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Archivio Telegiornaliste anno XI N. 9 (440) del 9 marzo 2015
 
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TGISTE Elisa Michellut. Sono cresciuta un passo alla volta di Antonia del Sambro

Elisa Michellut possiede la grande capacità di passare con naturalezza dal video, alla radio, alle redazioni dei quotidiani. La sua parola d'ordine è: organizzazione. E con questa e con una immensa passione per il suo lavoro ogni giorno si conquista il suo spazio nel mondo del giornalismo e i consensi di tutti quelli che la seguono.

Elisa per chi non conosce la fatica e l'impegno di lavorare in una redazione locale ci puoi raccontare la tua giornata tipo?
«Lavoro come libera professionista. Scrivo per i principali quotidiani regionali, gestisco uffici stampa, presento eventi e conduco programmi radio televisivi. Il tempo che mi resta, in una giornata di 24 ore, è davvero poco! Al mattino mi alzo presto, altrimenti non ce la farei a fare tutto. Caffè, brioche (in barba alla dieta!) e lettura dei quotidiani. Poi inizia la “caccia” alle notizie e la stesura degli articoli: in contemporanea mi dedico alla gestione degli uffici stampa. Nei periodi in cui conduco programmi radiofonici o televisivi, una parte della mia giornata è dedicata anche a questo. Organizzazione è la parola d’ordine!».

Questo mestiere, notoriamente, si fa per passione. La tua passione come è cominciata? Parlaci un po' di te...
«La passione per questo lavoro, che adoro, è nata ai tempi dell’Università e si è concretizzata subito dopo la laurea. Due giorni soltanto per riposare e poi è iniziata l’avventura nel mondo della comunicazione! Ho cominciato a farmi le ossa nelle tv locali grazie ad uno stage. Contemporaneamente ho iniziato a scrivere anche per i principali quotidiani regionali e non mi sono mai più fermata. Ho capito subito che questa doveva essere la mia strada. Sono cresciuta un passo alla volta, anche se il cammino è ancora lungo. La soddisfazione più grande è che, nonostante le inevitabili difficoltà che ho incontrato nel mio percorso e nonostante io non abbia santi in paradiso, ho superato tutto contando soltanto sulle mie forze».

Essere in video aiuta anche per il contatto con la gente e con il parlare in pubblico, infatti tu ti cimenti con successo anche nella conduzione di eventi e manifestazioni: ti piacerebbe fare la conduttrice su una rete nazionale?
«Amo molto il contatto con la gente. Nel mio lavoro ritengo sia fondamentale riuscire a creare un rapporto empatico con le persone. L’affetto e il calore dei lettori o degli ascoltatori è energia pura. Dopo tanta gavetta, sicuramente fare la conduttrice su una rete nazionale sarebbe un’esperienza stimolante dal punto di vista umano e un’occasione di crescita professionale».

Ti danno una scatola dei desideri, la apri, e dentro ne trovi solo uno: qual è?
«Mi ritengo una persona molto fortunata. Più che di desideri vivo di obiettivi. Ho imparato a dare il giusto valore alle cose importanti, per esempio la famiglia e gli affetti più cari. Un desiderio? In realtà ne ho due: non perdere mai l’entusiasmo con cui, ogni giorno, mi dedico al mio lavoro e riuscire a ritagliarmi qualche spazio in più da dedicare alla famiglia ma anche a me stessa».
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NONSOLOMODA La riscoperta del colore grigio grazie alle 50 sfumature: dal beauty alla moda fino all’arredamento di Francesca Succi
dal blog
TheGlossyMag del 2 marzo 2015

Quando si parla di “50 sfumature di grigio” ultimamente tutti pensano alle originali quanto perverse pratiche sessuali di Christian Grey ai danni/vantaggi – dipende dai punti di vista – della signorina Anastasia Steele.
Almeno per ora, finché il secondo libro di E.L James con altre ridondanti 50 sfumature (però di rosso) non avrà nuovamente successo, la focalizzazione generale sarà su questo colore, il grigio, facendoci sperimentare e sognare come mai prima d’ora. E chissà per quanto!

Così chi pensava che il grigio fosse un colore tetro, insignificante e assolutamente fuori moda dovrà ricredersi, forse anche grazie alla risonanza mediatica del romanzo in abbinamento al film. Anzi, il merito è proprio da ricondursi al fenomeno in questione.

Tant’è che il mondo del beauty ha riscoperto il grigio proponendo al pubblico – amante della saga ma anche delle novità in fatto di make up – nuove capsule collection per creare intriganti smokey eyes da incorniciare con il tenebroso nero (l’utilizzo singolarmente del grigio spegne troppo lo sguardo).
O come nel fashion dove per lui il completo da uomo grigio, con cravatta lucida in tinta, diventa il nuovo simbolo di eleganza e virilità; ma in questo, prima di Jamie Dornan protagonista maschile del film, ha un po’ insegnato anche Richard Gere in American Gigolò con i numerosi Armani che hanno fatto storia.

Per lei, invece, il grigio forse c’è sempre stato soprattutto nelle stagioni intermedie: ad esempio un cappotto grigio viene preferito ad uno bianco o ad uno nero per la sua versatilità (provate a vedere su Instagram quante fashion addicted hanno optato per il cappotto grigio quest’inverno!). Oppure il tailleur grigio nell’ambito lavorativo ha sempre avuto un certo fascino, ma anche potere sull’inconscio maschile; molto probabilmente perché è un colore che fa “giocare” ad armi pari. Quest’ultimo è un segretuccio che ho testato in prima persona!

Inoltre questo amato/odiato grigio è una riscoperta anche nell’home design: chi ha rinfrescato ultimamente la casa ha optato per questo colore – dalle tinte intense a quelle meno intense – perché si abbina agli elementi vitaminici, non si sporca facilmente e illumina l’abitazione al posto del bianco “ospedale” (quest’ultima è una divagazione personale).

Di grigio sono diventate anche le lenzuola, i cuscini, i divani e i piccoli complementi che rendono accogliente una camera. Personalmente non posso che adorarlo. Perché? Si sposa in maniera perfetta al rosa creando piccole sensazioni di benessere e piacere. Le mie!
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TUTTO TV Il ritorno del già noto: il "nuovo" Show di Costanzo su Rete 4 di Sara Ferramola

Torna in tv lo storico programma del Maurizio Costanzo Show: l'ultima puntata è andata in onda il 9 dicembre 2009, e ne è stato annunciato il ritorno dallo stesso Costanzo, ospite da Fazio a Che tempo che fa; la prima puntata della nuova edizione andrà in onda il 12 aprile seguita da altre tre, una a settimana, stavolta su Rete 4, dove era partito nel 1982. Queste puntate farebbero da terreno di prova per un definitivo ritorno in autunno.

Come annunciato dal conduttore, il nuovo Costanzo Show non sarà trasmesso dal Teatro Parioli, bensì dagli studi De Paolis di Roma, ma conserverà le caratteristiche storiche che l'hanno distinto: ci sarà la sigla di sempre, la solita passerella e una piccola orchestra.

I nuovi appuntamenti tratterranno di argomenti che la televisione oggi sta trascurando: Costanzo a tal proposito, in un'intervista al Corriere della Sera, ha dichiarato: «Mi concentrerò sulla famiglia. Sul legame più antico della nostra società, della nostra cultura. Da un po' di tempo la famiglia è messa da parte nel panorama mediatico. Eppure è sempre stata lo sfondo prediletto della grande stagione della Commedia all’italiana: tutto aveva come perno quella cellula fondamentale dell’italianità. E lo stesso avveniva nei film comici di minor spessore. Oggi no: quindi gioco quasi in controtendenza...».

Ha dichiarato, inoltre, che sarà quasi un inedito per la televisione in quanto nessuno è riuscito a produrre le stesse caratteristiche del suo show, che lui definisce del "fritto misto".

Sono passati, infatti, attraverso questo celebre programma, personaggi di tutti i tipi: persone dello spettacolo, della politica, dai Premi Nobel alla gente comune, in un confronto che nessun altro programma televisivo è mai riuscito a realizzare.
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PINK NEWS Le (in)opportunità delle donne di Daniela D’Angelo

«In troppi Paesi le restrizioni legali cospirano contro le donne per impedirci di essere economicamente attive. In un mondo che ha tanto bisogno di crescita, le donne possono dare un contributo, se solo hanno di fronte a sé delle pari opportunità e non una insidiosa congiura», così tuona il blog di Christine Lagarde, prima donna alla guida del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e che da sempre si è battuta per l'emancipazione delle donne nel campo lavorativo.

Lagarde punta il riflettore sulla parità di retribuzione tra uomo e donna; a parità di ruoli, infatti, le donne ricevono uno stipendio più basso rispetto ai colleghi maschi. Ma non è solo una questione di parità di diritti: la direttrice del FMI sostiene che tutto ciò può nuocere allo sviluppo economico di quei Paesi così rigidi in campo lavorativo.

L'Italia non è da meno: il PIL italiano potrebbe aumentare di ben 7 punti se alle donne fosse dato più spazio e ciò non sarebbe arduo visto che risultano sia sui curricula scolastici sia nei settori lavorativi molto più attente e competitive dei colleghi maschi. Ma com'è possibile che in un mondo dove la figura femminile sembrava essersi riscattata ci ritroviamo ancora a fare i conti con la parità dei diritti tra uomo e donna?

Da dove hanno origine queste limitazioni che le donne subiscono? Da un fattore culturale che vede sempre la donna dedita al focolare domestico? Da una società modellata sulla figura maschile e che relega ai margini quella femminile? Da un timore avverso le qualità che possiedono le donne?

Oppure sono le donne stesse ad aver timore di ritagliarsi uno spazio, ad aver timore di puntare i piedi allorquando si sentono messe da parte, ad aver timore di nuotare tra queste onde avverse, forse perché non sentendosi all'altezza, e scegliendo quindi di rimanere all'ombra di questa società?
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DONNE La costumista italiana Milena Canonero vince il quarto premio Oscar di Deborah Palmerini

The winner is… Milena Canonero!

La formula di rito al microfono della serata più planetaria dell’anno, organizzata dal jet set dello spettacolo made in USA, ha chiamato sul palco la costumista italiana, vincitrice nel 2015 della sua quarta statuetta ai Migliori Costumi per il film The Grand Budapest Hotel di Wes Anderson.

L’Academy of Motion Picture Arts and Science ha insignito la pellicola di Anderson di altre tre statuette Academy Awards, universalmente conosciute come premi Oscar, per la scenografia, il trucco e la colonna sonora.

Una lunga carriera quella di Milena Canonero, costellata da numerosi successi e dalle vittorie di altri premi Oscar per i migliori costumi nei film Barry Lyndon di Stanley Kubrick (1976), Chiariots of Fire (in Italia Momenti di Gloria) di Hugh Hudson (1982) e Marie Antoinette di Sofia Coppola (2007).

Nella sua biografia compaiono anche altre cinque nomination per altrettanti amatissimi film fra i quali La mia Africa nel 1986 e Dick Tracy nel 1991.

Milena Canonero è stata anche la disegnatrice della celeberrima bombetta col bastone del film Arancia Meccanica di Stanley Kubrick.

Le nominations e le vittorie del premio Oscar non sono i soli riconoscimenti conquistati dalle creazioni sartoriali di Milena Canonero. La sua carriera infatti è coronata da un carnet molto ricco di gratificazioni: sette nomination ai Bafta Awards dei quali tre vinti; quattro nomination e due vittorie al Costume Designers Guild Awards; due nomination e una vittoria ai David di Donatello; cinque nomination e tre vittorie ai Nastri d’Argento.

La lunga carriera di Milena, nata a Torino, comincia a Genova dove studia storia e arte del costume. Successivamente si trasferisce a Londra dove inizia a lavorare come costumista per il cinema, il teatro e la pubblicità. Londra le offre l’opportunità di entrare in contatto con il mondo del cinema stellare ed è proprio nella capitale inglese che nei primi anni ‘70 incontra Stanley Kubrick, al quale deve l’offerta del primo vero incarico di costumista per il film Arancia Meccanica. È l’inizio di una carriera sfolgorante che la porta fino a Hollywood, dove lavora con i più importanti registi cinematografici.

Milena Canonero rimane comunque sempre molto legata alle sue origini italiane. In ogni dichiarazione, in ogni intervista, non dimentica di citare le sue origini e la cultura italiana della quale si sente figlia, raccontando di come il bagaglio culturale inscritto nel suo dna europeo sia il segreto e la base su cui si fonda il suo successo.
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