosa da chi mi sta attorno, anche se ormai ci ritroviamo sempre più a lavorare da soli al leggio purtroppo… e quando lavoro con direttori e direttrici esigenti che vogliono tirar fuori il meglio da me sono stimolata e faccio di tutto per dare il massimo e migliorare».
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PINK NEWS Charli Howard: la mia salute è più importante di Daniela D’Angelo

Questa volta a scendere in campo contro le rigide imposizioni delle case di moda e delle agenzie sono le modelle stesse, stanche ormai di sentirsi perennemente inadeguate, a disagio col proprio corpo e soprattutto stanche di essere portatrici di un ideale di bellezza che porta le giovanissime a soffrire di disturbi alimentari.

Tra queste ritroviamo la modella londinese Charli Howard, 23 anni, modella di taglia 6, la corrispondente italiana della taglia 38: la modella si è “ribellata” alla propria agenzia, che le aveva imposto di perdere ulteriori chili, precisamente 3 cm sui fianchi, pena la perdita del lavoro.

Ma Charli non ci sta, ed ecco che attacca l’agenzia attraverso il canale più usato oggigiorno: facebook.

«Mi rifiuto di sentirmi in colpa perché non raggiungo i vostri ridicoli e inottenibili standard di bellezza mentre voi state seduti tutto il giorno alla scrivania, divorando torte e biscotti e criticando me e le mie amiche per il nostro aspetto fisico» questo lo sfogo affidato dalla giovane al social network.

«Più ci costringete a perdere peso, più gli stilisti realizzeranno vestiti che si adattino alle vostre misure, e più le giovani ragazze si ammaleranno. Non è più un’immagine che voglio rappresentare».

Parole che fanno emergere la sofferenza, molto spesso non visibile, delle tante modelle che sfilano lungo la passerella o che sono impegnate in uno shooting fotografico: quante, infatti, avranno pensato sfogliando una delle tante pagine patinateBeata lei, è così magra, bella e famosa?

Charli è solo una delle tante voci di quel mondo utopistico. «Ho combattuto la mia natura per lungo tempo, perché si presumeva che le mie forme fossero troppo abbondanti ma recentemente ho iniziato ad amare le mie forme - continua la modella 23enne - la mia salute mentale e fisica è più importante di un numero su una scala».

Una voce che ha saputo liberarsi mostrando una verità molto spesso celata: celata per costruire un modello ideale, per scolpire una statua greca perfetta ma con un piedistallo fragile e pieno di crepe; crepe provocate dallo stress a cui molto spesso sono sottoposte le giovani ragazze che decidono di seguire la luce iridescente dei riflettori e dei flash fotografici.
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DONNE Svetlana Alexievich: dal reportage al Nobel di Antonia Del Sambro

Ha passato buona parte della sua vita a fare giornalismo di inchiesta e reportage mirati alla saggistica e alla informazione di una parte della cultura più che importante del Novecento.

Con il suo ultimo lavoro, dove racconta il post comunismo e la vita dopo decenni di sofferenza dei cittadini dell’ex Urss, però la brava Svetlana ha convinto i suoi giudici e critici più importanti, quelli dell’Accademia Reale Svedese che le ha assegnato il Nobel per la Letteratura 2015.

Il riconoscimento più importante e prestigioso quindi che ha fatto della sessantasettenne bielorussa una vera celebrità nel suo Paese ma anche nel resto del mondo letterario e non che la conosceva molto poco o quasi per nulla.

Critica in maniera lucida e consapevole della dittatura dell’ex Unione Sovietica e delle sofferenze di una intero popolo e di più generazioni, Svetlana Alexievich non ha mai avuto paura di confrontarsi con il potere e di dichiarare a gran voce la propria disapprovazione per leader vecchi e nuovi di quella parte dell’est europeo che ancora oggi fa fatica a uscire da determinati gioghi e soprusi.

Voce fuori campo e poliedrica ha saputo riversare sulla sua scrittura e sul suo modo di comporre la lingua e la parola un mondo realistico e affascinante e allo stesso tempo crudele e veritiero.

Diapositive in scrittura di posti del mondo come l’Afghanistan e la Russia di Cernobyl che hanno affascinato e convinto i membri della Reale Accademia che attraverso le mani Re Carlo XVI Gustavo di Svezia le consegneranno, il prossimo 10 dicembre a Stoccolma, il premio Nobel accompagnato da 850mila dollari.

La Alexievich ha commentato la notizia e il riconoscimento solo con: “Fantastico”, a riprova di una grande artista ma insieme di una donna umile e impegnata che ha lavorato moltissimo sul campo vivendo tra la Bielorussia e Parigi e tornando in Patria per vivere accanto al proprio popolo la sua esperienza letteraria e di vita e ora anche il proprio importantissimo e internazionale premio.

I libri e i saggi di Svetlana si possono trovare in Italia nelle edizioni E/O e Bompiani.
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