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Imperatrice BrunoTelegiornaliste anno XVIII N. 5 (689) del 9 febbraio 2022

Imperatrice Bruno, spazio per le cose belle
di Giuseppe Bosso

Vincitrice nel 2019 del 14° concorso Internazionale di poesia inedita Dedicato a… Poesie da ricordare, originaria di Ariano Irpino, studentessa alla Bocconi, incontriamo la giovane autrice Imperatrice Bruno.

Benvenuta su Telegiornaliste. Anzitutto come nasce il suo amore per la poesia e come si è sviluppato nel tempo?
«Mi sono innamorata della poesia a quattordici anni leggendo Leopardi. Mi son presto resa conto che i versi letti tra i banchi di scuola non mi bastavano e ho cominciato a divorare libri violentemente. Sempre a quell’età ho cominciato a scrivere. La parola fluiva dal mio corpo dolce e libera, selvaggia. Col tempo e l’esercizio ho acquisito tecnica, consapevolezza, stile e ho colmato il passo che divide la pura espressione emotiva dalla poesia».

Caratteri Interi, pubblicato da Nulla Die, la sua seconda raccolta, ha riscontrato molto successo. Le difficoltà legate alla pandemia hanno inciso sulla sua promozione?
«Mi interesso poco della promozione dei miei libri. Mi rendo conto che la diffusione sia cruciale e interessante anche a fini antropologici ma mi son sempre approcciata alla poesia- e alla mia poesia- con tanto rispetto e riverenza; Caratteri Interi è nato dall’urgenza di marchiare il mondo, dalla voglia terribile di immortalare l’anima e il pensiero bollente. Suppongo sia per questo che, nonostante la completa mancanza di presentazioni e reading, abbia avuto successo. È indipendente e vivo, si fa strada da solo».

Ci parli anche della sua ultima fatica, Volontà nobili: a cosa si è ispirata e a chi è dedicata in particolare?
«Dolcissima fatica, necessaria. Volontà nobili presenta una poesia dal carattere sacro e profano, approfondisce il ruolo dell’amore come motore d’elevazione spirituale. Tocca la carne, interroga i sensi e il genio. Questa raccolta è legata a una Musa in particolare, a un uomo, un musicista straniero – come si intuisce dall’ultima poesia del libro e dalla prefazione di Davide Rondoni- che in modo attivo e passivo ha generato in me la Volontà nobile».

Perché questo titolo? Cosa rappresentano per lei le "volontà nobili"?
«Volontà nobili allude alla tensione verticale spirituale. La volontà di migliorarsi, di trascendere- anche dimensionalmente. Funge da stimolo-la poesia accende- ma ricorda sempre ai lettori che è la volontà, il proponimento, in sintesi la responsabilità personale ciò che plasma e modifica».

C’è spazio per la poesia nella società di oggi?
«C’è sempre spazio per le cose belle. C’è sempre spazio per l’amore e per l’arte. I tramonti accadono lo stesso, anche se nessuno resta ad ammirarli, e così le poesie nascono, anche clandestinamente, in contesti che sembrano sterili, freddi, disumani. La poesia sorge proprio per portare l’umano, per accentrare e accentrarsi nel fuoco del vero, del reale, dell’uomo. Combatte, sventra, lenisce, allatta. Non mi sorprende che oggigiorno in tanti, specialmente i ragazzi, stiano riscoprendo il piacere dei versi. Come quando ci si allontana troppo, si cresce -male- e poi si sente il bisogno di ritornare a casa, nella propria culla, dalla propria bella Mamma; sta avvenendo proprio questo».

E lei da cosa trae ispirazione per i suoi versi, pure in quest’epoca così ancorata al materialismo e all’immagine?
«Combatto quotidianamente con la ricerca del Vero. Cerco un fuoco che marchi la mia pelle, una luce bianca che possa rivelarmi il perché della mia vita e delle cose del mondo. E questa luce, questo fuoco si materializza nei momenti più imprecisi: durante un viaggio in tram, nel modo in cui una goccia di pioggia mi cade sulla fronte, negli occhi di un amore che mi parla senza parlare. Per me molto è dato dall’osservazione e dall’esperienza sensoriale: faccio del mio corpo un “deposito” di informazioni, poi però tutto prende il passo della mia anima e della sua Musa. Il corpo raccoglie gli strumenti, l’Anima dirige l’orchestra ».

Riesce ancora a trovare tempo per la scrittura pur con gli impegni che le ha comportato il trasferirsi dalla provincia irpina a Milano per studiare alla Bocconi?
«La scrittura è la priorità, specialmente perché la poesia mi assilla e irrompe violentemente. Su di lei costruisco le mie giornate. È certamente molto difficile e alle volte doloroso dover far combaciare gli studi economici- alieni- al flusso artistico. Non nascondo che nell’ambiente universitario spesso mi sento un pesce fuor d’acqua. Ma vivere a Milano mi ha benedetto con tante possibilità, tanti sbocchi, amicizie, esperienze e quindi stimoli. Non rimpiango niente e sono sempre grata per ciò che ho e per la persona che sto diventando».

Cosa farà da grande?
«Che domanda buffa…di una buffità che prevede semplicità e difficoltà. Non so cosa farò da grande, ho fede in me stessa e nell’Universo; qualunque cosa accada, in qualsiasi posto io finisca, il mio obbiettivo sarà sempre quello di migliorarmi come essere umano e come artista».

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