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Telegiornaliste anno IX N. 35 (379) del 21 ottobre 2013
 
	
		
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			| TGISTE Addio, 
Sara di Giuseppe Bosso 
 Se n'è andata in silenzio così come in silenzio, ma allo stesso tempo con
garbo e attenzione, aveva vissuto una soddisfacente per quanto ancora 
troppo breve carriera giornalistica.
 
 Sara Bianchi ci ha lasciati improvvisamente 
domenica 12 ottobre, cogliendo di sorpresa e lasciando sgomenti i suoi cari e i 
suoi colleghi de Il 
Sole 24 Ore; tutti stretti intorno ai suoi familiari e in particolare a
Francesco Gaeta, quel marito tanto amato conosciuto proprio nella 
redazione del principale quotidiano economico italiano, dove era approdata dopo 
i primi passi mossi a Telenova.
 
 Originaria di Sesto San Giovanni, divenuta professionista poco più che 
trentenne a metà degli anni '90, dopo l'esperienza nell'emittente paolina 
approda a Ventiquattrore.tv, il canale televisivo del Gruppo 24 Ore, nato 
nel 2001 con l'intenzione di diventare la risposta italiana ai canali tematici 
statunitensi come CNBC e Bloomberg, prima di passare al web e di andare incontro 
a una sfortunata chiusura nel 2007; da ricordare certamente la diretta che 
Sara condusse quel tragico 11 settembre 2001, quando l'attacco alle Torri 
Gemelle segnava simbolicamente l'inizio di un decennio di incertezze e crisi 
economica in tutto il mondo.
 
 Ma anche nell'ordinaria amministrazione, nella quotidianità dei giorni 
'ordinari' Sara Bianchi, ricordata in rete come 'la ragazza della giacca 
rossa', era una giornalista impegnata e attiva, e non possiamo che unirci 
con commozione e cordoglio al ricordo di quanti, colleghi e spettatori, l'hanno 
conosciuta e amata giorno per giorno.
 
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			| NONSOLOMODA Storia 
				del bustino 
				di Michela Tortolano 
 Fascino, pudore, nostalgia, seduzione, austerità e ribellione: 
				questi temperamenti regolano stili e modelli, presenza ed 
				assenza del corsetto, in tutte le mode. Passano secoli, epoche, 
				anni, ma il bustino non scompare mai dalle tendenze.
 
 È un indumento molto antico, tanto che se ne ha traccia 
				nell’antica Grecia e nel popolo Romano.
 
 Ma i primi cenni risalirebbero, addirittura, a duemila anni 
				prima di Cristo. Basti però sapere che le signore greche e 
				romane erano molto attuali per gusto e stile: non amavano i seni 
				rilassati e dunque usavano sostenerli, anche se lasciati nudi, 
				con bustini rinforzati da stecche; ma non è servito sempre 
				per esaltare la femminilità.
 
 L’estetica del tempo non favoriva le taglie prosperose: dunque 
				quelle donne ben dotate, ricorrevano, per contenere 
				l’abbondanza, al corsetto di cuoio. Chi la natura aveva dotato 
				di seni dalle dimensioni aggraziate poteva invece utilizzarlo 
				per sublimare le curve ed enfatizzare i connotati della propria 
				femminilità.
 
 Anche il Medioevo è un periodo in cui l’uso del corsetto viene 
				utilizzato per pronunciare la figura longilinea, quella 
				maggiormente prediletta, secondo i gusti dell’epoca, che 
				contribuiva a conferire un aspetto agile e composto alla figura 
				femminile. Chiaramente il gusto di quel lungo periodo muta ed 
				anche il corsetto assume dettagli e scopi diversi: le 
				forme tonde e generose sono quelle favorite e l’accessorio che 
				fino a quel momento delineava la figura, senza scoprirla, ora 
				serve a scandire ampie scollature anche se, il seno, non era il 
				vero oggetto del desiderio da esibire ed ammirare. Infatti 
				veniva sì stretto ed esposto, ma apprezzato diversamente 
				rispetto al vero oggetto da ammirare: il piede.
 
 Ma i connotati della femminilità finiscono poi per esser celati 
				e confusi da un bustino a “cilindro” che servirà non per 
				sottolineare le curve ma, al contrario, per nasconderle. E 
				questa tendenza più austera e tesa ad irrigidire il mood 
				dell’epoca sarà il primo passo verso la diffusione di un nuovo 
				capo d’abbigliamento: le gonne ampie.
 
 Iniziano a gonfiarsi ed a celare anche la parte inferiore del 
				corpo: ecco perciò che si indossano anche strutture a sostegno 
				di tanta stoffa.
 
 E da qui si passa nuovamente a corsetti più armoniosi e stretti 
				perciò in vita, a seni più prominenti, fino ad arrivare 
				all’immagine del seno ben composto e separato. Intorno 
				all'Ottocento è talmente radicato nella cultura comune che 
				anche le bambine vengono abituate ad utilizzarlo ben presto, con 
				conseguenze dannose per lo sviluppo e per la salute.
 
 All’inizio del XX secolo lo stilista Poul Poiret apporta 
				cambiamenti decisivi: inizierà a spogliare la donna dalle 
				imbracature della Belle Époque, che trovava ridicola in quella 
				rigidità; egli stesso affermerà di aver dichiarato guerra al 
				bustino. Poco dopo e con maggiore incisione, anche la 
				rivoluzionaria Coco Chanel darà un taglio a tutto: ai 
				capelli, alle gonne e a maggior ragione al bustino, per 
				ammorbidire le linee a favore di movimenti quotidiani 
				sostenuti dal comfort.
 
 Ma tornerà, in chiave trasgressiva nel dark style, goliardica 
				nel burlesque ed ironica nel pop…
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			| TUTTO TV Il 
				boom dei matrimoni: non nella vita reale ma in tv 
				di Malvina Podestà 
 In un momento storico in cui sposarsi è sempre più difficile per 
				ragioni di stabilità economica - e forse per minor interesse tra 
				i giovani - il matrimonio è diventato uno tra temi più 
				gettonati in tv. In Italia e non solo spopolano format e 
				programmi televisivi dedicati alle nozze, dove attraverso la 
				forma del reality show o del gioco a premi si racconta la 
				vita di coppie che scelgono di compiere il grande passo, con 
				annessi e numerosi preparativi per rendere il giorno perfetto.
 
 Tra gli show più diffusi sicuramente quelli dedicati alla 
				scelta dell'abito da sposa: ambientati in famose boutique 
				raccontano questa scelta tra gli sforzi del personale, ormai 
				abituato a ogni tipo di richiesta, e le emozioni delle spose, 
				che con numerosi accompagnatori al seguito (parenti, amici e 
				talvolta anche il futuro sposo) sperano di trovare il vestito 
				giusto guidate dal proprio gusto, ma anche seguendo i consigli 
				dei cari.
 
 Anche le spose XXL sono protagoniste in tv, alla presa 
				con il problema del modello e della taglia giusta; c'è poi il 
				format italiano Chi veste la sposa in cui a 
				sfidarsi per la scelta dell'abito sono le due eterne 
				antagoniste, la mamma e la suocera. La posta in gioco è 
				alta, infatti se tra i modelli proposti la sposa troverà quello 
				ideale le sarà regalato.
 
 Altri programmi tv raccontano tutti gli step e i preparativi 
				per un matrimonio, dalla scelta delle bomboniere agli addobbi 
				floreali sistemati poche ore prima della cerimonia.
 
 Tra i personaggi più amati del settore c'è sicuramente 
				Enzo Miccio, 
				esperto di moda e protagonista di Wedding Planners, 
				show dal grande successo arrivato addirittura alla sesta 
				edizione.
 
 Ma se a preparare un matrimonio non fosse un famoso wedding 
				planner e nemmeno la sposa stessa? In Non ditelo alla 
				Sposa ci pensa il promesso marito, che ha a disposizione 
				un budget predefinito per occuparsi di tutto, dalla scelta della 
				data, a quella della location e dell'abito della futura moglie. 
				Un programma divertente in cui le decisioni anti-convenzionali 
				degli uomini, che rischiano di far scoppiare l'incidente 
				diplomatico, alla fine convincono tutti.
 
 Altro simpatico programma è Quattro Matrimoni: in 
				questo caso 4 spose devono giudicare i rispettivi matrimoni e 
				votarli in base a vari criteri, in palio una luna di miele da 
				lusso, aggiudicata alla coppia più votata.
 
 Se fino ad ora abbiamo parlato di show televisivi che hanno per 
				protagonisti sposi “comuni”, non dimentichiamo che anche le 
				coppie vip conquistano copertine, prime pagine e dirette tv 
				grazie al proprio matrimonio: è il caso del seguitissimo 
				royal wedding di William e Kate, trasmesso in diretta anche 
				in Italia, o della recente e chiacchieratissima unione tra la 
				show girl più famosa d'Italia, Belén Rodríguez, e il 
				ballerino Stefano De Martino, seguita in diretta da 
				diversi programmi, giornali e siti internet.
 
 Insomma che si parli di personaggi famosi o di persone comuni, 
				che si parli di abiti, di cibo, di fiori o di addobbi tutto 
				quello che ha a che fare con il matrimonio oggi in tv ha 
				successo.
 
 Un boom che risulta un po' difficile da spiegare visto che nella 
				realtà sempre meno coppie decidono di sposarsi e il matrimonio è 
				un pensiero lontano per molti giovani. La risposta è forse 
				più semplice di quanto ci si aspetta: parlare di amore, di 
				affetto e di famiglia fa bene... e per tutti arriva quel momento 
				della giornata in cui ci si vuole dimenticare della crisi, 
				delle tragedie, del pessimismo e al posto dell'ennesimo 
				telegiornale che trasmette immagini drammatiche si sceglie di 
				passare qualche minuto in compagnia di confetti, di torte, di 
				tulle bianco e di dolci e trasognate promesse d'amore.
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			| PINK NEWS L'Unicef 
				in campo per le bambine 
				di Maria Cristina Saullo 
 Cultura: una parola che, ancora oggi, purtroppo, non 
				esiste nel vocabolario di tutti.
 
 Nel terzo millennio sono ancora 31 milioni le bimbe, nel 
				mondo, per le quali non si aprono le porte degli istituti 
				scolastici.
 
 Un dato, quello reso noto dall’Unicef, che allarma, e non 
				poco, l’opinione pubblica dei Paesi che possono e devono 
				intervenire per sopperire a questa carenza.
 
 L’istruzione è fondamentale. Bisogna impegnarsi a 
				diffondere la cultura basilare, diritto di ognuno, senza 
				distinzioni.
 
 Ed è proprio quello che fa l’United Nations Children's Fund, 
				agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di assistenza 
				umanitaria per i bambini e le loro madri in tutto il mondo, 
				principalmente nei paesi in via di sviluppo.
 
 Nei giorni scorsi, si è tenuta una lodevole iniziativa 
				che ha coinvolto anche il mondo della musica per la Giornata 
				internazionale delle bambine, istituita dall’Onu per mettere 
				in evidenza tutti gli obiettivi e le sfide che le giovani donne 
				devono perseguire per veder riconosciuti i propri diritti.
 
 Un avvenimento importante e ricco di significato per chiedere 
				più attenzione, da parte del mondo della scuola, verso le 
				piccole donne.
 
 A tal fine, è scesa in campo la cantante americana 
				Katy Perry, 
				pronta a mobilitarsi per la campagna contro i soprusi sui bimbi.
 
 Nell’ambito di una manifestazione, la Perry ha visitato la 
				scuola di Ampihaonana e ha fatto sentire la sua voce nel web, 
				con il video 
				
				“Hear Katy Perry roar for International Day of the Girl Child” 
				che ha mostrato le bimbe malgasce, sul sottofondo del singolo “Roar”, 
				ruggito, l’ultima hit di successo della popstar 
				californiana, usata come claim della campagna di 
				sensibilizzazione.
 
 Una piccola goccia concreta, immersa in un universo, 
				contornato dalla tenerezza di quegli occhi grandi delle bimbe 
				che non chiedono altro che un aiuto concreto per evolversi.
 
 Se solo avessero la possibilità di andare a scuola non 
				andrebbero a nozze quasi in fasce, solo per usare un 
				eufemismo. Se solo potessero studiare, riuscirebbero a giocare 
				con le bambole, cosa che fanno le loro coetanee, avrebbero 
				opportunità diverse e non si ammalerebbero gravemente ogni 
				giorno.
 
 Ma, ancora oggi, nel mondo, ci sono milioni di bambine che non 
				frequentano la scuola primaria e alle quali viene preclusa ogni 
				attività ludica. In più, sempre secondo i dati Unicef, 34 
				milioni non vanno al di là dell’istruzione di base.
 
 Percentuali drammatiche che fanno pensare che agire, e subito, 
				sia sinonimo di civiltà. In molte Nazioni esistono 
				programmi di assistenza e tutoraggio per le piccole, ma molto 
				altro c’è da fare per farle tornare a gioire e a vivere la loro 
				infanzia in condizioni consone al loro essere.
 
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			| DONNE Happy 
				birthday, Afef! 
				di Deborah Palmerini 
 È una delle più belle ed eleganti donne del mondo, magnifica 
				nei suoi cinquant’anni. Proprio così: Afef Jnifen, 
				modella, showgirl e conduttrice televisiva tunisina, 
				spegnerà cinquanta candeline il prossimo 3 novembre.
 
 Nota semplicemente come Afef, è nata a Médenine in Tunisia, 
				quartogenita di sei figli di una famiglia benestante. Suo padre 
				Mohamed è stato ministro per i rapporti bilaterali fra 
				Tunisia e Libia; Saida, sua madre, è una cittadina italiana 
				di origini turche, residente a Londra.
 
 La forza e la determinazione del suo carattere sono 
				emerse sin dall’infanzia: ribelle come ogni adolescente, 
				per sottrarsi alle rigide regole della famiglia, ha sposato 
				in età molto precoce un ragazzo del quartiere.
 
 Pochi anni dopo è sbarcata in Francia per motivi di studio e ha 
				iniziato a lavorare come modella a Parigi, raggiungendo 
				un immediato successo: la sensuale bellezza mediterranea, 
				l’eleganza nell’incedere e il carattere distintivo della sua 
				foltissima chioma riccioluta, l’hanno fatta apprezzare dagli
				stilisti più importanti, portandola a viaggiare in tutti 
				i continenti.
 
 Il glamour e la consacrazione nel mondo del fashion sono 
				arrivati grazie ai servizi del celebre regista e fotografo Jean 
				Paul Goude, con il quale ha partecipato alle campagne 
				pubblicitarie di mostri sacri della moda: come una dea in 
				passerella e nelle pagine patinate dei fashion magazine più 
				importanti, ha indossato abiti di Armani, Gaultier, Chanel, 
				Cavalli, dei quali è stata musa ed interprete.
 
 Arrivata in Italia per lavoro, nel 1990 ha sposato un 
				avvocato romano, dal quale ha avuto il suo amatissimo figlio 
				Samy, oggi ventiduenne. Il matrimonio è durato soltanto otto 
				anni, durante i quali Afef ha mosso i primi passi nel mondo 
				della televisione, in Mediaset, con partecipazioni al 
				Maurizio Costanzo Show e successivamente come 
				conduttrice del rotocalco NonSoloModa. Nel 1999 ha 
				avuto un’esperienza di recitazione con la brillante 
				performance nell’episodio Il ladro di merendine della 
				serie Il Commissario Montalbano.
 
 Nei primi anni 2000 ha lavorato in Rai con Fabrizio Frizzi e 
				Gene Gnocchi, nelle trasmissioni Scommettiamo che… 
				e La grande notte.
 
 Durante uno dei progetti televisivi, di nuovo inciampando in un 
				diverbio conseguente al suo temperamento forte e consapevole, 
				incontra l’uomo che di lì a tre anni, nel 2001, sarebbe 
				diventato il suo terzo marito, l’imprenditore Marco Tronchetti 
				Provera. Galeotta fu l’alzata di tacchi di lei «non parlo 
				con i maleducati!», dietro una risposta insolente di lui.
 
 La storia d’amore, chiacchierata e fotografata dai rotocalchi 
				gossippari di tutto il mondo, ha avuto il coronamento in una
				cerimonia nuziale riservatissima, celebrata con rito 
				civile a Portofino, nella residenza sulle colline liguri dello 
				sposo. Dal 2008 la presenza mediatica di Afef è stata 
				essenzialmente nel campo della pubblicità: quale donna 
				non ha invidiato la morbidezza e l’elasticità di quei lunghi 
				riccioli castani?
 
 Afef non è soltanto bellissima, ha carattere e cervello: 
				di lei, infatti, si ricordano anche alcuni interventi 
				polemici su seri argomenti di attualità. È rimasto 
				negli annali della televisione il battibecco con Marcello 
				Pera, all’epoca presidente del Senato, sull’integrazione 
				della comunità musulmana in Italia; clamoroso al punto che 
				per un periodo si è ventilata l’ipotesi, poi smentita, di una 
				sua candidatura alle elezioni politiche.
 
 Quello dell’integrazione multiculturale è un argomento che da 
				sempre è nel cuore e nell’impegno di Afef, cittadina 
				italiana di origine islamica.
 
 Donna bellissima e riservata, Afef ha uno stile sobrio ed 
				elegante che non è soltanto il suo modo di apparire ma la 
				sua essenza più intima.
 
 È il suo modo di essere donna, madre, imprenditrice: è 
				lei, Afef.
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