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Archivio Telegiornaliste anno X N. 22 (410) del 9 giugno 2014
 
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TGISTE Giovanna Di Giorgio: freelance d'assalto di Giuseppe Bosso

Incontriamo Giovanna Di Giorgio, reduce da una brillante annata che l'ha vista condurre Cuore Granata, trasmissione dell'emittente Lira tv dedicata alla Salernitana calcio.

Soddisfatta dalla stagione di Cuore Granata, condotto su Lira tv?
«Bilancio positivo, lo abbiamo potuto riscontrare dall’affetto e dal seguito dei tifosi che ci sono sempre stati vicini. Certo, se l’esito fosse stato diverso per la Salernitana, sarebbe stato ancora meglio…».

Malgrado la delusione per la sconfitta nei playoff, crede che ci siano le basi perché la Salernitana possa tornare in alto?
«Sì, e l’impegno di Lotito e Mezzaroma non mancano; ma occorrerà riflettere sugli errori del passato, da non ripetere, come il partire in ritiro senza allenatore, e sarà necessaria una buona programmazione. Le potenzialità ci sono, la tifoseria granata è una delle più vulcaniche e adesso aspetta grandi risultati».

Lei e il calcio insieme per passione o per caso?
«Per caso, sono approdata alla conduzione di Cuore granata quando i precedenti conduttori erano andati via e il responsabile della trasmissione ha chiesto al direttore della radio con cui collaboro una persona in grado di prendere in mano le redini del programma. Non nasco certo come giornalista sportiva, ma amo lo sport fin da ragazzina. Quanto al calcio, sono cresciuta con il Napoli di Maradona».

La sua giornata tipo da giornalista salernitana freelance.
«Non c’è una giornata tipo, nel senso che ogni giorno è una storia a sé, che inizia sempre la sera prima, con la valutazione degli appuntamenti in programma per il giorno dopo e la scelta su come orientarsi; è questa la vita di un freelance, senza orari né week end».

Qual è stata l’esperienza che più l’ha coinvolta?
«Il caso Fonderie Pisano, che sto seguendo da mesi. Noi de Il Mattino siamo stati i primi, forse gli unici, ad entrare con fotografo e taccuino nella fonderia, un’industria che da oltre quarant’anni opera a Salerno e che è protagonista di una forte polemica con la popolazione che imputa alla sua attività l’aumento del numero di tumori nel territorio. Poi mi ha molto gratificata una intervista che ho fatto ultimamente a Dacia Maraini».

Le sta stretta la realtà provinciale in cui opera?
«Purtroppo non vivo a Salerno città e, malgrado tra provincia e città ci sia un abisso, avverto questa sensazione. Se mi capitasse un’occasione fuori Salerno la coglierei senz’altro al volo».

C’è spazio per gli affetti?
«Lo spazio c’è; sta alla comprensione di chi si ha accanto il rendersi conto che questo è un lavoro molto duro, che ti può portare via anche il 31 dicembre, i sabato sera e i giorni di festa».

L’apprezzamento che l’ha inorgoglita e la critica che l’ha ferita.
«L’apprezzamento più bello lo ricevo quando mi vengono assegnati incarichi e cose da seguire importanti: al di là delle parole, è la migliore dimostrazione che quello che faccio viene apprezzato. Ci resto male invece quando magari in modo grossolano si leggono i miei pezzi con pregiudizi, dando per scontato che io abbia voluto prendere posizione, cosa che non faccio; mi limito a leggere le carte, a documentarmi e a raccontare le cose senza alcun condizionamento».

Ha mai ricevuto proposte indecenti?
«Assolutamente no – ride, ndr – Anche perché non ho mai dato adito a nessuno di poterne avanzare».

Cosa farà da grande?
«Quello che ho sempre sognato di fare fin da bambina, la giornalista di carta stampata. Spero non sempre da freelance…».

Pro e contro di essere una freelance.
«L’unica nota stonata è il lato economico, per il resto tutto positivo, per la grande libertà che mi permette di gestire la mia attività come voglio, di conoscere gente e ambienti nuovi, di avere sempre nuovi stimoli».

Un aggettivo per descriverla?
«Preferirei che si pronunciassero gli altri. Ma diciamo ambiziosa…».

Si sente a prova di bavaglio?
«Per mia fortuna ho sempre potuto lavorare dove mi è stata garantita massima libertà, quindi non mi sono mai sentita imbavagliata…».
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NONSOLOMODA Tre fantasie per l’estate a tavola di Giuseppe Bosso

Basta poco, cantava Vasco qualche anno fa; ed è proprio questo che ho scoperto, almeno per quanto riguarda la sfera prettamente gastronomica: basta davvero poco per realizzare, con minimo sforzo e minime risorse, deliziose ricette, ideali per l’estate.

Fantasia di riso: è un classico primo e unico piatto per i mesi caldi l’insalata di riso; quella che vi propongo è una variante che ho sperimentato con risultati eccellenti; cuocete un uovo sodo, sbucciatelo e tagliatelo a pezzi; lessate 200 gr di riso in acqua salata, scolate e lasciatelo raffreddare; aggiungete 100 gr di pancetta tagliata a dadini e mezza carota tritata. Provare per credere!

Fantasia di verdure alla Annastella: una zucchina e una patata, un abbinamento sorprendente per un pasto a due; tagliate la zucchina a piccole fette, non troppo sottili; sbucciate la patata, tagliatela alla stessa maniera, e sciacquate in acqua salata; quindi, versate dell’olio in una padella e friggete le verdure per circa 10 minuti; aggiungete per dare aroma un pizzico di menta e... gustate!

Fantasia di frutta: 150 gr di fragole, un kiwi, una banana, una pesca gialla sbucciata; tagliate a fette, mescolate con succo di limone, un cucchiaio di zucchero e… un cucchiaio di rhum: quest’ultimo si rivelerà una saporita sorpresa!
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TUTTO TV Giulia Innocenzi protagonista dell’esperimento di Announo di Deborah Palmerini

È probabilmente la prima volta che un affermato conduttore di talk show politici “abdichi” verso una giovane, rinunciando alla ribalta di una seguitissima rete nazionale, nella settimana cruciale delle elezioni; Michele Santoro, conduttore su La7 di Servizio Pubblico, l’ha fatto e solo per questo è il primo vincitore dell’esperimento Announo; si tratta della trasmissione condotta da Giulia Innocenzi, nata come costola o spin-off, come è di moda dire, della trasmissione ideata da Santoro, che a sua volta, nacque come riuscito esperimento di produzione televisiva democratica, in quanto finanziata dai telespettatori affezionati al genere e al conduttore.

Announo, per quattro settimane, sostituisce Servizio Pubblico, portando in un’agorà televisiva, a discutere su temi e questioni di attualità, ventiquattro giovani di nazionalità ed estrazioni sociali, culturali e politiche diverse, il più possibile rappresentativi di voci e colori.

La trasmissione è condotta dalla giovane Giulia, dal 2008 impegnata nel giornalismo dopo un esordio in politica con il Pd, che l’ha portata anche ad una collaborazione nel Parlamento europeo. Scrive per il Fatto Quotidiano, e ha esordito nella squadra di Santoro come inviata d’assalto (ai politici). Nelle ultime due edizioni del talk show condotto da Santoro si è anche occupata di interagire in rete, in particolare sui social network, per portare anche il linguaggio di twitter e facebook nel format, talvolta un po’ datato, del talk show politico.

In Announo Innocenzi si presenta con un’immagine fresca e sbarazzina, con un linguaggio giovane e immediato, ancora abbastanza atipico nelle trasmissioni che trattano di politica, in qualità di mediatrice fra le giovani parti, a volte appassionate a volte intemperanti; in studio c’è la presenza di un esponente politico, chiamato a confrontarsi con i giovani che, senza filtri né timori reverenziali, portano le loro posizioni, richiamando la politica alle loro esigenze.

La partenza, a tre giorni dalle elezioni europee, è stata un successo, per la novità e per la presenza del presidente del consiglio Matteo Renzi; in ogni puntata sono previsti per alcuni minuti gli interventi di Michele Santoro, al quale è affidata l’apertura; Marco Travaglio con il suo editoriale e Vauro con la sintesi fumettistica dell’attualità.

Giulia Innocenzi si è rivelata brava a far emergere tutte le posizioni e a mantenere il controllo della discussione; è talmente brava che qualche blogger critico televisivo altro non ha da obiettare che le scarpe con cui Giulia cavalca l’agorà del prime time del giovedì di La7.

Già Announo è un esperimento per via di un format del tutto innovativo, dal linguaggio alla modalità della discussione alla scelta degli ospiti, ma l’esperimento nell’esperimento è anche il contenuto di ogni trasmissione: non argomenti di alta politica o alta finanza, ma si discute delle questioni di cui i giovani parlano in famiglia, nei luoghi di lavoro (chi ce l’ha), in strada e nelle università.

Va da sé che l’esperimento possa non riuscire e un caso c’è stato; la terza puntata era dedicata al confronto sul tema della liberalizzazione delle droghe: ospiti di punta in studio l’on. Giovanardi, notoriamente inamovibile su posizioni conservatrici, e uno spacciatore di Scampia; è stato un flop, benché l’argomento fosse di estremo interesse per l’opinione pubblica e molto complesso, in quanto implica anche il coinvolgimento di malati affetti da patologie gravissime; gli analisti televisivi ritengono che gli interventi e le posizioni dello spacciatore abbiano causato la fuga dei telespettatori.

Rimane il fatto che la squadra di Servizio Pubblico, capitanata da Santoro, sia l’unica ad aver avuto il coraggio di spezzare una consuetudine, consolidata e di successo, per una sperimentazione televisiva che darà, forse per anni, materia di studio a esperti di comunicazione, sociologi e massmediologi; e Giulia Innocenzi si è dimostrata all’altezza del compito, in barba a chi la critica perché non iscritta all’albo dei giornalisti; dimostrando che ci vuole molto di più della patente per poter guidare un’auto.
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PINK NEWS Cinque italiane per For Women in Science di Antonia del Sambro

Sono giovani, dottoresse, ricercatrici, e hanno avuto la meglio su oltre trecento concorrenti e colleghe che si sono battute con loro per vincere la borsa di studio e ricerca di quindicimila euro messa in palio per il concorso L'Oréal Italia Per le Donne e la Scienza.

Le brave e preparate borsiste sono Irene Paterniti, Maria Loredana Marcovecchio, Alice Frigerio, Maria Enrica Di Pietro e Sarah Caronni.

Tre di loro sono originarie del sud Italia e più che determinate a non lasciare la propria penisola per cercare fortuna all’estero, ma restare nel nostro territorio e dimostrare quanto brave, preparate e capaci possano essere le ricercatrici italiane e quante cose interessanti e all’avanguardia possano fare se solo ricevessero i finanziamenti necessari e giusti.

A premiare e selezionare le cinque borsiste è stata una commissione di esperti e di medici presieduta dal professor Umberto Veronesi.

For Women in Science nasce nel 1998 su iniziativa di L'Oréal e Unesco, ed è stato il primo premio internazionale dedicato alle donne che operano nel settore scientifico.

Il suo scopo primario continua a essere la promozione della vocazione scientifica a livello internazionale e soprattutto il riconoscimento dell’operato delle ricercatrici di tutto il mondo.

Fin dalla sua nascita, il programma For Women in Science ha scelto di premiare cinque candidate, una per ciascuno dei cinque continenti; questo impegno su scala globale è stato rafforzato dalla creazione di borse di studio.

Dal 1998 a oggi sono state sostenute nel loro percorso di lavoro e di carriere oltre duemila ricercatrici in centoquindici Paesi.

In Italia il programma L'Oréal Italia Per le Donne e la Scienza è giunto quest’anno alla sua dodicesima edizione e ogni anno assegna cinque borse di studio alle più meritevoli e capaci delle donne ricercatrici del nostro paese.

Questo premio è importante non solo per il contributo economico che viene dato per la ricerca ma anche e soprattutto perché lo stesso è riservato a una categoria, quella femminile, che ancora oggi e proprio nel campo della ricerca è costantemente surclassata dagli uomini e dal potere maschile.

A tale proposito, Cristina Scocchia, amministratore delegato di L'Oréal Italia dice: «Sono convinta che nella scienza, così come in altri ambiti, sia il talento e l'impegno a fare la differenza ed è quindi inconcepibile privarci del talento di metà dell'umanità: ora più che mai la scienza ha bisogno delle donne»; in bocca al lupo quindi alle cinque borsiste vincitrici e i migliori auguri per il loro importante lavoro.
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DONNE Daniela Morelli, la mia Salisedine per una lettura coinvolgente di Giuseppe Bosso

Incontriamo la scrittrice Daniela Morelli, che ci presenta un’interessante e innovativa iniziativa editoriale di cui è coautrice.

Come nasce il progetto Salisedine?
«Salis in fuga è il primo di una serie di episodi in cui si racconta di Salisedine, ragazza nata e vissuta in una salina, dove gli umani sono prigionieri dei Cristalli di Sale. Da tempo avevo in mente questa storia, tramite l'app (per i-pad) e l'ebook (per tutti i reader) in italiano e in inglese, con lo Studio grafico Rebelot abbiamo trovato un modo potente e convincente di poterla sviluppare, tanto che il musicista Matteo Manzitti e la regista Federica Santambrogio stanno lavorando a un'opera lirica cantata e suonata da ragazzi, il 28 giugno al Piccolo di Milano».

A cosa ti sei ispirata per elaborare la storia e i personaggi?
«Sono stata suggestionata dal Vulcano, ho avuto un compagno napoletano che è stato il mio maestro di teatro. Solo che il Vulcano e la libertà sono punto di arrivo; Salis in fuga è il punto di partenza, in mezzo ci saranno molte avventure».

App e ebook sono anche uno strumento per stimolare i giovani alla lettura?
«Lo scopo è proprio questo; abbiamo lavorato in team, con lo straordinario illustratore Paolo d'Altan, Laura Rota, che con lui ha curato l'animazione, e il nostro manager Vincenzo Ambriola facendo molta attenzione a calibrare il testo per immagini e animazioni della app. Mentre nell'e-book il testo è integrale. Abbiamo testato la nostra proposta con ragazzi delle scuole medie di Lodi, verificando come, anche attraverso una proposta impattante e tecnologica, si possa invogliare il ragazzo alla lettura».

Ma è una lettura solo per ragazzi?
«Direi che è una lettura per i ragazzi dai 10 ai 90 anni, anche negli adulti può risultare una piacevole sorpresa».

Quali saranno gli sviluppi della storia?
«Episodio per episodio, seguiremo Salisedine nel suo percorso che la porterà sul Vulcano alla ricerca del padre e verso la parità dei Regni».

E tra le donne di oggi, chi idealmente potrebbe essere la tua protagonista?
«Bella domanda... sicuramente c'è molto di Salisedine nelle donne pioniere nei loro campi, come Margherita Hack, come quelle donne che lottano ogni giorno per i diritti civili più elementari. Un pensiero alle ragazze rapite in Nigeria...».
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Telegiornaliste: settimanale di critica televisiva e informazione - registrazione Tribunale di Modena n. 1741 del 08/04/2005
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