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Telegiornaliste anno IX N. 10 (354) del 11 marzo 2013
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TGISTE Gaia
Ferri: Sassuolo pronto per il grande salto
di Giuseppe Bosso
Intervistiamo Gaia Ferri, volto emergente dell’emittente modenese
È TV Antenna1.
Ricorda la sua prima intervista?
«Certo; la prima intervista non si scorda mai, se non altro per l'agitazione che
provoca prima, durante e dopo. Io poi sono partita probabilmente da una delle
interviste più rischiose che oltretutto non c'entra niente con lo sport:
Marco Travaglio; in realtà fu gentilissimo e mi sentii subito a mio agio. La
prima intervista televisiva invece è stata a Jonathan Rossini della Sampdoria,
ex del Sassuolo. Oltre all'ansia per la prima diretta, in quell'occasione la
difficoltà fu che, nonostante i miei tacchi, il giocatore era molto più alto di
me, così, più che una giornalista, sembravo la Statua della Libertà... non
proprio telegenica!».
La vediamo al seguito del Sassuolo che sta dominando il campionato di serie
B: crede che sia l'anno buono per il salto nella massima serie?
«Credo proprio di sì: vedo tutte le squadre di Serie B giocare, in televisione o
dal vivo, e non mi pare che ce ne sia nessuna che possa anche solo avvicinarsi
come forza, compattezza, tecnica e mentalità al Sassuolo di quest'anno. Nemmeno
lo stesso Livorno, che sta disputando un campionato favoloso e ha vinto lo
scontro diretto, può essere messo al pari dei neroverdi. L'unica cosa che manca
in parte, ma che migliora di sabato in sabato, è l'affluenza dei tifosi».
Cosa porterebbe, secondo lei, questo evento a una realtà come la provincia
modenese?
«La Serie A porta ricchezza e visibilità a qualsiasi realtà. Modena è già
abituata perché la
squadra gialloblù è stata più volte in A, l'ultima nel decennio scorso.
Inoltre, se il Sassuolo continuasse a giocare al 'Braglia' potrebbe godere di
uno degli stadi più belli, attrezzati e vivibili d'Italia in pieno centro
storico: chiaramente questo sarebbe un vantaggio enorme per i commercianti e per
l'economia locale».
Le sta stretta la realtà provinciale?
«Per ora no, anzi mi piace perché mi permette di seguire la mia squadra del
cuore, il Modena, e una realtà positiva e in crescita come quella sassolese. Poi
mi trovo benissimo con tutti i colleghi locali perciò vado sempre a lavorare con
il sorriso e tanto entusiasmo».
Sarebbe disposta, se le arrivasse un'offerta da un'importante emittente
nazionale, a un trasferimento?
«Dipende. Diciamo che sarei disposta se mi arrivasse un'importante offerta, più
che un'offerta da un'emittente importante. Scherzi a parte, se le condizioni
fossero favorevoli, accetterei sicuramente anche a costo di dovermi trasferire».
I nostri utenti, come potrà vedere, la seguono assiduamente: cosa le ha
suscitato vedere una
pagina del nostro forum a lei dedicata?
«É stata una sorpresa incredibile. Veramente non immaginavo di avere questo
seguito e mi ha fatto tantissimo piacere. Perciò colgo l'occasione per
ringraziare il forum: continuate così!».
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NONSOLOMODA Greanpeace
vs Settimana della Moda.
Il fashion può essere eco-sostenibile
di Chiara Cianniello
In questi giorni, in concomitanza con la settimana della moda
(e non é affatto un caso) abbiamo visto un guanto verde
ricoprire la scultura di Cattelan, conosciuta come “Il Dito”
presso Piazza Affari, a Milano: la protesta si ricollega
alla campagna portata avanti da
Greanpeace “The Fashion Duel” contro l’utilizzo
irrazionale di materiali dannosi in campo sartoriale, per la
sensibilizzazioni verso tematiche ambientali anche fra i
fashion victims più accaniti.
Alla base della scultura un folto gruppo di militanti stende uno
striscione, che riporta le seguenti parole: “La moda vende
sogni ma così è un incubo per il Pianeta”; il messaggio é
chiaro e fa scalpore.
Chiarisce ulteriormente Chiara Campione, leader
dell’iniziativa: "abbiamo scelto la scultura di Cattelan perché
le dita mozzate e il medio eretto indicano una sola via da
percorrere. Rivestendola con il nostro guanto vogliamo lanciare
un segnale esplicito a tutti quei marchi che ancora non hanno
imboccato la strada che porta a una moda più pulita".
A parere del gruppo ecologista, non si può più continuare a
produrre merce a discapito dell’ecosistema mondiale. Colpa un
po’ anche della mentalità consumistica occidentale, che ci
spinge a desiderare sempre di più.
Alla sbarra tutti i maggiori marchi della settimana della moda.
Prada, Dolce&Gabbana, Trussardi, Roberto
Cavalli… la protesta è indirizzata essenzialmente a loro. Li
si esorta alla responsabilità e al rispetto dell’ambiente.
È lecito precisare che in questi anni la lista degli stilisti “a
tutto bio” si é accresciuta notevolmente: Bottega Veneta
e Gucci hanno da poco ideato il motto “ridurre l’impatto
sociale e ambientale del lusso”; impazzano sulle passerelle
pellicce sintetiche, generalmente si aborriscono fibre
artificiali altamente inquinanti in favore di tessuti
biodegradabili come il cotone (rigorosamente biologico) e
quant’altro; addirittura la ditta
Herself crea capi d’abbigliamento altamente
fantascientifici che “migliorano la qualità dell’aria attorno a
sé”.
Persino la stellina Emma Watson é stata testimonial per
People Tree, una linea di moda, che utilizza soltanto
materiali eco-compatibili: decisamente niente male per un ex
teen actress.
Di certo si respira aria nuova nel mondo della moda, segno di un
importante cambiamento culturale e sociale; possiamo soltanto
provare a fantasticare su quale sarà il prossimo passo, forse un
abito tempestato di boccioli di rosa? A meno che qualcun altro
non ci abbia già pensato per la collezione primavera-estate. |
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TUTTO TV Telegiubando:
la tv secondo Giubo.
Guardavamo negli anni ’90: Amici, in principio fu talk
di Giuseppe Bosso
Un incontro che segna la vita, cambiando il proprio
destino sia professionale che personale; alla fine degli anni ’80
una giovane assistente dell’ufficio legale di una società
produttrice di videocassette conosce uno dei più popolari
personaggi del piccolo schermo che diventerà compagno e
marito di vita e la inserirà man mano nel suo ambiente, del
quale diventerà progressivamente, smarcandosi da quella scomoda
‘ombra’, volto di punta.
Il legame di
Maria De Filippi con Maurizio Costanzo, ma anche
quello con Mediaset, inizia così, come da copione
cinematografico; è per lei che il conduttore del primogenito dei
talk show italiani lascia Marta Flavi, alla quale era legato da
anni.
Ma nei primi anni è una presenza discreta, silenziosa,
lontana dai riflettori: la svolta, professionale, è
datata autunno 1992, quando Canale 5 decide di confermare,
nonostante gli ascolti non proprio gratificanti dei primi sei
mesi di programmazione, un programma condotto dall’attrice Lella
Costa, e del quale Maria è stata autrice: Amici,
questo il titolo della trasmissione nella quale diventavano
protagonisti i giovani, i ragazzi di quel momento storico di
grande incertezza, tra la caduta del muro di Berlino e
Tangentopoli, con le loro storie, i loro piccoli e grandi
drammi quotidiani dal rapporto con i genitori alla scuola e
all’amore. Seguivano alla trasmissione i primissimi episodi dei
Simpson.
Naturalmente quella ragazza appena trentenne aveva, da
italica prassi, suscitato non poche ironie e veleni
nelle cronache rosa per la sua relazione con quell’uomo più in
avanti di lei con gli anni; e altrettanto naturalmente la
‘promozione’ da autrice a conduttrice non poteva che
amplificare il clima non certo benevolo nei suoi riguardi.
Eppure, nonostante la sua aria apparentemente distaccata,
nonostante quell’aspetto e quel look decisamente castigati
per una pubblico giovane, Maria riesce ben presto a farsi ben
volere sia dai protagonisti della trasmissione che dai
telespettatori. Quattro edizioni su Canale 5 e l’ultima,
stagione 96-97, su Italia 1, segnata dalle critiche di
diverse associazioni cattoliche per le quali il programma
propinava un’idea sbagliata della famiglia italiana e delle
nuove generazioni; polemiche che porteranno alla chiusura
dello show, mentre la carriera della conduttrice sta spiccando
il volo, grazie alle prime edizioni di Uomini e donne su Canale
5, che contribuiscono a farla diventare volto familiare anche
per il pubblico adulto; per ironia della sorte proprio
quell’anno vince il Telegatto come personaggio femminile
dell’anno.
Il talk show Amici viene dunque mandato in ‘pensione’
da Mediaset, che lo riproporrà, con scarso successo, tra il 2000
e il 2001. Ma quel titolo verrà ben presto rispolverato
nel 2003 quando la conduttrice, dal 1995 signora Costanzo,
si vedrà costretta dal copyright a cambiare nome alla sua nuova
creatura, quel ‘Saranno famosi’ che sarebbe
diventato per Canale 5 una vera e propria miniera d’oro,
fucina di nuovi talenti con la denominazione Amici di
Maria De Filippi, giunto quest’anno alla dodicesima
edizione. |
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PINK NEWS Vorrei
la pelle… bianca! di Michela Tortolano
La carnagione bianca è bella: questo è il credo delle
donne africane che ricorrono a rimedi di sbiancamento per la
pelle del proprio viso.
Sembrava una pratica esclusiva del re del pop Michael Jackson,
benché lo stesso abbia sempre dichiarato di ricorrervi per
problemi di vitiligine, e invece questa passione ha molte
seguaci.
Ma perché? Le donne desiderano il pallore per somigliare alle
occidentali e per sentirsi più attraenti: il mito della pelle
chiara, da perseguire ad ogni costo, è sinonimo di eleganza, di
bellezza e di sensualità. Addirittura è estesa alle parti
intime, con l’utilizzo di prodotti “specifici”.
Questa moda, della quale ora si può avere qualche dato più
preciso, è in realtà in voga da molti anni e fortemente diffusa
nell’Africa del Nord; infatti, secondo The Economist,
è dagli anni Cinquanta che si è adottato questo stile. Le
stime odierne sono impressionanti: in Nigeria circa l’80%
delle signore ricorre a tali tentativi e in una regione del
Ghana vi si appella quasi il 90% della popolazione
femminile; ma anche in Sudafrica una donna su tre ammette
di usare le creme schiarenti e la pratica è ritenuta “normale” o
socialmente accettabile, come i ritocchini al seno o al naso;
certamente le persone più abbienti possono sottoporsi ad
interventi costosi e più sicuri; tra le fortunate spicca la
cantante afroamericana Beyoncé che appare, agli occhi
vigili dei fans, sempre più pallida.
Purtroppo, la scelta estetica “contro natura” orienta le clienti
verso pericolose soluzioni cosmetiche, facilitate anche dalla
diffusione clandestina di prodotti sbiancanti reperibili a
prezzi bassi; tra le composizioni di questi scadenti
preparati si riconoscono sostanze tossiche per l’organismo
responsabili di allergie, eruzioni cutanee, danni al fegato e
cicatrici permanenti.
Se la pelle chiara è uno scopo da raggiungere a tutti i costi,
l’obiettivo di Grace Amey Obeng è quello di mantenerla
scura: infatti questa donna ghanese combatte il fenomeno da
decenni.
Rientrando nel suo Paese, dopo un soggiorno in Gran Bretagna per
apprendere il mestiere di estetista, si rende conto che i
prodotti specifici per la pelle scura femminile sono scarsi ed
anche costosi. Ma quel che più la impressiona è l’orientamento
dannoso a cui sono inclini le sue connazionali.
Così elabora una linea di cosmetici strutturata proprio
per le necessità dell’epidermide delle donne africane, tenendo
presente anche le caratteristiche climatiche a cui queste si
espongono; riesce ad inaugurare diversi centri estetici per
salvaguardare e valorizzare la pelle nera e, investendo
nell’informazione soprattutto, rende noti gli effetti
collaterali della pratica troppo abusata; la concreta risposta a
tali esigenze segna anche la sua fortuna: i suoi prodotti di
bellezza vengono accolti con successo e in poco tempo esportati
oltre i confini del Continente Nero; investe inoltre sulla
preparazione professionale delle estetiste aprendo numerose
scuole, poiché ha capito che per iniziare a cambiare quella
cultura è indispensabile puntare sull’istruzione.
La sua è una missione più che un business e sicuramente il suo
successo è basato su idee e valori molto chiari! |
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DONNE Carmen
Russo: il miracolo della vita grazie alla scienza
di Ludovica Virgili
È da poco diventata mamma della splendida Maria,
realizzando il più grande sogno suo e di Enzo Paolo Turchi
nel giorno di San Valentino: diventare genitori.
Sbigottimento suscitò Carmen Russo annunciando la sua
gravidanza, dai salotti tv di Barbara D'Urso, soprattutto per l’età
dei futuri genitori: lei 53 anni, lui 63.
Giusto o sbagliato diventare genitori in età avanzata tramite
l’aiuto della fecondazione assistita? É una domanda che
da tempo “tormenta” l’opinione pubblica, che si chiede se non
sia il caso di mettere un limite di età e se i futuri genitori
pensino realmente al bene del figlio che dovrà nascere, o se lo
facciano soltanto per egoismo.
Va detto, comunque, che Carmen ha sempre dichiarato di volere un
figlio a tutti i costi, di voler allargare il nucleo familiare.
Certo la coppia Russo-Turchi non è la prima, in Italia e nel
mondo, ad aver fatto ricorso alla fecondazione assistita per
coronare il sogno di una vita: ma innegabilmente, al di là
del fattore 'anagrafico', l'opinione pubblica ha avuto da ridire
soprattutto sulla eccessiva 'spettacolarizzazione' che si
è creata attorno ai coniugi e che potrebbe, prossimamente,
sfociare nella realizzazione di un reality televisivo.
Tralasciando questi aspetti 'mediatici', in ogni caso, una
nuova vita che viene al mondo è sempre e comunque una notizia
splendida e non possiamo che augurare ogni bene a Maria e ai
suoi effervescenti genitori.
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