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Telegiornaliste anno X N. 6 (394) del 17 febbraio 2014
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TGISTE Angela
Pedrini: imparerò a sorridere di più
di Giuseppe Bosso
Caporedattore di NewsMediaset e conduttrice di
Studio Aperto e di
Tgcom24,
Angela Pedrini, genovese e
professionista dal 2000, lavora a Mediaset dal 1996.
Come sei arrivata a Mediaset?
«Sono arrivata nel 1996, a 19 anni. Ero tornata a vivere da poco in Italia, a
Roma. Ero iscritta a Giurisprudenza, ma non avevo le idee chiare su cosa volessi
fare “da grande”. Grazie ad Enrico Mentana ho avuto la possibilità di fare uno
stage al Tg5, nella redazione Esteri: è stato il primo, mi ha assunta, ma ho
avuto la fortuna di lavorare con tanti direttori, e a ognuno di loro devo
davvero tanto; ho calcolato che sono a Mediaset da 17 anni, quasi metà della mia
vita!».
Cos'hai provato la prima volta in cui sei andata in conduzione a Tgcom24?
«Ovviamente tanta emozione; ma non paura, perché in regia ci sono persone
straordinarie, professionisti veri che non ti lasciano mai sola: sai che se
cadi, c’è una rete pronta a salvarti. In poche parole, non ti schianti; la
conduzione è un mestiere a parte, devi imparare a gestire i collegamenti, ma
anche i silenzi, i tempi, gli imprevisti; poi c’è il tono della voce a seconda
della notizia che stai dando e tante altre cose che impari solo dopo tanta
esperienza… e la strada nel mio caso è ancora lunga».
Adesso sei a Studio Aperto, tg che viene spesso criticato per i
contenuti di cronaca e gossip: cosa ne pensi?
«In realtà sono a Studio Aperto solo una settimana al mese per la
conduzione, il resto del tempo sono caporedattore della cronaca a NewsMediaset,
l’agenzia di Mediaset che fornisce i servizi ai telegiornali; spesso ho letto e
sentito le critiche, ma sono sempre stata convinta che non esistano notizie di
“serie A” e notizie di “serie B”; la differenza la fa come tratti una notizia:
basta affrontare tutti gli argomenti (anche i più leggeri) con serietà,
sobrietà, garbo ed intelligenza; e mi sembra che questo sia sempre stato fatto».
Quali sono, se ne hai, gli accorgimenti che segui dal punto di vista del
look?
«Non ne ho; nel senso che cerco di essere il più possibile me stessa. Non sono
una attentissima al look, preferisco le cose semplici e comode. Nella vita di
tutti i giorni apro l’armadio e metto le prime cose che capitano; non ci penso
più di tanto. E così faccio quando devo condurre, mi faccio consigliare dalle
costumiste. La differenza vera la fanno truccatrici e parrucchiere, tutte
bravissime a nascondere i difetti e esaltare i punti forti. Quando non conduco
davvero raramente mi trucco o vado dal parrucchiere».
Qual è la notizia che vorresti dare nel 2014?
«Tante. Tra tutte, forse, la ripresa economica e la crescita del tasso di
occupazione».
Avrai notato che sei tra le
tgiste più seguite e capsate dai nostri utenti: cosa ti suscita questo
seguito?
«Mi fa un enorme piacere e mi imbarazza anche un po’. Mi spiace quando qualcuno
scrive che sono troppo seria e che sorrido poco; ma hanno ragione, devo imparare
a sorridere di più. Certo, viste le notizie che dobbiamo dare non è
semplicissimo ma mi impegnerò a farlo!».
Cosa farai da grande?
«Questa è la domanda più difficile che mi si possa fare; non ne ho veramente
idea anche perché significherebbe avere delle aspettative, e a volte le
aspettative deludono. Mi piace vivere giorno per giorno senza fare grossi
programmi; sino ad oggi sono stata fortunatissima, tutto ciò che è arrivato è
stato inaspettato e per questo l’ho apprezzato e me lo sono goduto ancora di
più».
C'è tempo per gli affetti?
«Ci deve essere tempo per gli affetti; anche perché io ho quattro famiglie… no,
non mi sono sposata quattro volte; nel senso che ho la mia d’origine: mia madre,
la mamma che tutti i figli dovrebbero avere, mio padre, un pilastro che ha
sempre vissuto per noi, e la mia insostituibile sorella. Poi c’è quella che
costruisco quotidianamente con mio marito, un uomo eccezionale che capisce le
difficoltà del mio lavoro. E ancora, quella “acquisita” ovvero i miei suoceri e
i miei cognati; e poi i miei amici che sono assolutamente indispensabili, anche
loro una “famiglia”. Ma soprattutto sono mamma di due gemelli, Edoardo e
Vittoria, di tre anni e mezzo. Sono loro la ragione della mia vita, loro danno
un senso alla mia vita: non avrei potuto fare cosa più bella». |
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NONSOLOMODA Manie
di carnevale
di Silvia Roberto
Torna, per la gioia dei più piccoli, la festa più colorata
dell’anno.
Una festa che trae le sue origini dalla storia più antica;
che accumuna grandi e piccoli, sia che si faccia parte di una
generazione passata o di quella attuale.
Parliamo del Carnevale, un momento che consente per una
intera giornata di trasformarsi nel personaggio supereroe
che si è sempre amato.
Le domande sono: qual è la tendenza per questo 2014? Cosa
indosserò? Con quel costume non risulterò troppa antica?
In realtà è proprio questa festa che dà la possibilità di
sbizzarrirsi, impersonando qualsiasi personaggio: c’è chi
predilige i modelli più classici, mai passati di moda,
come Arlecchino o Pulcinella; così come da sempre
regnano sovrani i personaggi della Disney, da Minnie
a Paperina, passando per Pluto e Topolino.
I bambini seguiranno quasi sicuramente i supereroi
o le star del momento, e le strade già impazzano di
Peppa Pig, così come tutti gli altri protagonisti della
serie.
Gli adulti si soffermeranno, invece, sui particolari,
su quei dettagli che possano fare la differenza;
predominano, soprattutto per le Lei, costumi che enfatizzano
le forme; ci riferiamo al costume da infermiera come
anche quello da dottoressa dal camice bianco, che gli
uomini apprezzano sempre. Ma questo vale anche per i
maschietti che, per mostrare il loro fascino ed essere
seducenti, non potevano non scegliere costume che più attrae
il genere femminile: il costume da poliziotto. Quando
si dice, il fascino della divisa!
Un motto che, come ben si evince, ha spopolato anche per questa
festa.
I teenagers punteranno invece su un costume ideato da
soli, magari con stoffe e materiali già presenti in casa. I
più ricercati rimangono sempre quello della mummia così
come un travestimento da punk o da fantasma.
Tante sono le idee, tanti i travestimenti che si possono
effettuare. Ma quello che sicuramente accumuna le diverse
generazioni è la voglia di divertirsi, di abbandonare
per un attimo la realtà, soprattutto quella che stiamo
vivendo attualmente, che sembra non lasciare scampo. Eppure il
Carnevale riesce a fare questo: non importa cosa indosserai,
quello che farai o con chi andrai, l’importante è mettere in
primo piano allegria e spensieratezza. Parola d’ordine:
divertimento.
Per cui, che la magia abbia inizio e … buon Carnevale
a tutti! |
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Su
Raiuno i Braccialetti Rossi
di Veronica Speranza
La regia di Giacomo Campiotti ha scelto il format
catalano Polseres vermelles.
La serie segue le vicende di alcuni ragazzi (Leo, Vale,
Cris, Davide, Tony e Rocco) ricoverati in ospedale ed
ognuno con un diverso problema di salute; le loro vite si
intrecciano e i giovani fanno amicizia.
Leo regala a tutti i braccialetti identificativi,
ricevuti durante i suoi interventi chirurgici e questi
diventano il simbolo del gruppo.
Come in ogni gruppo che si rispetti ogni membro ha ruolo ben
preciso: nel dettaglio c’è Leo, il "Leader",
interpretato da Carmine Buschini, che ha 17 anni, è malato di
tumore e ha subito l’amputazione di un arto
inferiore.
Incontriamo Vale, lui è il "Vice-Leader", nei suoi panni
Brando Pacitto, condivide con Leo la stanza e la cotta per Cris;
Aurora Ruffino è Cris, la "Ragazza", è malata di
anoressia; il "Bello" è Davide, alias Mirko Trovato,
ha solo 14 anni e soffre di problemi di cuore. Tony è un
ragazzo che lavorava nell’officina di suo nonno ed ha avuto un
incidente con una moto che provava clandestinamente. Per il suo
carattere sbarazzino è suo il ruolo de il "Furbo",
l’attore è Pio Luigi Piscicelli. Infine Rocco, Lorenzo Guidi, è
l’"Imprescindibile", interpreta il ruolo di un bambino di
11 anni in coma ed è il narratore della serie.
Le vicende sono semplici e speciali, ognuno con i suoi
problemi, ognuno con le sue emozioni, ci si ritrova in
ospedale tutti insieme a condividere e ad interagire.
Le difficoltà diventano più leggere se ci sono gli amici,
loro ti capiscono, ti confortano quando e se c’è bisogno.
E poi nasce l’amore, quello genuino, pulito degli
adolescenti, quando ci si fanno promesse eterne, quando
il per sempre diventa oggi.
Un cast di giovani talenti che hanno dato spazio ad una
tematica difficile, la malattia, attraverso questa fiction
il messaggio che passa è che i malati possono essere trattati
da persone.
Magistrale il modo di raccontare i pazienti in ospedale.
Se a tutto aggiungiamo poi una colonna sonora
eccezionale, che vanta nomi come quelli di Laura Pausini,
Emma, Tiziano Ferro, Emis Killa... allora
il successo è assicurato! |
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Il
web che odia le donne
di Malvina Podestà
Il web, entrato negli ultimi anni sempre più
prepotentemente nelle nostre vite, è un universo tutto in
evoluzione e da scoprire. Internet è diventato un mondo
parallelo dove tutto è possibile: qui si può guadagnare,
lavorare, interagire, aiutare il prossimo attraverso soluzioni a
volte impossibili nella vita reale.
Ma come ogni fenomeno così vasto e sconfinato il web nasconde
ombre pesanti ed è popolato anche da persone con cattive
e brutali intenzioni.
Su internet esistono truffe, raggiri e si possono perdere
molti soldi, ma si può perdere anche qualcosa di molto più
importante: la propria sicurezza e serenità.
Stalking, Sexting, Grooming,
Cyber bullismo... di crimini “online” oggi
ne esistono davvero molti: si va dal furto d'identità
all'uso improprio di foto e informazioni, dall'adescamento
alla diffamazione.
Questi pericoli sono decisamente più vicini al gentil
sesso: «il 90% delle vittime di stalking online sono
donne» ha affermato il direttore investigativo della
Polizia Postale, Carlo Solimene.
Le denunce contro i propri persecutori rimangono però
poche: nel 2013 sono state registrate 150 denunce di
donne, un numero in grosso aumento (raddoppiato) rispetto
all'anno scorso, ma ancora lontano dalla realtà del fenomeno.
Si stima infatti che per ogni denuncia alle autorità ce siano
almeno cento sommerse.
La maggior parte degli insulti e delle parole d'odio
del web sono quindi dirette a donne, sia persone comuni che
personaggi pubblici, pesantemente insultati per qualche
dichiarazione o azione mal vista.
Purtroppo non sono solo le donne adulte ad essere vittime del
web: molto spesso si tratta anche di ragazze molto giovani,
a volte poco più che bambine.
La cronaca ha ultimamente riportato molti casi di
baby-prostituite che hanno iniziato a vendere il proprio
corpo dopo contatti e richieste su Facebook e sui social
network; Altro fenomeno molto diffuso tra i giovani è quello del
"sexting", ovvero dello scambio tramite chat di foto
osé e sessualmente esplicite, che rischiano di
disperdersi nella rete in modo incontrollato. Ma se vendere
e mostrare il corpo per molte giovani diventa il prezzo da
pagare per avere maggiore popolarità, per altre la mancanza di
quest'ultima diventa una sofferenza troppo grande da
sopportare.
Caso drammaticamente molto noto è quello della 14enne che si
è tolta la vita nel padovano in seguito agli insulti ricevuti
sui suoi profili online. Solo uno dei tanti suicidi causati
proprio dalla brutalità della rete, in una fascia d'età così
fragile e imprevedibile.
Ed è proprio per sensibilizzare i cittadini sui gravi
rischi e pericoli del web che è nato il Safer Internet Day,
celebrato l'11 febbraio scorso con diversi eventi per cercare di
rendere internet un luogo più sicuro, sopratutto per le donne e
per i più giovani.
Ovviamente sono i social network, dove condividiamo il maggior
numero di foto, informazioni e ricordi personali, il luogo più
pericoloso; sebbene in questi siti sia quasi impossibile rendere
privato qualcosa, ci sono però degli accorgimenti utili
per forviare male intenzionati: usare sempre password diverse
per i vari siti, non accettare contatti con persone
sconosciute, stare alla larga da profili fake, non
pubblicare mai i propri dati (come indirizzo di casa, numero
di telefono, ecc.) e non essere mai dettagliati sui propri
spostamenti ed orari. Inoltre sarebbe bene fornirsi di un
buon anti-virus e fare attenzione a scaricare solo app
sicure e certificate.
Ma questi rimedi basteranno contro l'infinità di pericoli che
si possono trovare online? C'è chi pensa che la soluzione
migliore sia quella di eliminare l'anonimato e la
possibilità di creare identità false sul web; per altri è
necessario partire dalle giovanissime generazioni, ormai
nate e cresciute dentro il web, e insegnare loro che anche lì,
su Facebook e sui siti internet, esistono regole e dignità.
Ma forse mostrare ai più piccoli che esiste un mondo di
sentimenti, emozioni e divertimento al di fuori del PC,
dello smartphone e del tablet sarebbe l'insegnamento più
grande.
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DONNE Il
noir al femminile di Paola Alberti
di Antonia Del Sambro
Paola Alberti è presidente del
Premio
Letterario Europa, l'unico in Italia riservato alla
narrativa noir al femminile, e ha collaborato come
giornalista su varie testate, conducendo anche una rubrica tv
dedicata ai libri. Da anni pubblica con successo gialli e noir e
nel 2004 ha fondato, insieme al giornalista Franco De Rossi, la
"Compagnia del Delitto", specializzata in
murder party. Da allora cura la regia e scrive anche i testi
per “Cene con delitto” messe in scena con successo in
tutta Italia.
Paola lei è una scrittrice di gialli: come nasce la sua
passione e quanto è difficile per una donna farsi conoscere in
questo ambito? Non sarebbe stato più facile con un libro di
cucina o di fiabe per bambini?
«Per me leggere è come respirare, non è possibile smettere... ho
iniziato a leggere libri prestissimo e a otto anni leggevo di
nascosto i Segretissimi di mia madre e anche l'intera produzione
di gialli di Agatha Christie. Sono stati i primi libri che ho
letto, insieme ad una vecchia edizione Mondadori di "Madame
Bovary" che leggevo di nascosto, la notte, complice una piccola
lampada messa sotto la coperta per non farmi scoprire da mia
madre. Per una donna è difficile, in Italia, affermarsi
nell'ambito della narrativa cosiddetta di genere, ci si aspetta
sempre che scriva un libro di ricette o una fiaba per bambini,
ma io confesso che non ho mai provato alcun interesse per
cucinare e penso che le fiabe per bambini possono essere anche
per adulti, Harry Potter docet. Proprio per favorire la
letteratura di genere al femminile da undici anni organizzo, nel
mese di marzo, il Premio Letterario Europa, l'unico in Italia
rivolto alle scrittrici di racconti gialli e noir. Il Premio ,
che ha il patrocinio della Regione Toscana e del Comune di Pisa,
è completamente gratuito e nelle ultime edizioni ha avuto
madrine d'eccezione, come la scrittrice Margherita Oggero».
In uno dei suoi lavori c'è un evidente omaggio a Agata
Christie, dobbiamo presumere che è la sua musa o che comunque si
ispira molto a lei e alla sua scrittura?
«Il mio primo libro di racconti gialli e noir, "Il delitto si
addice a Eva", aveva il sottotitolo "con un omaggio ad
Agatha Christie", perché chiudeva la breve raccolta di
racconti una storia, "Nero d'Egitto", dedicata proprio
alla Christie, con una citazione iniziale dal suo libro "C'era
una volta". Agatha Christie rimane per me l'indiscussa
regina del giallo classico, quello della "golden age" per
intenderci, ma nel mio libro di racconti gialli e noir "Lezioni
di cattiveria", nelle storie che ho scritto per le trenta
antologie pubblicate e più ancora nel romanzo che ho finito di
scrivere ma che non ho ancora pubblicato mi sono distaccata dal
giallo classico per avvicinarmi a quelli che io chiamo
"territori di confine", dove si possono decodificare segnali
provenienti dal mondo sovrannaturale. Per me l'importante è
riuscire ad essere un tusitala, un "narratore di storie",
proprio come gli indigeni chiamavano il grande Stevenson.
Scrivere una storia dove tutti si possono riconoscere, scriverla
con “il sangue del proprio cuore” questo è il mio obiettivo di
scrittrice, soprattutto nel romanzo».
Chi sono i suoi lettori, chi partecipa alle sue
presentazioni, chi le scrive di solito per farle i complimenti?
«I miei lettori sono di ogni tipo, sono lettori che scelgono una
storia di mistero che potrebbe capitare anche a loro, sono
lettrici che si sono riconosciute nelle donne del mio primo
libro “Il delitto si addice a Eva”, vessate dai capo
ufficio, tradite dall'amica del cuore e dal marito e divertite
da una possibile tremenda vendetta letteraria. Ancora oggi
tengo, infilato in una tazza nella mia libreria, un tralcio di
fiori bianchi in raso che una mia lettrice mi regalò alla prima
presentazione de “Il delitto si addice a Eva” a Pisa e
una piccola civetta in peluche, avevo una collezione di oltre
cinquecento gufi e civette, che mi regalò un'altra lettrice per
la presentazione di “Lezioni di cattiveria” in Maremma».
Il libro che non ha ancora scritto e che le piacerebbe
scrivere?
«È il prossimo, quello che ho iniziato a scrivere, in realtà; è
la storia di una rinascita spirituale, di una serie di
combattimenti spirituali. Al centro di tutto c'è l'Energia, la
fonte primaria - Dio, per me che sono credente, Budda o Maometto
o, comunque, la Fonte primaria della vita, e la storia di una
folgorazione sulla Via di Damasco, che può accadere a chiunque,
in un giorno qualunque, trasformando l'ordinario in
straordinario». |
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