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Telegiornaliste anno X N. 20 (408) del 26 maggio 2014
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TGISTE Francesca
Romana Elisei: il rigore e l'amore per la verità regole essenziali per il
giornalismo
di Giuseppe Bosso
Dai sei anni volto del Tg2 dopo una gavetta che l'ha vista, tra le altre cose,
partecipare alla prima edizione di Annozero con Michele Santoro nel 2007
e alla redazione umbra de Il Messaggero, incontriamo
Francesca Romana Elisei.
Cosa ricordi della tua esperienza ad Annozero?
«Breve ma ottima, l’ideale per una giovane giornalista alle prime armi quale ero
in quel momento; ho realizzato reportage, inchieste; è stata una fortuna per me
frequentare una ‘scuola’, quella di Santoro, che ha formato molti dei migliori
giornalisti italiani di oggi».
Passando a un tg Rai, spesso punzecchiati da Marco
Travaglio, non ti sei sentita come passata dall’altra parte della barricata?
«Tra Annozero e il tg c'è un modo completamente diverso di lavorare:
diverso è il formato, diverso è il linguaggio e il modo di girare; un conto è un
servizio da un minuto e mezzo, un conto un reportage lungo. Quello che deve
esserci sempre è il rigore e l'amore per la verità».
E fra le inchieste che hai avuto modo di seguire quale ti è rimasta
maggiormente impressa?
«Un dossier sull’emergenza abitativa, quando il mio direttore ha voluto fare una
campagna sugli invisibili, per tenere accesi i riflettori sugli
emarginati, sulle fasce sociali che non ce la fanno; è stato molto bello per me
potermi confrontare con una problematica che, contrariamente a quanto si pensa,
non riguarda solo gli stranieri, ma anche gli italiani che si trovano
improvvisamente, dall’oggi al domani, buttati in mezzo alla strada, senza lavoro
e un tetto per ripararsi».
E come deve porsi l’informazione in situazioni come queste che hai
affrontato?
«Deve semplicemente essere presente, raccontare i fatti; tocca poi alla politica
intervenire, trovare soluzioni».
Sei molto popolare tra i nostri lettori che ti hanno anche nominata per il
titolo 2014: cosa ti suscita questo?
«Premettendo che non sono una fissata dell’immagine, ho molto apprezzato i
vostri utenti per come mi seguono; comunque l’importante è che io venga
apprezzata per quello che faccio, per il mio lavoro; mi hanno detto che sono una
persona limpida, che trasmette empatia; e l’ho molto apprezzato». |
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NONSOLOMODA Quando
la lettura va a colpi di topless
di Silvia Roberto
Che l’America e New York stiano un passo avanti
a noi italiani lo sappiamo oramai da tempo, ma quello che sto
per raccontarvi ha dell’incredibile.
Quattro parole: Central Park, New York,
lettura e, soprattutto, topless. Avete capito bene:
la nuova moda arriva direttamente d’oltreoceano e precisamente
da un gruppo di lettrici; o meglio un club di donne
che compongono l'Outdoor Co-Ed Topless Pulp Fiction
Appreciation Society (OCETPFAS),
una iniziativa che ha come obiettivo quello di invitare tutti
alla lettura, ma soprattutto rivendicare i diritti delle
donne. Il gruppo spiega come molti uomini si ritrovino a
torso nudo nel bel mezzo di Central Park a giocare a pallone con
amici o a leggere un buon libro: allora perché anche le donne
non possono farlo? Non è un reato per gli uomini, perché mai
dovrebbe esserlo per le donne?
Una delle fondatrici spiega perché il club utilizzi il nome di
Pulp Fiction: «Il 'pulp' è uno dei nostri generi
preferiti, è dinamico e avvincente e le protagoniste, in
copertina, sono spesso poco coperte, proprio come noi». Così
come esistono i caffè letterari, le donne portano al
parco cibo, bevande, una coperta e, chiaramente
l’immancabile libro, mezzo per intavolare interessanti
discussioni.
Come vuole la tradizione ci sono coloro che le definiscono
esibizioniste ma loro si difendono ribattendo: «Siamo
donne di tutte le razze, di tutte le età e di tutte le
condizioni. Una di noi è sulla sedia a rotelle. Noi vogliamo che
nessuna si senta discriminata o provi vergogna, perché questo è
un nostro diritto e lo rivendichiamo. Molte persone, poi, si
complimentano con noi per l'iniziativa perché leggere è
importante».
Anche gli uomini sono ammessi al Club, purché siano
amici fidati e persone che non si rivelino maniaci come
spesso è capitato, racconta una delle donne.
Per cui, care amiche e lettrici, l’estate è alle porte,
il primo caldo si fa sentire… che aspettate allora a
seguire l’esempio della Grande Mela? |
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Invasione
spagnola a Canale 5
di Giuseppe Bosso
Era il 10 giugno dell’anno scorso quando Canale 5 trasmetteva la
prima puntata di una sconosciuta serie proveniente dalla
Spagna, ambientata all’inizio del ‘900, incentrata sulla
tormentata storia d’amore tra i due protagonisti, Pepa e
Tristan, sullo sfondo delle vicende degli altri protagonisti
e di una nazione alle prese con forti disuguaglianze sociali
e nel pieno di una rivoluzione popolare.
Il Segreto è stato decisamente il fenomeno
televisivo dell’ultima stagione, come dimostrano gli
ascolti, l’ondata di popolarità riscontrabile in
rete e la calorosa accoglienza che hanno ricevuto gli
attori protagonisti che nel corso di questi mesi sono venuti nel
nostro Paese, ospiti dei salotti di Pomeriggio Cinque e
Verissimo.
Sull’onda del successo delle vicende di Puente Viejo
Mediaset ha continuato ad attingere dai palinsesti iberici,
e così, a partire da fine aprile ecco, nel prime time del
venerdì, Il tempo del coraggio e dell’amore,
ambientato a ridosso dell’inizio della dittatura franchista
e, prossimamente, per sostituire durante l’estate
Uomini & Donne, Cuore ribelle-Bandolera,
con la quale gli spettatori viaggeranno indietro nel tempo fino
all’Andalusia di fine Ottocento, tra rivoluzione
civile e intrighi nella migliore tradizione del genere.
Pepa, Sira e Sara; tre splendide protagoniste,
così diverse e così uguali tra loro; una umile levatrice
innamorata del nobile e aitante militare; una ingenua sartina
ingannata dall’amore e improvvisamente trasformatasi in
agente segreto e una studentessa inglese che decide
di abbandonare la vita agiata per abbracciare la causa
rivoluzionaria.
Ripeteranno le due nuove serie il boom del Segreto? I
primi ascolti de Il tempo del coraggio e dell’amore sono
piuttosto positivi, anche se il precedente tedesco degli
anni scorsi (Tempesta d’amore arrivata in sordina
nell’estate 2006 con grande riscontro tuttora durante apripista
di altre soap teutoniche non altrettanto scoppiettanti,
almeno per gli spettatori italiani) non sembra di buon auspicio.
Sia come sia, pare proprio che alle telespettatrici (ma
anche telespettatori, non pochi) italiane la Spagna piaccia
(o gusta, fate voi) parecchio. Sarà l’ambientazione storica,
saranno le vicende passionali e intriganti che in costume
fanno forse più effetto che in un contesto contemporaneo,
sarà il carisma dei protagonisti, ma tant’è; sarà il
tempo a dirci se questa ondata di popolarità iberica sarà
stato solo un temporaneo innamoramento o se invece sarà la
base per un futuro e proficuo scambio continuo con una
realtà tutto sommato non molto diversa da quella italiana. |
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PINK NEWS Sarte
molto speciali per la Fenice
di Giuseppe Bosso
Una notizia molto positiva che, tra i tanti problemi
legati alla difficile condizione delle detenute italiane,
accende uno spiraglio di luce.
Arriva dalla Giudecca, istituto penitenziario
femminile situato nell'omonima isola di Venezia, dove
è attivo dal 2001 un laboratorio di sartoria,
inizialmente riservato alla produzione delle divise, dallo
scorso mese di agosto diventato un punto vendita che può vantare
un cliente d'eccezione: il Gran Teatro La Fenice,
punto di incontro per gli appassionati della lirica lagunari e
non solo, che ha affidato proprio a loro la realizzazione dei
costumi per il coro della Tosca in programmazione.
L'iniziativa nasce dall'attività de
Il
Cerchio, cooperativa sociale operativa da quasi vent'anni
nel capoluogo veneto, e che da tempo ha abbracciato con passione
la causa del reinserimento nella società di queste
detenute, nella speranza che una volta ritornate in libertà
abbiano la possibilità, attraverso il lavoro, di mettere
definitivamente alle spalle un passato turbolento e poter
riprendere un regolare percorso di vita.
Italiane e straniere, non di rado madri, queste
donne hanno accettato con entusiasmo di partecipare
all'iniziativa che dalle autorità locali è stata applaudita e
sostenuta fin dall'inizio. |
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DONNE Lorella
De Luca, molto di più che povera ma bella
di Deborah Palmerini
Lorella De Luca se n’è andata a gennaio: aveva 73 anni ed
era ormai cieca a causa di una malattia.
L’avevamo conosciuta giovanissima sul grande schermo e
tutti la ricordavano per la sua interpretazione nel film
diretto da Dino Risi Poveri ma belli e
nelle pellicole successive dello stesso filone; il film è
stato selezionato fra i cento film italiani da salvare.
Fu il lancio e la popolarità, conquistò tutti per la sua
semplice eleganza e per la grazia del suo
personaggio, Marisa.
La trilogia sui ragazzi dell’Italia del dopoguerra,
poveri ma di buoni sentimenti, era un affresco in
commedia di un Paese in difficoltà, tutto da ricostruire
ma positivo, proiettato verso il futuro e
sollevato dalle buone intenzioni della rivincita.
Lorella De Luca è stata brevemente anche valletta televisiva
nel quiz televisivo Musichiere di Mario Riva nel
1958, insieme all'altra "povera ma bella" Alessandra Panaro.
Lorella De Luca era nata a Firenze nel 1940 e aveva
debuttato a 15 anni diretta da Federico Fellini; un
inizio in grande stile che non le fece tuttavia perdere il
senso della professione nella quale aveva creduto sin da
ragazzina; si iscrisse infatti al Centro Sperimentale di
Cinematografia e studiò recitazione.
Si specializzò nel ruolo di ragazza giovane, bella e ingenua,
che portò anche in altre pellicole di successo. Lavorò con i più
grandi da Mario Monicelli a Vittorio De Sica e a
Marcello Mastroianni; e fu amicizia non solo sullo
schermo ma anche nella vita con Renato Salvatori e Maurizio
Arena, gli altri protagonisti dei film di Dino Risi, che la
lanciarono nel grande circo internazionale dello spettacolo.
Nel 1965 infatti, con lo pseudonimo di Hally Hammond,
recitò in Una pistola per Ringo, diretta da
Duccio Tessari: l’incontro artistico si trasformò presto in
un grande amore; Lorella e Duccio convolarono a nozze nel
1971 ed ebbero due figlie, Federica e Fiorenza;
successivamente interpretò parti di rilievo in altri nove film
diretti da Tessari.
Fra le pellicole importanti della sua carriera anche alcuni
peplum, film in costume sull'antica Roma molto in
voga negli anni ’50 e ’60; dal 1955 al 1993 recita in quasi
cinquanta film in ruoli diversi, quasi sempre doppiandosi da
sola.
Successivamente fu costretta ad abbandonare le scene a causa
della malattia che negli ultimi tre anni di vita la rese
cieca.
Come i grandi con i quali ha recitato e dai quali è stata
diretta, Lorella De Luca è uno dei nomi stellari del panorama
cinematografico italiano di tutti i tempi. |
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