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Telegiornaliste anno IX N. 20 (364) del 20 maggio 2013
 
	
		
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			| TGISTE Monica 
		Coggi, che bello lavorare a Tgcom 24! di 
			Giuseppe Bosso 
 Incontriamo Monica Coggi, in forza all’Agenzia News del gruppo Mediaset. 
		Lavora principalmente per il canale all news,
		
		Tgcom 24, ma anche per i tre tg del gruppo. Nel 2011 l’abbiamo vista 
		nelle vesti di conduttrice, con Silvia Carrera e
		Monica Gasparini, nel programma estivo Tabloid, andato in onda 
		su Italia 1.
 
 Il bello e il brutto di lavorare a per una canale all news.
 «Ormai è un anno che sono a Tgcom 24 e devo dire di esserne 
		contentissima. Montiamo da soli i nostri servizi , seguiamo tutti gli 
		eventi in diretta, il che vuol dire essere in diretta per ore. Insomma 
		non si finisce mai di imparare. Lavorare per un programma è molto 
		diverso da quello che ti ho detto prima. C’era tempo per approfondire, 
		realizzare piccole inchieste, raccontare storie… per contro, però, non 
		ero quasi mai sulla notizia».
 
 Come ricordi l'esperienza di Tabloid e cosa ti ha dato?
 «Meravigliosa esperienza, adrenalina allo stato puro!».
 
 L'intervista o il servizio che più ti hanno gratificato?
 «Ho diversi servizi nel cuore, l’ultimo dei quali girato proprio per 
		Tabloid: era la storia di un maniaco che aveva nascosto delle 
		telecamerine negli spogliatoi di una piscina; sono riuscita ad avere 
		quel materiale che poi ho selezionato con le dirette interessate. Credo 
		sia venuto fuori un buon lavoro, nel rispetto delle sensibilità di 
		tutti, vittime e non; senza scadere mai nel cattivo gusto».
 
 Preferiresti continuare la vita di inviata o faresti stabilmente la 
		conduttrice?
 «Tabloid è stata la prima esperienza che ho avuto come 
		conduttrice, e mi auguro davvero non sia l’ultima. Non si sa mai, 
		vedremo cosa mi riserverà il futuro».
 
 C'è spazio per gli affetti nella tua vita?
 «Certo! Per ora vivo a Roma e ho la possibilità di stare accanto alla 
		mia famiglia».
 
 Cosa farai da grande?
 «Mah, non so… magari mi dedicherà al vino; la vita in vigna! Nuovi sogni 
		nel cassetto, chissà…».
 
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			| NONSOLOMODA Un 
				corpo bello grazie al cervello 
				di Michela Tortolano 
 Per un benessere stabile e duraturo la nostra ricca dieta 
				mediterranea è sempre più spesso ritenuta la più 
				equilibrata, proprio perché l’organismo ha bisogno di 
				alimenti variegati.
 
 Ma un conto è sapere, un conto è resistere alla tentazione di 
				risultati veloci…
 
 Potere antiaging, antistress, contro l’infarto e l’ictus, a 
				favore del buon umore; per proteggere la memoria, ma anche 
				contro le infiammazioni e con potere afrodisiaco: queste sono 
				solo alcune delle tematiche che arricchiscono le diete 
				preparatorie alla stagione calda.
 
 Con l’imminente arrivo dell’estate, infatti, non si 
				scappa dal bombardamento della prova costume: tutti i 
				mezzi di comunicazione sfoggiano prodotti miracolosi e fisici in 
				forma. E anche se non si è attivamente interessati, si finisce 
				col predisporsi benevolmente verso i rimedi dell’ultimo minuto, 
				tanta è la sollecitudine.
 
 Anche in questi giorni, in cui si può dire che quel che è fatto 
				è fatto, persistono le soluzioni last minute per i 
				ritardatari: dieta dei cinque giorni; mangia e brucia;
				perdi almeno quattro chili in un mese…
 
 Si sa che un regime alimentare sano e moderato, fatto 
				anche di eccessi saltuari e un pizzico di attività 
				fisica costante, è la base per mantenersi in forma; ma 
				nonostante il buon senso, può capitare di far riferimento a 
				piani dietetici fai da te.
 
 Innegabile che le trovate per dimagrire siano state tutte 
				provate almeno per una volta, ma forse quella che manca al 
				classico repertorio è la dieta del pensiero…
 
 Sì, questa dieta preparerebbe mentalmente al dimagrimento: una 
				prima teoria, basata su studi ed osservazioni pratiche, indica 
				che il processo di assuefazione alimentare può essere attivato 
				con la sola immaginazione; dunque, se si desidera la 
				cioccolata, la si può pensare ripetutamente e quando poi si avrà 
				l’opportunità di mangiarla se ne farà un consumo minore 
				di quella che è l’effettiva voglia: come se il fisico ne avesse 
				già ingerita in quantità soddisfacente.
 
 Un altro elemento importante della dieta del pensiero consiste 
				nell’immaginare il proprio corpo migliorato, esattamente 
				così come si desidererebbe. Questa operazione mentale richiede 
				qualche minuto di relax e concentrazione sui punti critici del 
				proprio corpo: in questo modo si incentiva l’organismo a 
				bruciare di più durante la dieta che, ovviamente, deve 
				essere condotta con serietà. Non si parla infatti di miracoli, 
				ma di un modo più sereno per portare a termine la missione 
				dimagrimento senza cadere nell’ansia e nello stress.
 
 E a proposito di stress, tra grammi, abbinamenti e calorie, un 
				parere unico, condiviso da tanti medici (sin dall’antichità) 
				vede nella pratica del ridere il vero ingrediente 
				antistress e benefico anche per la salute dell’organismo. Che 
				cosa c'entra questo? Spesso il rigore e la rigidità della dieta 
				tolgono proprio il buon umore e, oltre ad esporre al fallimento, 
				rendono lo spirito e la mente affaticati anche nelle pratiche 
				quotidiane.
 
 Dieta o no, ben vengano buon umore e allegria: il riso 
				pare essere la formula migliore e senza eccessi di dose, 
				controindicazioni né moderazioni!
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			| TUTTO TV Telegiubando: 
				la tv secondo Giubo.
				Guardavamo negli anni '90: Pressing, la domenica del 
				pallone all'insegna dell'ironia con Raimondo Vianello di 
			Giuseppe Bosso 
 Nel 1990 la Fininvest, all'epoca del duopolio e della 
				lotta a colpi di audience con la Rai, sfida sul serio Viale 
				Mazzini anche - è proprio il caso di dirlo - sul campo di gioco 
				della passione per eccellenza degli italiani: il calcio.
 
 Dopo Italia'90, conclusa con ottimi indici di ascolto per 
				la Rai malgrado la delusione finale per la sconfitta degli 
				azzurri contro l'Argentina, a Cologno Monzese si decide di 
				intensificare la programmazione sportiva, andando a sfidare 
				nientemeno che un totem come la Domenica Sportiva, 
				giunta ormai alla soglia delle quaranta edizioni.
 
 Pressing, questo il nome della trasmissione che 
				contenderà allo storico programma di Rai 1 gli ascolti della 
				domenica sera, esordisce il 9 settembre 1990, in 
				concomitanza con la prima giornata del nuovo campionato: è 
				l'anno dello storico scudetto della Sampdoria di Vialli e 
				Mancini, ma anche della squalifica e del burrascoso addio di 
				Maradona a Napoli e all'Italia, del fallimento della 
				Juventus-champagne di Maifredi e del sorprendente Parma di 
				Nevio Scala, che alla sua prima apparizione nella massima 
				serie centra subito la qualificazione alla Coppa Uefa.
 
 A condurre il programma è l'esperto giornalista Marino 
				Bartoletti, ex direttore del prestigioso Guerin Sportivo, 
				affiancato da una disk jokey statunitense dai lineamenti 
				orientali volto noto dei giovani dell'epoca per la sua 
				esperienza a Deejay Television, Kay Rush.
 
 Il primo anno si conclude senza infamia e senza lode, ma 
				è chiaro che per insidiare il trono della Domenica Sportiva 
				ci vuole qualcosa di innovativo, di veramente 
				attraente per gli appassionati del pallone.
 
 E quel qualcosa il gruppo Fininvest lo ha da tempo a 
				disposizione: Raimondo Vianello, che fin dagli anni'60 
				quando era volto di punta della Rai con l'inseparabile Sandra 
				Mondaini non aveva fatto mistero, nei siparietti con la 
				compagna di scena e di vita, di essere un appassionato 
				calciofilo, al punto da essere presidente di una squadra di 
				dilettanti chiamata Samo, in omaggio alla consorte che, al 
				contrario, detesta tutto quanto ruota intorno al pallone.
 
 Vianello, affiancato dalla confermata Rush e dalla vecchia 
				gloria Omar Sivori, è da subito mattatore del programma, 
				che conduce con la sua inconfondibile ironia; tra un gol 
				e una moviola non lesina battute e punzecchiature agli 
				ospiti in studio, in un'epoca in cui il calcio è ancora tutto 
				sommato un gioco, lontano dagli anni degli scandali, del 
				business selvaggio e degli interessi economici che lo hanno 
				man mano condizionato fino a renderlo davvero succube alle 
				esigenze televisive.
 
 Posticipi e anticipi della tv a pagamento sono ancora lontani 
				anni luce; tutti giocano rigorosamente la domenica pomeriggio; 
				le squadre scendono in campo con le maglie dall'1 all'11 
				senza nomi; nessuna compagine può disporre in rosa di più di tre 
				- proprio così! Tre di numero - stranieri, altro aspetto che 
				negli anni della globalizzazione e dell'apertura delle frontiere 
				seguita alla famigerata sentenza Bosman del 1996 sarebbe 
				stato stravolto in nome di non meglio precisate esigenze non del 
				tutto legate all'aspetto sportivo.
 
 Il programma vince il Telegatto come miglior trasmissione 
				sportiva; l'anno seguente è ancora Vianello al timone, stavolta 
				affiancato dapprima da una sconosciuta modella americana, tale 
				Lu-Ann Nadeu, che si rivelerà corpo del tutto estraneo al 
				contesto a cominciare da una poca familiarità prima che con 
				l'argomento con la stessa lingua italiana, e verrà 
				repentinamente sostituita da un'altra modella straniera, la 
				danese Karin Nimatallah, con risultati non altrettanto migliori.
 
 Così Italia 1 decide di puntare su una partner femminile 
				italiana e la scelta ricade su Antonella Elia, ex ragazza 
				terribile di Non è la Rai e partner di Corrado 
				nella sua celeberrima Corrida che, come buona parte 
				delle showgirl dell'epoca è del tutto digiuna di pallone e 
				dintorni. Anche da questo punto di vista verranno tempi 
				migliori per il gentil sesso, che ai giorni nostri potrà 
				vantare delle vere e proprie esperte in materia.
 
 E l'esperienza della esuberante Antonella, nel triennio 
				1993-1996, si rivelerà davvero positiva; tra una gag e l'altra 
				con l'istrionico Raimondo non si rivelerà affatto anonima ma 
				parte viva del programma, per quanto il conduttore cerchi 
				invano di 'silenziarla' e tenerla ai margini - simpaticamente si 
				intende - con la sua verve.
 
 Nel 1996 la Elia, che nel frattempo è diventata 'spalla' di un 
				altro mostro sacro del piccolo schermo come Mike Bongiorno 
				a La Ruota della fortuna, cede il passo a Miriana 
				Trevisan, come lei transitata prima per Non è la Rai 
				e poi per la Corrida. Dura un anno l'esperienza della 
				bella soubrette napoletana, il cui unico contatto con il mondo 
				del calcio era stato un fidanzato centrocampista del Brescia di 
				quegli anni, Ivano Bonetti. Non si può dire che faccia male, ma 
				una sola stagione per lei è più che sufficiente a capire che 
				Pressing non risponde alle sue aspettative, e così 
				preferisce cambiare aria, sostituendo ancora una volta Antonella 
				Elia al fianco di Mike alla Ruota. E così, nella stagione 
				1997-98, Vianello - che in inverno sarebbe stato 'prestato' alla 
				Rai per la conduzione del Festival di Sanremo - si trova 
				alle prese con una nuova partner; altro volto giovane emergente 
				della scuderia Mediaset. Originaria di Ravenna, alle spalle il 
				ruolo di inviata per il programma musicale Jammin e 
				balzata all’onore delle cronache per un breve flirt con Vittorio 
				Sgarbi, a differenza delle sue predecessore Elenoire 
				Casalegno del calcio è convinta appassionata e 
				sfegatata tifosa interista, che approda al fianco di 
				Vianello nell’anno dell’acquisto, da parte della squadra 
				nerazzurra, del più popolare calciatore dell’epoca, Ronaldo. 
				Ma anche con lei il buon Raimondo non lesinerà, nei due anni 
				conclusivi del programma, battute e ironie sulla sua presunta 
				poca conoscenza dell’argomento.
 
 Infatti Italia 1 da tempo medita di dare alla domenica del 
				pallone una diversa connotazione, tenuto conto degli 
				stravolgimenti che il calcio stava iniziando a conoscere tra 
				pay per view e riforme regolamentari. E così Pressing 
				chiude i battenti definitivamente il 23 maggio 1999, 
				concludendo la sua avventura come era cominciata quella di 
				Vianello, sette anni prima, con il Milan campione d’Italia 
				a spese della Lazio di Eriksson dopo un entusiasmante testa a 
				testa finale. Ospiti d’onore dell’ultimissima puntata 
				sono l’allenatore della Fiorentina – a lungo capolista di quella 
				stagione fino allo sfortunato infortunio del suo cannoniere 
				Batistuta – Giovanni Trapattoni e il presidente 
				rossonero Silvio Berlusconi, proprio colui che aveva 
				strappato Vianello e consorte alla Rai negli anni’80; e il 
				Cavaliere non risparmia aneddoti e battute tanto con il Trap 
				quanto con il conduttore, con il quale fin dal suo approdo alle 
				sue tv ha instaurato un rapporto di profonda amicizia.
 
 L’anno seguente inizia l’epoca di Controcampo, con
				Sandro Piccinini dapprima affiancato da Martina 
				Colombari, poi da Luisa Corna e infine da 
				Elisabetta Canalis – sostituita per un anno da Eleonora 
				Pedron – mentre la parte ‘ironica’ è affidata all’irriverente 
				Giampiero Mughini. Ma, con tutto il rispetto per questi 
				personaggi, Pressing era davvero un’altra storia.
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			| PINK NEWS Perché, 
				Angelina? di Giuseppe Bosso 
 Angelina, perché? Tutto il mondo ha accolto con stupore e 
				incredulità l’articolo del New York Times con cui la 
				pluripremiata diva – vincitrice di tre Golden Globe e di 
				un Oscar – compagna di un altro mostro sacro di Hollywood 
				come Brad Pitt ha annunciato di essersi sottoposta ad una 
				duplice mastectomia.
 
 Ma come? Proprio lei? Che sullo schermo aveva incarnato 
				la conturbante eroina dei videogames Lara Croft, per non 
				parlare di altri ruoli in cui non aveva risparmiato di mostrarsi 
				e tutta la sua prorompente femminilità?
 
 Scelta certamente dolorosa, ma probabilmente inevitabile 
				se, come i medici le avevano pronosticato, le probabilità di 
				contrarre in futuro il cancro per la diva sarebbero state 
				a dir poco elevatissime; quella stessa, crudele, malattia che 
				pochi anni fa le aveva strappato mamma Marcheline Bertrand 
				dopo anni di terribili sofferenze. Brad Pitt, che a differenza 
				di papà Jon Voight - tenuto volontariamente all'oscuro da 
				Angelina della sua scelta - ha seguito fin dall’inizio la 
				compagna nel difficile passo, l’ha definita ‘eroica', 
				come tutte le donne che si trovano nella sua condizione’.
 
 La scelta di Angelina ha riaperto in tutto il mondo il 
				dibattito: davvero è necessario questo sacrificio per una 
				donna? Rinunciare a una parte importante del proprio 
				corpo, della propria femminilità, per scongiurare un 
				pericolo che la scienza e la medicina, per quanti passi in 
				avanti abbiano compiuto negli ultimi anni, ancora non sono 
				riuscite a debellare del tutto?
 
 E passi in avanti ancora possono essere fatti, nella 
				speranza che un giorno, anche grazie all’impegno e all’opera di 
				molte ricercatrici – anche italiane – scienza e medicina 
				riescano a trovare dei rimedi altrettanto efficaci che 
				consentano però, al tempo stesso, di salvaguardare quelle parti 
				del corpo più a rischio come il seno, appunto.
 
 Intanto, auguriamo ad Angelina Jolie di poter proseguire la 
				sua folgorante carriera in futuro, magari concentrandosi su 
				ruoli più impegnati; ma, soprattutto, di proseguire la sua opera 
				di ambasciatrice dei rifugiati nel mondo, magari da 
				questo momento in poi anche di quelle donne che si sono 
				trovate nella sua stessa situazione.
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			| DONNE Beyoncé 
				e le icone di bellezza che cambiano… oppure no? 
				di Linda Talato 
 Che il mondo della moda stia cambiando davvero? È questo 
				certamente uno dei primi interrogativi che sorgono spontanei 
				osservando la bellissima Beyoncé Knowles nello spot della
				collezione estiva 2013 lanciata da
				H&M, noto 
				brand dell’abbigliamento low cost.
 
 Al posto delle modelle filiformi che, normalmente, 
				prestano la loro immagine a sfilate e spot pubblicitari, questa 
				volta una donna formosa fa bella mostra di se, nello scenario 
				di spiagge caraibiche. Inversione di tendenza? O 
				solo un fuoco di paglia, dopo tante le tante lamentele 
				sull’eccessiva magrezza di modelle e testimonial?
 
 Difficile dirlo, l’unica cosa che si può constatare con certezza 
				è che, tra le star dello show biz, sono diverse le donne che 
				scelgono di vivere in maniera naturale il proprio corpo, senza 
				sottoporsi a rigide diete.
 
 Accanto a Beyoncé, sue altrettanto note colleghe come Alicia 
				Keys e Rihanna che, tuttavia, sembra aver intrapreso 
				un’inversione di tendenza, dopo un recente dimagrimento; per 
				passare poi a Christina Aguilera, ex magrissima, ora 
				tutta curve ed orgogliosa di esserlo, e Jessica Simpson.
 
 Donne indubbiamente bellissime ma che sembrano ancora lontane 
				dal mondo delle passerelle, dove a farla da padrone sono 
				sempre le taglie small. Anche in Italia si è avviato più volte 
				un dibattito in questo senso che però non è risultato essere 
				molto convincente, visto che le icone di bellezza preferite 
				dagli italiani continuano ad essere molto magre, come 
				Belen Rodriguez, di cui si è più volte evidenziata la 
				capacità di tornare magrissima, dopo il recente parto; ex 
				veline, che hanno dichiarato di aver messo su peso ma, foto 
				alla mano, non denotano alcun aumento in corrispondenza di 
				fianchi o cosce; e soubrette più o meno conosciute: sembra che 
				tutte, o quasi, si attengano ad uno standard fisico ben 
				preciso.
 
 La cosa non creerebbe più di tanti fastidi se non vi si creasse 
				attorno quell’alone mediatico che spinge la società, sia 
				femminile che maschile, a pensare che quelli proposti in 
				televisione e sulle riviste di moda siano i canoni di bellezza 
				per eccellenza, da imitare per chi ci riesce, mentre per chi 
				non ce la fa rimane solo un senso di invidia ed inferiorità.
 
 Questa è, forse, la parte più problematica e pericolosa 
				della questione, che spinge molte ragazze a non valorizzare 
				le loro proprie caratteristiche personali e uniche, puntando 
				su modelli standardizzati e dando scarsa importanza 
				all’aspetto emotivo, intellettuale e caratteriale; ma 
				riguarda anche gli uomini, portandoli a cercare un’ideale 
				di donna altrettanto standardizzato e lontano da quella che è la 
				realtà, senza i filtri di photoshop, di luci, trucco ed immagini 
				patinate.
 
 Si pensa spesso alle giovani generazioni, che però non 
				sono le uniche a recepire questi messaggi, accolti anche da 
				tanti adulti; una rivoluzione del mondo della moda, nel breve 
				periodo, probabilmente non sarà di facile realizzazione, anche 
				dopo l’esempio perpetrato da H&M.
 
 Sarebbe, forse, più facile da praticare una rivoluzione dal 
				basso, smettendo di rincorrere modelli imposti, ma non 
				perché siano irraggiungibili o nettamente superiori alla massa; 
				semplicemente per il fatto che la bellezza è fatta di tante 
				sfaccettature e la realtà è, spesso, ben diversa 
				dalle immagini che passano in televisione o nelle riviste.
				Anche per le top model.
 
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