Telegiornaliste anno XIV N.
21 (568) del
20 giugno 2018
Eleonora
De Angelis, ricordando i miei cari
di
Giuseppe Bosso
La sua è una voce familiare ed apprezzata, che ha saputo
felicemente conciliarsi con la recitazione di attrici come
Jennifer Aniston (fin dai tempi della serie cult
Friends),
Cameron Diaz e Halle Berry.
Eleonora De Angelis appartiene ad una delle più
conosciute famiglie del mondo del doppiaggio italiano,
purtroppo funestata negli ultimi anni da due dolorosi lutti:
nel 2015 la scomparsa di suo fratello
Vittorio (voce di Matt Le Blanc-Joey nella serie
sopra citata) e un anno fa quella di suo padre
Manlio. Abbiamo il piacere di incontrarla in
occasione dell’ultimo numero della nostra stagione prima
della pausa estiva per parlare con lei sia del suo lavoro
che del ricordo di questi due straordinari protagonisti del
doppiaggio italiano che tanto mancano, non solo ai loro
colleghi.
A distanza di ormai un anno dalla sua scomparsa, qual è
il ricordo di tuo padre Manlio, da quello che vedi nei
vostri colleghi?
«Un uomo di talento, dotato un grande carisma e
un’irresistibile ironia. La cosa più bella che dicono per me
è:
ai suoi turni si impara tanto e si rideva sempre;
effettivamente sì, era anche molto simpatico!».
Quanto è stato importante il suo esempio nella tua scelta
di seguire il suo stesso percorso nel doppiaggio?
«Ho fatto l’Accademia come lui e ho continuato nel
doppiaggio come lui… forse vederlo soddisfatto e felice di
fare il lavoro che faceva ha influito sulle mie scelte».
Grande commozione e dolore ha suscitato la scomparsa di
tuo fratello Vittorio: due anni fa insieme alla tua collega
Ilaria Latini, che con la sorella Laura aveva vissuto lo
stesso dolore, sei andata al
programma del giovedì di
Alessio Cigliano – ormai un appuntamento immancabile per
gli appassionati del vostro ambiente – riuscendo a parlare
dei vostri lutti in modo molto pacato e, possiamo dire, con
il sorriso: è stato questo spirito che vi ha aiutato a
superare il lutto?
«Indubbiamente la mia cara amica Ilaria ed io abbiamo lo
stesso atteggiamento di gratitudine e amore nei confronti
della vita. Questo ci è stato sicuramente di aiuto. Per me
fondamentale è stato l’appoggio di mio marito e dei miei
figli; siamo una tribù di sei persone e un cane. E il
coraggio, la compostezza, la forza e l’amore dei miei
genitori mi hanno accompagnato nell’affrontare questo
maremoto che ci ha travolti tutti. Vittorio fa sentire con
la sua mancanza, ma mi incoraggia con il suo sorriso
sornione e la sua ironia».
Tuo padre è venuto a mancare il giorno prima della
scomparsa di Paolo Villaggio, che aveva avuto modo di
dirigere nel doppiaggio del primo capitolo della serie
Senti chi parla, non certo il primo caso in cui alla
versione italiana hanno partecipato prestando voce attori o
personaggi di grido: qual è la tua opinione in merito a
queste iniziative?
«È molto semplice: se il “talent” (non sempre è un attore!)
prestato al doppiaggio è bravo a doppiare non vedo quale sia
la critica da poter muovere; se non lo è mi sembra superfluo
spiegare il motivo di non poche perplessità».
Con quale delle attrici che hai avuto modo di doppiare ti
sei maggiormente trovata in sintonia, sia rispetto alla loro
recitazione che al loro modo di essere?
«Jennifer Aniston è l’attrice che doppio con più piacere, mi
trovo a mio agio a seguire la sua recitazione, è bravissima
e doppiare attrici brave è molto più facile. E poi mi sta
istintivamente simpatica! Mi piace anche Cameron Diaz, un
viso che mi mette allegria e la trovo inaspettatamente
brava».
Si sta man mano affermando una nuova generazione di
doppiatori: qual è il tuo rapporto con loro, anche
paragonato con quella che è stata la tua esperienza di
doppiatrice esordiente?
«È cambiato molto l’approccio al doppiaggio rispetto a
quando ho iniziato io. Una volta si poteva assistere ai
turni in sala, ora con le disposizioni delle major le sale
sono praticamente blindate. E anche vero che una volta il
nostro mestiere non era cosi popolare quindi chi voleva
intraprendere questa strada era sempre molto determinato e
già preparato a livello attoriale cosa che oggi non sempre
si verifica. Io per esempio, nonostante lavorassi già a
pieno ritmo, decisi di fare l’esame per entrare
all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico per studiare
recitazione. Cosa che ho fatto lasciando completamente le
sale per tre anni. Credo comunque che ci siano giovani pieni
di volontà e provvisti di talento che meritano di
intraprendere questa strada e noi veterani abbiamo il dovere
di facilitarli nell’impresa. Per quanto riguarda ii giovani
doppiatori già affermati raccomando sempre l’umiltà,
ricordarsi che non si finisce mai d imparare e che siamo dei
privilegiati, abbiamo un lavoro e il nostro lavoro è fare
ciò che amiamo».
Essere figlio o figlia di… viene generalmente ritenuto
essere un vantaggio: ma è proprio così o c’è un rovescio
della medaglia, rappresentato dal dover dimostrare qualcosa
in più rispetto agli altri?
«Ovviamente facilita l’entrata in questo mondo. Non c’è un
rovescio della medaglia, il destino è lo steso per tutti,
figli e non figli: ogni giorno al leggio è un esame, una
prova, un provino, ed è nostro dovere essere sempre
all’altezza».
Dove potremo ascoltarti prossimamente?
«Nella serie Netflix
Lost in Space e in un paio di
film che non posso dire perché ancora in lavorazione… non
posso parlarne! Scusate, ma sono le nuove regole».
Cosa vedi nel domani?
«Domani è un altro giorno».