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Telegiornaliste anno IX N. 36 (380) del 28 ottobre 2013
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TGISTE Maria Elena Fabi: tra radio e tv sempre in crescita
di Giuseppe Bosso
Conduttrice
radiofonica di
Radio Uno (dove si alterna con Emanuele Dotto ai microfoni di Domenica
Sport e nei fine settimana conduce la trasmissione mattutina Caffè
ristretto) e inviata di
Uno Mattina,
incontriamo Maria Elena Fabi.
Come sei arrivata a Radio Uno?
«La rete mi ha sottoposta ad un provino che è andato benissimo; avevo già
lavorato in un contesto radiofonico e devo dire che per me questo programma è un
po’un tuffo nel passato, mi ricorda tanto La giostra del gol, il mio primo
programma, dove curavo una rubrica dedicata alla musica per la quale intervistai
artisti come Al Bano e Gigi D’Alessio».
Ti sta stretto lo spazio di Uno Mattina?
«No; mi è sempre piaciuto provare e sperimentare cose nuove; a Rai International
ho condotto in studio, spaziando dall’attualità all’intrattenimento; ho girato
il mondo e l’Italia, con Sereno Variabile e sempre a Rai International, andando
alla scoperta di luoghi fantastici».
Quanto ha contato per te l’aspetto fisico?
«Intanto grazie della domanda (ride, ndr). Mi trovi davvero carina? Scherzi a parte… in radio conta poco l’aspetto fisico; per quanto riguarda la televisione
devi essere innegabilmente gradevole. Attenzione, non intendo certo nel senso di
super bella alla Bélen, ma piacente, educata; entri in casa della gente e devi
ispirare fiducia e simpatia; per me è questa l’importanza dell’aspetto fisico».
Quali interviste, tra quelle che hai fatto, ti sono rimaste nel cuore?
«Hillary Clinton e Rudolph Giuliani; ma anche l’intervista che io ho fatto per
la televisione cinese, tempo fa; vedermi sottotitolata nella loro lingua mi ha
emozionato e responsabilizzato contemporaneamente. E poi, in ambito extra
lavoro, ho passato una splendida giornata con Sting nella sua casa in Toscana.
Ma non era per un’intervista».
Cosa farai da grande?
«Decisamente la giornalista…».
È vero che hai anche un passato da attrice, con una curiosa parentesi di un
film a cui dovesti rinunciare per non essere iscritta al collocamento degli
artisti?
«Sì, quella cosa è vera; ma per me fu un gioco, una cosa a cui mi trovai a
partecipare per caso poco più che adolescente in occasione di una gita a Roma
con la mia mamma e mia sorella. Il film era dei fratelli Taviani,
indiscutibilmente una cosa più che interessante. Ma non ho mai avuto velleità
artistiche, anche se ho frequentato la scuola di recitazione con future attrici
di spessore come Luisa Ranieri e Caterina Murino».
Hai mai ricevuto proposte indecenti?
«Non nell’ambito del mondo dello spettacolo. Purtroppo le persone poco educate e
per niente professionali è inevitabile trovarle».
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NONSOLOMODA Che
pelo... mi metto?
di Michela Tortolano
Creata per trasmettere un messaggio… avvolgente come un caldo
abbraccio, in edizione limitata: è la giacca composta da peli…
di uomo.
Su questa pelliccia umana gli animalisti non avranno di
che lagnarsi e, anzi, il settore da cui proviene la materia
prima è quello del riciclo: gli scarti di rasature maschili
vengono recuperati e sottoposti ad un processo di pulitura e
sterilizzazione, poi minuziosamente assemblati per colore,
lunghezza e tipologia e pazientemente tramati sulla stoffa
che costituirà, assieme ai peli, il prodotto finale; la
laboriosa realizzazione dell’originale capospalla richiede più
di cento ore di lavoro e più di un milione di peli.
La giacca pelosa non è stata portata in passerella, ma si
allinea comunque bene allo stile scelto dei maggiori brand per
la collezione autunno inverno, che rivisita capi maschili e a
favore del total black o del grigio, adattati alle curve
femminili.
Ma l’idea “geniale” non nasce per lanciare un trend unico
destinato ai più esigenti, bensì da un messaggio (pubblicitario)
che un marchio di bevande inglese voleva giungesse al
potenziale consumatore: bevi Wing-Co e riscopri la tua
mascolinità.
Ma la creazione ha destato tanta curiosità, che è stato deciso
di replicarla e di metterla in commercio. E a questo punto
perché non creare anche per la versione femminile?! Ecco appunto
che non manca l’edizione for woman.
Chiaramente il costo del nuovo capo d’abbigliamento è esoso e
non accessibile alla maggioranza, ma vediamo se la richiesta
arriverà a livelli tali da costringere creatori e produttori ad
abbassare il prezzo… |
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TUTTO TV Claudia Romani, il mio successo in giro per il mondo
di Giuseppe Bosso
Originaria dell'Aquila, modella e show girl popolarissima in
Europa e negli States, Claudia Romani è molto nota e apprezzata
anche in Italia.
Se non avessi lasciato l’Italia credi che avresti ottenuto la
popolarità che hai trovato?
«Sono stata in Danimarca e lì ho avuto molto successo; poi
Londra e ora Miami... splendido viaggiare, ma ogni volta ho
dovuto quasi ricominciare e non è stato un percorso semplice.
Forse in Italia avrei avuto più successo: è la mia terra, ci
sono molti programmi tv… purtroppo però spesso mi è capitato di
avere a che fare con persone non troppo serie e di ritrovarmi in
situazioni spiacevoli».
Essere inserita dalla FHM tra le 100 donne più sexy del mondo
cosa è stato per te? Come l’hai vissuto?
«È stato un onore, anche perché è successo all'inizio della mia
carriera, mi ha dato di certo voglia di continuare».
Cosa sono per Claudia Romani la bellezza e l’immagine?
«Credo che la bellezza sia un biglietto da visita, ma se non
supportata da altre doti non dà molto; sono una donna
mediterranea, formosa e spero di lanciare un messaggio positivo
per le giovani. Anche una donna formosa, non rifatta e non
perfetta può essere nei media ed essere se stessa; è importante
migliorarsi, essere "fit" ma rispettare il proprio "body Type"».
Sono fondamentali per avere successo?
«É importante aver un'immagine piacevole, ma ancora di più
essere una business woman; inoltre ci sono molte modelle o
personaggi celebri che hanno un look particolare o forte più che
bellezza tradizionale».
Perdona la banalità: hai mai avuto proposte indecenti?
«É capitato, ma ho sempre scelto a strada lecita e sempre
continuerò a farlo!».
La rete e i sociali network sono un supporto o una croce per
te?
«Sono un grande supporto per la popolarità ed essere in contatto
con i fan, ma a volte capitano cose spiacevoli; ho molti fake e
addirittura c'è stato un sito di odio, ora chiuso dalla polizia:
è facile dire o fare cose spiacevoli nascondendosi dietro uno
schermo…».
Cosa ti ha gratificato maggiormente?
«Il supporto del pubblico; ricevere lettere e messaggi in
continuazione mi fa pensare che stia facendo qualcosa di giusto»
Scusa se riapro una ferita dolorosa: come hai vissuto, da
aquilana, il terremoto del 2009?
«Ero a Miami ma tutta la famiglia all'Aquila: la vita è
cambiata, di certo la serenità interiore è diminuita; è stata
dura ed ancora lo è, ma la città tornerà ad essere quella di un
tempo».
E cosa hai trovato nei tuoi concittadini quando sei tornata?
Rassegnazione, sconforto o voglia di ricominciare?
«Subito dopo il terremoto i supermercati erano vuoti, c'era
l'esercito in città ma pochi cittadini, scosse continue... ma
tutti si sono rimboccati le maniche. Il centro è ancora zona
rossa, ma pian piano la città sta tornando a vivere; non c'è
rassegnazione, c'è voglia di ricominciare anche se è dura».
Qualche piccolo suggerimento sul look per le nostre lettrici.
«Vestirsi in base al proprio body type invece di seguire
la moda ad ogni costo; migliorarsi tramite ginnastica; mangiare
sano... ma non privarsi dei piaceri della vita! A volte un
gelato o una serata "lazy" davanti alla tv fanno tanto per
l'umore! E gli uomini amano le curve…».
Cosa farai da grande?
«Sono già grande! Spero di fare più tv, avere una mia linea di
prodotti e magari fare un libro o dvd di fitness e alimentazione
sana e consigli per le donne».
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e parapendio, un connubio inscindibile
di Maria Cristina Saullo
Il sogno dell’uomo, sin dai tempi antichi, era quello di
avere le ali. Ora basta prenderle in prestito.
Non bisogna essere esperti in materia o spericolati per spiccare
il volo: basta una vela e un istruttore che vi
condurrà, attraverso il cielo terso, nei meandri della
libertà più assoluta.
La terra, il vuoto, il vento che ti sfiora il viso e ti fa
sentire in pace con te stessa e il mondo intero…
Le montagne, l’orizzonte, gli uccelli che sembrano così lontani
ma, allo stesso tempo, così vicini da poterli accarezzare; tutto
intorno calma e pace. Sensazioni difficili da commentare,
che si provano solo volando in parapendio, uno sport che,
da tempo immemore, affascina intere generazioni, dai più grandi
ai più piccini.
Numerosi sono, infatti, gli appassionati e tra essi
molte donne, che si cimentano in un’avventura senza eguali;
le mode cambiano e anche il genere femminile si evolve e si
cimenta in sport prerogativa, illo tempore, solo degli uomini.
Si inizia con un volo in tandem per poi spiccare verso
orizzonti infiniti; le location sono splendide: a
picco sul mare, sui laghi, tra le montagne… scenari da fiaba,
incastonati tra le bellezze della nostra penisola, dove poter
veleggiare immersi in quella brezza e pace dell’anima
indescrivibili.
Emblematica è l’esperienza della nota scrittrice e giornalista
Rai Laura Costantini che, alcune estati fa, ha provato
per la prima volta l’ebbrezza del volo in biposto nell’Alto
Tirreno cosentino.
Era una bellissima giornata di sole: il vento spirava
nella direzione giusta, il cielo limpido e senza dubbi. Una
condizione perfetta! È bastato poco per convincerla e, dopo
qualche minuto, eccola volteggiare con una vela colorata insieme
a Nicholas, il suo istruttore.
«Ti capita di vederli – ha affermato Laura – macchie colorate
contro il cielo estivo e ti capita di pensare che quelle
lassù, appese ad una vela e ad un filo di vento, non devono
avere tutte le rotelle al loro posto. Poi, ti capita di arrivare
in Calabria e di incontrare un gruppo di ragazzi che, con questo
sport, hanno trovato il modo di esprimere se stessi, la
voglia di guardare oltre i limiti ristretti di una terra
bellissima, ma difficile da vivere. E capita – continua
Costantini – che ti convincano, senza faticare molto, a
provare. Per una che soffre di vertigini anche solo
avvicinarsi al ciglio di un burrone, 600 metri a strapiombo, è
qualcosa di più di una semplice sfida con se stessi: è un atto
di fede nei confronti della forza invisibile del vento, dell’ala
di stoffa colorata, del tuo istruttore. Ti viene chiesto di
correre contro quel vuoto e di affidarti completamente,
dimenticando tutti gli istinti più antichi, quelli che da
millenni ripetono negli orecchi degli esseri umani che volare
non ci compete, che il cielo non è il nostro posto. Ti viene
chiesto e tu lo fai. Magari con gli occhi serrati e il cuore in
gola, ma lo fai. E all’improvviso – incalza – i tuoi piedi sono
nel vuoto e qualcosa ti afferra e ti porta su: è il vento; è la
vela; è quello che provano gli uccelli, gli aquiloni, forse gli
angeli. E le parole non bastano più: bisogna provarci».
Un racconto che ti trascina nella realtà pura che solo le
sensazioni di una donna sanno descrivere: sono infatti tante
le ragazze che da quando hanno provato a cimentarsi in questo
sport non lo hanno più lasciato. Anzi, molte di esse hanno
affrontato mesi e mesi di studio, in una scuola
specializzata, certificata dall’aeroclub Italia, per conseguire
il brevetto.
Una vera conquista: il sogno di Icaro che si avvera anche
per le donne, forti di quel senso di beltà che riescono
ad esprimere in qualsiasi sport.
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DONNE Alice
Munro: un racconto, una favola, un premio letterario
di Silvia Roberto
Vincitrice per 3 volte del Governor General’s Award, il
più importante premio letterario canadese, Alice Munro è
cresciuta in una famiglia di allevatori e agricoltori; si
avvicina alla scrittura in adolescenza, scrivendo e pubblicando,
nel 1950, la sua prima novella, The Dimensions of a Scado,
quando ancora era alla University of Western Ontario dove
frequentava la facoltà di Inglese dal 1949, abbandonata poi nel
1951 per sposare James Munro e trasferirsi a Vancouver, British
Columbia.
Durante il periodo universitario ha lavorato come cameriera,
raccoglitrice di tabacco e impiegata di biblioteca; dal
primo matrimonio ebbe tre figlie, Sheila, Catherine (che
morì solo quindici ore dopo il parto) e Jenny; nel 1963 tutta la
famiglia si trasferì a Victoria dove aprirono i Munro’s Books.
Nel 1966 nacque anche Andrea; solo due anni dopo, nel 1968, uscì
la sua prima raccolta di racconti, La danza delle
ombre felici che ottenne una meravigliosa critica,
vincendo il suo primo Governor General’s Award.
Nel 1971 pubblicò come romanzo una raccolta di storie,
Lives of Girls and Women; solo l’anno successivo, con il
divorzio da James Munro, Alice decide di tornare in
Ontario, dove si specializza come Writer-in-Residence.
Nel 1976 si sposa con il geografo Gerald Fremlin andando
a vivere in una fattoria nei pressi di Clinton, Ontario,
trasferendosi però, poco dopo, in città. Nel 1978 arriva il suo
secondo premio per il Governor General’s Award con la
pubblicazione della raccolta di novelle Chi ti credi di
essere?
Da quel momento in poi e fino al 1982 la scrittrice, divenuta
oramai famosa, va in giro per Australia, Cina Scandinavia,
ottenendo il Writer-in-Residence sia alla University of British
Columbia che alla University of Queensland.
Alice pubblica e si fa conoscere sempre di più: il
racconto The Bear Came Over The Mountain tratto
dal libro Nemico, amico, amante… è arrivato al
grande schermo in un film diretto da Sarah Polley dal
titolo Away from Her - Lontano da lei; nel 2005 le
viene conferito dal sovrano del regno di Redonda il titolo di
Duchessa dell’Ontario, mentre proprio quest’anno è stata
insignita del premio Nobel per la Letteratura come “maestra
del racconto breve contemporaneo”.
Una scrittrice divenuta grande per suoi racconti che indagano
le relazioni umane analizzate attraverso la lente della
vita quotidiana: come non ammirarla?
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