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Archivio Telegiornaliste anno IX N. 15 (359) del 15 aprile 2013
 
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TGISTE Silvia Tocci: Ostia tv, la mia creatura che non abbandonerò di Giuseppe Bosso

Professionista dal 2005, direttore responsabile e tra i fondatori della web tv del litorale romano, Ostia tv, con alle spalle svariate esperienze sulla stampa e in tv, intervistiamo Silvia Tocci.

Com’è nata Ostia tv?
«Sul territorio del litorale romano, che vanta un ampio bacino di utenza, ci sono sempre stati molti giornali e mezzi di comunicazione ma nel 2007 ancora non esistevano quotidiani online o web tv dedicati. Siamo stati un po' pionieri del web sul nostro territorio. L’apprezzamento più bello l’ho ricevuto quando, intervistando Vincenzo Mollica, mi ha detto «siete la memoria storica del territorio, l’archivio di quello che succede in una importante comunità». Ostia infatti è una città nella città, meritava che ci fosse un mezzo di comunicazione così. La ‘nicchia’ è il futuro dell'informazione».

E infatti nel vostro piccolo avete fatto notizia, venendo anche citati da Striscia la Notizia e da molti altri programmi tv, quando, tempo fa, avete ripreso un consigliere municipale in una situazione non molto commendevole.
«Sì. Ti riferisci a un consigliere del Pd, che in occasione di un occupazione dell'aula consiliare contro il bando delle spiagge libere del comune, finì col creare una situazione a dir poco imbarazzante. I toni furono accesi quel giorno... dal video potete vedere com’è andata veramente; vi posso solo dire che ho deciso, dopo averci pensato bene, di trasmetterlo perché ritengo che il nostro dovere sia sempre e comunque quello di rappresentare la verità senza interessi o condizionamenti di alcun tipo».

Ritieni che sia davvero in atto un cambiamento o alla fine tutto tornerà come prima?
«Mi auguro che un cambiamento ci sarà, ma ritengo che l’Italia non sia ancora pronta per una ‘rivoluzione’ vera e propria; mi auguro però che la classe politica tradizionale riesca a percepire questi stimoli, e che si renda conto che il suo compito non è quello di accontentare pochi, ma tutti i cittadini».

Mesi fa ha tenuto banco il caso-Fiorito: non ritieni che si sia data troppa importanza a una vicenda che, pur nella sua gravità, in definitiva è risultata meno grave rispetto ad altre, ben peggiori, ruberie pubbliche?
«Ho avuto l’impressione che costituisse una sorta di capro espiatorio. Intendiamoci, i colpevoli vanno tutti puniti; ma come lui credo ci siano altri che dovrebbero rispondere di ciò che hanno fatto. Ritengo comunque che sia nostro dovere portare alla luce queste vicende, grandi o piccole che siano».

La giornata tipo del direttore di Ostia tv?
«Non è mai uguale, 24 ore su 24 sulla notizia: cronaca nera, ma non solo. È la città che scandisce i miei ritmi».

Sei tra i direttori di testata più giovani d’Italia: ti senti ‘arrivata’?
«No, assolutamente. A maggior ragione nella nostra epoca in cui lo sviluppo della rete ti stimola a creare cose sempre nuove. Mi piace dire che noi, contemporaneamente, portiamo il ‘global’ nel locale, e viceversa».

Le prossime novità di Ostia tv?
«Un tg online, un programma musicale in cui daremo spazio a gruppi locali e un programma sulla natura».

Accetteresti compromessi per uno scoop?
«Dipende dal tipo; di sicuro non di tipo economico o che mettano a repentaglio la mia dignità di donna…».

Cosa c’è nel tuo tg ideale?
«Notizie positive, tante. Attenzione per le eccellenze, per chi riesce a fare molto meglio degli apparati ‘ufficiali’. Non c’è spazio per il gossip, inteso come trash».

Ti rimetteresti in discussione in un’altra realtà?
«Forse, ma senza lasciare la mia creatura. L’ho creata e spero di vederla sviluppare sempre più».

Il look da ‘direttora’?
«Femminile. Ma non sempre col tacco 12! Vado sul ‘campo’ in prima persona, capita di finire nei posti e nelle condizioni più disparate, e per questo cerco di essere casual. Senza però trascurare, ovvio, la massima cura dell’aspetto che per un lavoro a contatto con il pubblico come il nostro richiede».
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NONSOLOMODA Tutti pazzi per il pizzo! di Michela Tortolano

Lo si credeva demodé, lecito per l’intimo e adatto solo per l’altare; di creazione tutta europea, già in uso tra le dame del ‘500, ecco che il pizzo torna ad essere inneggiato dai brand che dominano la scena della tendenza.

Chi lo rivisita, chi lo propone in soluzioni del tutto nuove, ecco che il denominatore comune tra gli stilisti è questo prezioso tessuto, must indiscusso per le prossime stagioni.

La varietà è talmente vasta da rendere le sexy produzioni merlettate adatte a tutte le occasioni, proposto in ogni genere e su ogni capo del guardaroba. Questo ricamo del vedo-non-vedo fa furore tra le star più e meno eccentriche ed anche i marchi low cost ci stanno ricamando su, creando articoli in voga per tutte le tasche.

Con giochi di trasparenze poco pudiche si esprime Valentino; il classico tailleur completamente ricamato, senza lasciar vedere però cosa c’è sotto, è pensato da Prada; Dolce & Gabbana lo presentano su mini dress, a coprire solo l’essenziale, in un mix di trasgressione e toni classici, nei colori bianco, nero oltre che in fantasie floreali; Roberto Cavalli, che tempo fa ha ornato la sua dimora toscana con pizzo metallico, combina lo stile vintage a quello dark per una donna austera, di classe e misteriosa.

Come sempre, nel fashion world, l’esagerazione è lecita e lo sguardo attento di Shu Uemura lo vede bene anche sulle ciglia! E perché no, si indossa pure sulle unghie, grazie alle attuali invenzioni della nail art.

E gli accessori? Anch’essi in pizzo: scarpe e borse non fanno eccezione per presenziare anche nelle attività di tutti i giorni. Non ci sono scuse dunque, né per il genere, né per i costi: prepariamoci a diventare pazzi per il pizzo!
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TUTTO TV Telegiubando: la tv secondo Giubo. Guardavamo negli anni ’90: Avanzi! La satira al tempo di Mani Pulite di Giuseppe Bosso

Il 1992 resterà nella storia d’Italia come un anno a dir poco turbolento, scandito dalle stragi di mafia che colpivano, nel giro di due mesi, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ma soprattutto dallo scandalo "Mani Pulite": l’arresto di Mario Chiesa e il repentino emergere della dilagante corruzione che arrivava fino ai massimi vertici dello Stato, con il coinvolgimento del leader del Partito Socialista Bettino Craxi, mentre il debito pubblico raggiungeva vette impressionanti al punto da mettere in pericolo la permanenza del nostro Paese in quell’Europa che, con la firma del trattato di Maastricht, cominciava man mano ad accarezzare il sogno di un’unione totale.

Come ricordano Barbacetto, Travaglio e Gomez nell’omonimo libro dedicato ai risvolti dell’inchiesta, “la debolezza della politica regala alla tv di Stato il suo momento di massima libertà di espressione”; ecco, dunque, tra il 1991 e il 1993, l’exploit di Avanzi!; Serena Dandini e il suo gruppo, dopo il successo riportato negli anni precedenti con La tv delle ragazze e Scusate l’interruzione, tentano il terzo exploit su Rai 3 con il proposito – e da qui il titolo del format – tra il serio e il faceto di dare spazio agli ‘scarti’, ai personaggi e agli spot non graditi sugli altri palinsesti.

E al seguito della Dandini e del suo team di autrici - Linda Brunetta e Valentina Amurri - ci sono protagonisti di esperienza ma anche e soprattutto volti emergenti, che negli anni successivi avrebbero fatto molta strada, a cominciare ovviamente dagli immancabili terribili fratelli Guzzanti, Paolo e Sabina, con i loro indimenticabili cavalli di battaglia (da Lorenzo al ‘regista horror’ Rokko Smitherson per lui e le imitazioni di Moana Pozzi e Claudio Martelli per lei) e un Antonello Fassari lontano anni luce dai fasti dei Cesaroni ma già in gran spolvero, nei panni del giornalista-zerbino Giulio Pinocchio da Montecitorio; e poi la già istrionica Francesca Reggiani nei panni di una improbabile Alba Parietti, sex symbol dell’epoca; Stefano Masciarelli nei panni del tangentista latitante fuggito ai tropici; senza dimenticare i Broncoviz, gruppo comico genovese dove, già allora, si segnalava un rampante Maurizio Crozza; tra le ‘nuove proposte’, c’è anche un’esordiente, alla prima apparizione video, Luciana Littizzetto.

E in effetti l’atmosfera non proprio benevola nei confronti della classe politica che le inchieste avrebbero progressivamente – anche se non del tutto, visti i successivi ritorni di gran parte dei protagonisti nella fase della cosiddetta ‘Seconda Repubblica’ – spazzato via favorisce al massimo l’irriverenza del programma, premiato con il Telegatto come show dell’anno a maggio; contrariamente a quanto era accaduto, anni prima, a Beppe Grillo, ‘espulso’ dalla Rai per la famigerata battuta sullo stesso Partito Socialista e a quanto poi la stessa Sabina Guzzanti avrebbe dovuto subire, nel decennio successivo, con il suo show RaiOt.

Ma già un anno dopo, con il progressivo avvicinarsi di quella nuova – o sedicente tale – classe politica che si proponeva come nuova e migliore, quell’aria di libertà che aveva favorito l’exploit di Avanzi! nella Rai dei ‘professori’ sarebbe decisamente cambiata
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PINK NEWS Non è bello dire bella? di Giuseppe Bosso

Kamala Harris, chi è costei? 49 anni, madre indiana e padre giamaicano, laureata ad Hastings, dal gennaio 2011 Procuratore generale della California, prima donna di origini asiatiche ad aver ricoperto tale carica – un omologo del nostro Ministro della Giustizia – con alle spalle una lunga e meritoria carriera soprattutto contro la criminalità economica.

Negli ultimi giorni il suo nome è balzato al centro delle cronache di tutto il globo, sebbene l'interessata ne avrebbe probabilmente fatto volentieri a meno, per una battuta del presidente Obama che, in visita a San Francisco per una raccolta fondi, apprezzando il suo operato l'ha definita, pubblico presente “brillante, impegnata sul lavoro, determinata… e poi, di gran lunga, non è il più bel Procuratore Generale che avete mai visto?” suscitando non poche polemiche in rete.

Gaffe involontaria? Maldestra galanteria imposta dal momento?

Innegabilmente, almeno alle nostre latitudini, il ‘caso’ Harris fa sorridere, se paragonato ad episodi analoghi di cui, per esempio, si è reso protagonista l’ex premier Berlusconi, ultimo dei quali quello che, pochi mesi fa, ha visto involontaria protagonista un’impiegata di Green Power.

Tutto sommato la battuta, per quanto impacciata, del presidente statunitense non ci appare per niente offensiva nei confronti di una donna che da anni affronta la sua missione contro il crimine con serietà e dedizione, come dimostra il suo curriculum e la sua biografia.

Se poi, oltre a questo è anche avvenente… non comprendiamo dove sia il problema. Professionalità e bellezza non possono coesistere? Che male c’è, fermo restando il dovere di valutare anzitutto la persona per quel che fa prima ancora per come si mostra, nell’esprimere, senza ovviamente oltrepassare il limite del buon gusto, un garbato apprezzamento sull’aspetto fisico?
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DONNE Regina Bianchi, la musa di Eduardo di Ludovica Virgili

Il mondo del teatro perde, all’età di 92 anni, Regina Bianchi, al secolo Regina D’Antigny, spentasi a Roma lo scorso 5 aprile dopo una lunga malattia.

Verrà ricordata da tutti come l’indimenticabile Filumena Marturano, commedia del 1946 di Eduardo De Filippo; la sua interpretazione rimane una delle più celebri ancora oggi.

Figlia d’arte da genitori francesi, nasce a Lecce il 1 gennaio del 1921, facendo la sua prima comparsa in scena a pochi giorni di vita, precisamente dopo soli 8 giorni, e si è fin da subito innamorata di questo meraviglioso mestiere.

Passò poi alle grandi compagnie a soli 16 anni, venendo scritturata dapprima da Raffaele Viviani e poi dai fratelli De Filippo.

L’attrice, legata in particolar modo al teatro napoletano, ha lavorato anche con Ronconi e Zeffirelli.
Ma è stata anche una grande protagonista del grande schermo, interpretando, tra gli altri film, Il giudizio universale di Vittorio De Sica nel 1961; Kaos di Paolo e Vittorio Taviani nel 1984 e, nel 1994, Il giudice ragazzino di Alessandro Di Robilant. È anche apparsa in serie televisive come I grandi camaleonti di Edmo Fenoglio.
Nel 1996, per meriti artistici, viene insignita del titolo di Grande Ufficiale della Repubblica.
Ad un certo punto, per circa 15 anni, ha abbandonato le scene per dedicarsi esclusivamente alle due figlie avute con Alessandrini, ex marito di Anna Magnani, che premeva per questa scelta. Ma il richiamo del palcoscenico alla fine prevalse, sul finire degli anni Cinquanta.

Ma indiscutibilmente la sua immagine sarà sempre legata a Filumena Marturano, una donna di una femminilità unica.
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