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Telegiornaliste anno X N. 43 (431) del 22 dicembre 2014
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TGISTE Marzia
Roncacci, sempre (Tg2) Insieme a voi!
di Giuseppe Bosso
Per Marzia Roncacci la
stagione 2014-2015 ha comportato una impegnativa e interessante novità;
è infatti diventata unica conduttrice di
Tg2 Insieme,
contenitore del telegiornale di Raidue, in onda tutte le mattine dal
lunedì al venerdì.
Com’è nata la tua esperienza di conduttrice di Tg2 Insieme?
«In modo un po' insolito, perché io vedo nascere questo programma: da
qualche anno, oltre ad occuparmi di economia al Tg2, mi occupo anche
delle agenzie in studio, le ultime in diretta nel neonato programma Tg2
Insieme. Poi passo a fare la rassegna stampa, quando il mio direttore
Marcello Masi, un pomeriggio di venerdì intorno alle 16, entra nella mia
redazione economico-sindacale, si avvicina e mi dice: "te la senti di
andare in onda lunedì?"; lo guardo e dico: "certo, nessun problema, la
rassegna stampa no?"; "no no conduci tu!". Accettai senza esitazioni:
all'inizio ci si alternava, una settima ciascuna, con altre tre
colleghe, poi da quest'anno il direttore ha fatto una scelta precisa,
unica conduzione, e mi ha dato questo privilegio. Sentivo mio quel
programma, da sempre, conoscevo e conosco ogni particolare. E così è
iniziato il mio percorso di conduttrice al Tg2; un'esperienza che vivo
con grande serenità. Mi diverte, mi viene naturale stare in studio, per
me è come una seconda casa. Siamo una bella famiglia, con i registi, i
cameramen, gli assistenti di studio; c'è un clima bello, positivo, e
questo è fondamentale. Le tensioni prima di andare in onda non hanno
spazio per esistere, dico io! Da settembre Tg2 Insieme, grazie al
direttore e al vice direttore Giovanni Alibrandi, è un programma di
informazione e di approfondimento, dove trattiamo argomenti anche molto
delicati, ma sempre con professionalità e rispetto per chi ci segue. Il
telespettatore, almeno per me, sta al primo posto: dobbiamo informare
senza spettacolarizzazione; e questo, la gente a casa lo apprezza».
Cos’ha comportato per te questa nuova avventura?
«Questa nuova bella avventura ha comportato la sveglia tutte le mattine
alle 5.50; e poi un impegno totale, a tutto tondo. Finito il programma
alle 11, la prima riunione sui temi da trattare nei giorni successivi,
salvo ultim'ora; poi la ricerca degli ospiti, sempre qualificati e
competenti; poi di nuovo riunione per fare il punto. Infine me ne vado e
mi porto i compiti a casa. Intanto telefono a tutti i miei ospiti della
puntata, perché è da loro che prendo molti degli spunti che poi
tratteremo in studio. Inoltre ho una brutta abitudine, che mi deriva
dall'università: non potrei mai entrare in studio e andare in onda se
non conosco bene, ma molto bene, l'argomento che vado a trattare. Facevo
la stessa cosa con gli esami, non mi presentavo se non ero pronta! Io
non uso copioni, gobbi, domande scritte, mai. Nella mia scaletta, del
tutto personale, ci sono scritti solo i nomi degli ospiti. Il resto è
scritto nella mia testa, e questo mi permette di ascoltare che cosa
dicono i miei ospiti e di prendere da loro tutti gli spunti di
conversazione. Diciamo che, come dice il mio regista - un professionista
storico della Rai - "sei nata per fare questo"! In effetti vivo questa
esperienza con grande naturalezza, certo con grande impegno; studio,
studio, studio...».
Quali personaggi ti hanno maggiormente colpita tra quelli che hai
intervistato?
«Ogni intervista che ho fatto è stata per me arricchente; anche qui,
studiato prima il personaggio, vado a braccio: da uno sguardo, da
una risposta, da un atteggiamento puoi tirar fuori il meglio di una
persona. Bisogna trovare la chiave! Trovata quella l'intervista è tutta
in discesa. Grande Albertazzi, inimmaginabile il prof. Veronesi,
sorprendente e leale Patty Pravo, emozionante Arbore; ma senza nulla
togliere agli altri personaggi che ho incontrato e intervistato, davvero
tanti, mi sento una privilegiata».
Unica donna in una redazione maschile: pro e contro?
«Una redazione al maschile, esatto: i pro che sono l'unica donna; i
contro che sono l'unica donna. Mi trovo benissimo, vedono quanto lavoro
e questo mi permette di avere un ottimo lavoro con tutti loro».
Dal punto di vista del look hai cambiato qualcosa rispetto alle tue
precedenti esperienze?
«Il look non sempre è lo stesso. O meglio, mi piace cambiare i capelli,
lisci, ricci dipende dai giorni; non sono statica neanche nei capelli.
L'abbigliamento anche varia: abitini, pantaloni, giusti per un programma
di mattina. Ho sdoganato un genere più free, meno tailleur più abiti o
camicie; la mattina alle 10 non si può entrare in casa d'altri
ingessati! La gente, i telespettatori ti pesano per quello che dici, non
tanto per quello che indossi, anche se sono sempre molto attenti!».
Sei sempre
seguita e ammirata dai nostri lettori: cosa vuoi dir loro?
«È vero, sono molto seguita, e questo mi sorprende ogni volta!
Approfitto per ringraziarli tutti, uno ad uno, per i messaggi che mi
inviano; colgono la professionalità, la competenza, la pacatezza, il far
parlare gli ospiti, ad onor del vero anche qualche complimento
sull'estetica, che se giusto, fa piacere anche questo! Quindi, un grazie
di cuore!».
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NONSOLOMODA La
maschera: accessorio glamour ed erotico per concludere l'anno di
Francesca Succi
dal blog
TheGlossyMag del 17 dicembre
2014
Qualcuno leggendo il titolo potrebbe pensare che sto scrivendo
avanguardia pura. Anzi, già immagino molti di voi esclamare
quelle due paroline proprio come fece Miranda Priestley ne
Il Diavolo veste Prada ad una riunione di redazione dopo
l’accostamento del floreale alla stagione primaverile da una
redattrice impaurita. Ma l’accessorio maschera, che io
indosserei ad ogni occasione speciale, è ancora da sdoganare.
La maschera, per usi e costumi, viene associata ad alcuni
periodi dell’anno – vedi Carnevale o Halloween – o ad alcuni
film a tasso altamente erotico, vedi Eyes Wide Shut o
Cinquanta Sfumature di Grigio.
Per il primo caso c’è l’infanzia di mezzo, la voglia di gioco e
il divertimento. Invece, per quanto riguarda il secondo, la
situazione si fa più difficile. Perché la seduzione
e l’erotismo, anche se non ce ne accorgiamo,
viaggia di pari passo con il nostro stile. Con la scelta di un
capo o un accessorio invece di un altro. Con la linea generale
del nostro armadio (eh sì, inconsciamente la diamo e di questo
possiamo parlarne più avanti!).
E quindi anche la maschera, considerata da me uno degli
accessori più difficili da indossare durante l’anno, si lega
inevitabilmente a quella voglia di stupire;
stupire un uomo se la indossa una donna e viceversa. Nota bene:
sarà rarissimo trovare un uomo indossare la maschera ad una
festa con nonchalance senza sentirsi uno stupido, a patto di
vederla a tutti.
Così quando l’altro giorno in un noto store tra gli accessori
mi sono trovata queste bellissime maschere davanti agli occhi
la mia mente ha cominciato a viaggiare: situazioni, feste,
outfit… E subito ho avuto la mia illuminazione: sarà il mio
accessorio esclusivo per la notte di Capodanno.
Quale intimo rosso per salutare l’anno che se ne va?! Quella sì
che è avanguardia pura!
A me occorre qualcosa di particolare che mi faccia sentire
pienamente me stessa mettendo in risalto la cosa più bella che
madre natura mi ha donato: gli occhi.
In pochi secondi dentro di me è scattata la procedura
editing outfit di Capodanno: maschera, tanto nero, pizzo,
tulle, tacchi vertiginosi… Chi mi ferma più?!
Ognuno grazie all’abbigliamento sceglie di definire la propria
personalità nella società in cui viviamo. Ci sono status e
occasioni che richiedono un dress code implicito e poi c’è la
libertà del tempo libero. E lì dovrebbe tutto andare a ruota
libera, in maniera quasi ribelle.
E ora vorrei sapere il vostro parere.
Donne: come definite questo accessorio? Vi
sentite a proprio agio con esso? Lo indossereste mai per una
cena o un party anche se non richiesto?
Uomini: cosa pensate di una donna che sceglie
d’indossare una maschera per completare l’outfit? Pensereste
subito che è una poco di buono o una persona con un carattere
spiccato?
A voi la parola!
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Addio
a Virna Lisi, bella come Marylin e brava come la Magnani
di Antonia del Sambro
Se ne è andata nel sonno una delle attrici che
hanno fatto davvero la storia del cinema italiano e
se non bastasse anche quella della televisione e
delle fiction di autore e di successo.
Virna Lisi aveva settantotto anni e calcava le
scene da quando ne aveva quattordici, scoperta e
messa sotto contratto nei primi anni '50 da uno dei
produttori cinematografici più famosi della Roma della
dolce vita.
Bionda, raffinata, sensuale e
accattivante Virna ha dovuto lottare e molto per
non farsi considerare solo la sexy attricetta da ruoli di
secondo ordine e prima studiando con impegno e
poi convincendo tutti con una professionalità e una
recitazione da grandi livelli è riuscita a
lavorare con le firme più prestigiose del nostro cinema.
Forte del successo nazionale e dei riconoscimenti di critica
e giornalisti del settore, nel 1965 viene chiamata
alla corte della Paramount, che era alla ricerca di
una degna erede della Monroe, e vola a Hollywood
con marito e figlio.
La sua prima pellicola, Come uccidere vostra moglie,
con Lemmon e Thomas come coprotagonisti
maschili è un vero successo e ancora oggi viene considerata
una delle pellicole cult della commedia americana più
classica.
Hollywood però è piena di veleni e di insidie e la
bella Virna capisce subito di non essere interessata
né a ruoli secondari di biondina sexy né alle copertine di
Playboy.
Così torna in Italia e riprende il discorso
lavorativo personale dal punto esatto in cui l’aveva
lasciato: solo ruoli impegnati e impegnativi con i grandi
maestri del cinema italiano, fino ad arrivare al film
della Cavani, Al di là del bene e del male,
con cui conquista il prestigioso Nastro D’argento
come migliore attrice protagonista.
Virna Lisi contemporaneamente non si fa mancare neppure gli
sceneggiati televisivi da quindici milioni di spettatori
sulle reti della Rai e in seguito le più moderne
fiction dove riesce sempre a portare la sua grande
esperienza, la sua classe innata e la sua
recitazione veritiera e classica.
Una grande artista che saprà essere però anche una moglie
perfetta, una madre amorevole e una nonna
presentissima. Tanti sono i progetti e gli impegni ai
quali la Lisi ha rinunciato prontamente per dedicarsi alla
famiglia e agli adorati nipoti, dichiarando
contemporaneamente di non pentirsene mai; insomma, la
più tipica donna italiana che sa essere anche
un’attrice bravissima e di una bellezza delicata e
prorompente insieme.
La sua ultima fatica cinematografica uscirà postuma
del prossimo marzo 2015 e sarà ancora una volta diretta da
una cineasta di stile come Cristina Comencini: l’addio
che Virna Lisa lascerà al suo affezionatissimo pubblico
dopo sessant’anni di sfavillante carriera.
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PINK NEWS Dall'Inghilterra
ecco il primo vescovo donna
di Giuseppe Bosso
Libby Lane: un nome che è destinato ad entrare nella
storia, almeno a Londra e dintorni. All'inizio del
2015 sarà infatti la prima donna vescovo della chiesa
anglicana. Più precisamente diventa vescovo di Stockport,
città a sud di Manchester.
48 anni, da venti sacerdote, ha ricevuto congratulazioni da
tutto il mondo, politico e religioso, per la nomina che
rappresenta un punto di svolta epocale.
La Chiesa anglicana, superando resistenze secolari, ha
deciso di aprire proprio nel 2014 che si va a concludere la
possibilità per le donne sacerdote di accedere alla carica
vescovile; attualmente sono circa duemila in tutto il Regno
Unito, e la speranza è che a Libby Lane ne seguano tante altre.
Così come si spera, nell'ottica di rinnovamento che
Papa Francesco sta cercando di portare anche al mondo
cattolico, che ci possa essere una importante componente
rosa a svolgere un ruolo di primo piano per superare
questi anni terribili, tra crisi economica,
conflitti in tutti gli angoli del globo e scandali
che hanno riguardato anche le massime cariche religiose.
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Paola
Turci: "Mi amerò lo stesso" di
Maria Cristina Saullo
Mi amerò lo stesso. È questo il titolo del
lavoro editoriale della famosa cantante italiana,
Paola
Turci, che ripercorre la sua vita e la carriera.
Il volume si caratterizza per lo stile diretto e immediato
con cui la cantante si racconta; momenti di vita
vissuta e rinascita dopo tanta sofferenza.
Si entra nel vivo, quando Paola Turci racconta del suo
esordio nel mondo della musica, che sfocerà nella
consapevolezza artistica che la cantante acquisisce dopo l’incidente
stradale che l’ha vista coinvolta nel 1993 sull’autostrada
A3 Salerno-Reggio Calabria: da quel giorno è forte in lei
la fede, riscoperta durante un viaggio a Lourdes.
È come se fosse iniziato un nuovo percorso della sua
vita: un nuovo giorno, affrontato con caparbietà
e determinazione.
Un’altra esperienza che ha segnato particolarmente la vita
della Turci è l’incontro con il volontariato, con coloro
i quali si occupano delle popolazioni residenti nelle terre
più povere del mondo; dall’Asia ad Haiti,
dove la cantante si recherà anche dopo il terremoto per
aiutare le popolazioni locali.
Nel volume ampio spazio anche ai sentimenti: Paola
ricorda sia la lunga storia con il tennista Paolo Canè
che con il giornalista Andrea Amato.
“Ho descritto tutto - ha affermato Paola Turci in una
recente intervista - perché credo che molti possano
riconoscersi in parti di questa mia storia. L’incidente mi ha
segnata nel cuore, nel corpo e nell’anima, ma mi ha anche
aiutata a uscire da una relazione tormentata. Mi ha aperto
porte prima di allora né pensate né conosciute”.
Un libro, uno scrigno dei ricordi da leggere tutto d’un
fiato, dove la vita narrata è un tutt’uno con quella di
un’artista che ha saputo affrontare a testa alta le difficoltà
che le sono venute incontro.
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