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Intervista a Anna Caragnano   Tutte le interviste tutte le interviste
Anna CaragnanoTelegiornaliste anno XIV N. 12 (559) del 28 marzo 2018

Anna Caragnano, amare la musica con curiosità
di Alessandra Paparelli

Abbiamo incontrato Anna Caragnano, cantante, artista romana molto originale e anche neo mamma.

Quando hai sentito l'esigenza di cantare, fare musica e come è nata la tua passione per il canto?
«Ho cominciato da piccola a studiare chitarra classica ma ben presto ho sentito, profondamente, l’esigenza di utilizzare anche la voce, la scrittura, tutto quello che potevo fare o sapevo più o meno fare, per comunicare. Non che volessi lanciare messaggi o insegnamenti ma semplicemente avevo bisogno di raccontare qualcosa e così ho tirato fuori voce e immaginazione e non le ho mai appese al chiodo».

Quali sono gli artisti, donne e uomini, che ti hanno ispirato, ieri come oggi?
«Ho sempre studiato, ascoltato e amato la musica classica e lì ho trovato le risposte a tutte le domande che mi ponevo. Ho sempre amato Wagner, Caikovskij e Shostakovich. Ma ho ascoltato tanto di tutto, in realtà. Bjork e Lauryn Hill sono state sicuramente due artiste importantissime per me. In verità, è anche riduttivo pensare che mi abbiano influenzato solo compositori quando invece mi hanno influenzato molto anche scrittori come Thomas Bernhard e Cormac McCarthy».

Ti sei classificata seconda nel contest Fonte Nuova Experience, primo contest a Fonte Nuova, Roma, per artisti e band emergenti in un'aula consiliare. La scelta di portare due pezzi molto intensi, con aspetti teatrali, come nasce? Che esperienza è stata per te, in un'aula in cui normalmente viene svolto il consiglio comunale?
«È sempre bello dare nuova linfa e una seconda vita ai luoghi e agli oggetti. Così come un bancale diventa divano, un’aula Comunale può farsi palcoscenico. Ho scelto di portare due brani molto diversi tra loro: uno in italiano e nella forma classica della canzone, l’altro una suggestione sonora con molti strumenti etnici, nessuna forma ben definita e un testo breve in inglese. Perché con due brani a disposizione volevo esprimere un po’ la mia idea di ricerca sonora. Come uno chef che propone un menù degustazione, insomma. Per farmi conoscere meglio in poco tempo».

Hai portato un brano molto intenso, originale, dedicato a tuo figlio o meglio ispirato alla nascita del bimbo. Vuoi parlarcene?
«Il brano si chiama The discovery e l’ho scritto grazie alla collaborazione di musicisti speciali che vorrei citare: Andrea Candeloro: Kora Africana, Sandro Foà; percussioni, Massimo Amato: Persian Santur e Synths e Danilo Li Vigni; pakhawaj Indiano ed è stato il primo che ho scritto dopo essere diventata mamma. Guardavo il mio piccolino di pochi mesi che cercava di afferrare la copertina di lana e ho semplicemente riflettuto su come tutto sia una continua scoperta, per lui e riscoperta per me attraverso i suoi occhi. E poi c’è dentro l’unico augurio che mi sento di potergli ripetere: non c’è nulla da fare tranne essere, esser-ci. La vita è una conseguenza della capacità di stupirsi, di scoprire e riscoprire insieme se stessi e il mondo. E non c’è nulla che si deve o non deve fare per essere amati».

Quali sono i tuoi progetti attuali e futuri? Hai dischi in uscita, Cd o Ep?
«Dall’incontro con il mio poeta preferito, Gianni Ruscio, che ho avuto la fortuna di sposare sta nascendo molta musica dentro me. Arriverà presto anche al di fuori di me e in un disco. Posso anticipare solo il titolo: Tamburi; è il quartiere di Taranto dove sono nata e anche lo strumento musicale primordiale».

Hai fatto una scelta di libertà musicale, a che prezzo?
«Lo dirà solo il tempo se la libertà paga o non paga. Per ora posso solo dire che ho perso centinaia di treni e, se potessi tornare indietro, ne perderei molti di più».

Cosa consigli ai ragazzi giovanissimi che intraprendono la carriera musicale e per passione scelgono questa forma di arte?
«Studiate. Siate curiosi. Non andate mai a letto soddisfatti di quello che sapete fare. Buttatevi. Ubriacatevi di gioia e fate cazzate. Ma soprattutto, studiate. Altrimenti non potrete mai comprendere a fondo quello che vi accade e perderete la possibilità di divenire voi stessi anche artisticamente. Chi legge, studia e si informa non è pesante. Basta con questa stupidaggine. E’ chi non studia che è manipolabile, noioso, ripetitivo, scontato e mortalmente inutile».

Una domanda che faccio a tutti gli artisti: le differenze oggi, ammesso ci siano, tra Sanremo e i vari talent, pensiamo a X Factor. Trappola o sbocco professionale, vetrina oppure tritacarne?
«Nessuno strumento è mai stato colpevole di qualcosa, secondo la mia opinione. Gli strumenti sono solo strumenti. Il loro prodotto dipende solo da chi li utilizza e come. Non so se De Andrè sarebbe andato a X-Factor ma forse Mozart sì. Niente pregiudizi. La vera questione è che i Talent non vengono quasi mai utilizzati come strumenti dagli artisti che vi partecipano e questo genera molta frustrazione quando non si raggiunge il successo sperato. Parliamo anche di quanto il concetto di “successo” sia una vera "merda". Ho davvero concluso questa intervista con la parola “merda”?».

Apprezziamo la sincerità di una artista pura, vera, meravigliosa ed elegante sul palco, intensa.

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