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Intervista a Edda Cioffi   Tutte le interviste tutte le interviste
Edda CioffiTelegiornaliste anno XIII N. 30 (540) del 18 ottobre 2017

Edda Cioffi: restare al Sud e affermarsi si può, parola mia
di Giuseppe Bosso

Il pubblico napoletano che segue la trasmissione sportiva Globuli Azzurri, condotta il lunedì da Samuele Ciambriello su Julie News, da qualche tempo la conosce come la professoressa. Ma non è certo un soprannome perché Edda Cioffi lo è davvero; non solo volto televisivo di punta, ma anche docente e preside e psicologa; un personaggio davvero notevole che sa coniugare fascino e intelligenza, come ci dimostra raccontandoci della sua vita, dei suoi progetti e delle sue scelte, per lanciare un messaggio soprattutto ai giovani del sud.

La tua giornata tipo?
«La mattina sono a scuola, insegnante e preside di un istituto alberghiero e di ragioneria; poi al pomeriggio mi dedico alla mia attività di psicologa, sedute con i miei pazienti, salvo che non ci siano eventi che seguo di solito la sera che capitano di giorno. Mi adatto a seconda delle giornate, poi capitano anche i giorni in cui non lavoro e sono contenta di potermi dedicare ad altre cose».

Cosa ti aspetti da questa edizione di Globuli Azzurri?
«Potrei definirmi un’appassionata, non tecnica; la mia partecipazione non è legata esclusivamente al calcio e al Napoli, perché Globuli Azzurri si distingue da altri programmi calcistici dal momento che mi consente di fare dirette dall’esterno, come mi è capitato presso il Centro sportivo Sant’Antimo, una splendida struttura polivalente, e di parlare anche di temi come l’ospedale psichiatrico, che non riguardano il calcio in senso stretto, ed è una cosa che ho apprezzato fin da subito».

Come ti sei avvicinata all’argomento calcio?
«Come psicologa dello sport, poiché il calcio ha capacità di aggregazioni come pochi altri sport, dal punto di vista sociale».

Non solo tv, ma anche radio, eventi, psicologia, danza (in passato), insegnamento… possiamo dire che rappresenti nel tuo piccolo un vero e proprio spot per invogliare i giovani campani e meridionali a non lasciare la loro terra?
«Lo faccio tutti i giorni con i miei studenti; anche quando faccio domanda per insegnare, mentre tutti di solito non scendono più a giù di Roma io ho scelto Napoli, dobbiamo valorizzare la nostra realtà: esiste una miriade di eventi legati soprattutto all’enogastronomia che dimostrano come possiamo contare come poche altre realtà di risorse e ricchezze uniche. E anche dal punto di vista cinematografico, come sta dimostrando il grande successo di Gatta Cenerentola… anche se devo dire che mi hanno condizionata anche delle varianti di tipo personale nella mia scelta di non lasciare la Campania. Ma ripeto, sì, posso testimoniare che si può lavorare e bene qui».

Per te è stato difficile farsi accettare dagli uomini e dalle donne di un mondo come quello della tv locale come, perdonami l’espressione, ‘bella con cervello’?
«Dipende dalle persone; non nego che talvolta è stancante dover sempre dimostrare più degli altri la mia preparazione, le mie competenze; la danza in questo senso mi ha aiutato molto; ma è una rabbia molto relativa, col tempo quando mi si conosce, e soprattutto parlo dei miei allievi, si riesce a capire che non sono solo immagine. Faccio ancora adesso campagne pubblicitarie, e sfortunatamente non mancano persone che tendono ad associarmi a quel contesto e basta; ma ritengo che i greci avessero ragione a dire mens sana in corpore sano, se sono piacevole dal punto di vista dell’immagine penso di poter trasmettere anche positività, secondo questa filosofia».

Ti senti realizzata?
«No. Ho ancora degli step da compiere, non mi riferisco al mondo dello spettacolo, ma alla mia professione quello che chiamo ‘lavoro serio’, vorrei compiere e realizzare questo progetto nei prossimi due-tre anni. Ho ottenuto moltissimo, e presto, sul versante professionale, indubbiamente, dalla laurea a tempo di record a tanti premi e riconoscimenti, ma la mia strada non finisce certo così. Sul versante personale il mio sogno è ovviamente generare dei figli, sono consapevole che per una donna c’è un orologio biologico inesorabile e quindi per questo i tempi sono piuttosto stretti, anche se sono ancora molto giovane. Per una donna è difficile conciliare sfera personale e professionale. Poi si vedrà, la vita può anche darti altre gioie se non quella della maternità. Vedremo, per ora sono molto più concentrata sul lavoro».

Hai mai dovuto confrontarti con proposte indecenti, se posso chiedertelo?
«La proposta indecente non arriva se non da parte di chi avverte di poter agire così; bisogna essere intelligenti nel prevenire in tempo, carpire quella intenzione e dissuaderla; è un mondo, quello dello spettacolo, che per me va vissuto dopo i 19 anni, quando hai una piena maturità che ti consente di fronteggiarlo; per questo all’inizio magari è d’aiuto un supporto come quello che possono dare i genitori, ma poi bisogna saper essere autonomi, saper distinguere quando una cosa va fatta e quando si deve rifiutare».

Da psicologa che profilo hai tracciato dell’Italia e dei giovani in particolare?
«Non solo da psicologa ma anche da insegnante e giornalista televisiva avverto stanchezza, demoralizzazione nei ragazzi, che non riescono a inseguire le loro aspirazioni, non sanno cosa fare. Dire sempre c’è crisi, c’è crisi ha finito per farli adagiare, non stimolati a impegnarsi anche perché vedono persone che dal nulla conseguono facilmente un successo televisivo mentre chi studia e si impegna, e vedi tanti ricercatori, che non vedono premiati i grandi sforzi, soprattutto neuronali, come meriterebbero; bisogna motivare i ragazzi nel reagire a questo stato d’animo; in fondo questo tipo di successo come facilmente arriva altrettanto facilmente passa, e quanto più si è saliti in alto più ci si fa male cadendo, questo dovrebbero saperlo. E da qui nascono malattie mentali, pazzia… è deleterio!».

I tuoi prossimi impegni, oltre a Globuli Azzurri?
«Il lavoro di sempre, eventi da presentare come la Fiera di Paestum, un evento enogastronomico a Sant’Antonio Abate, cose che non mi limito solo a condurre ma che curo a 360 gradi. Tante cose, amo questi eventi enogastronomici in cui arte e gusto si conciliano in modo splendido, come è stato per la Festa della pizza a settembre, con grandi personaggi».

Un aggettivo per descriverti?
«Difficile dirlo, penso che non si possa descrivere ognuno di noi con un solo termine visto che siamo ciascuno tante immagini, tante facce che stimolate da persone diverse producono tante cose diverse… posso comunque dire di essere un’eterna insoddisfatta, perché voglio sempre migliorare, raggiungere nuove cose. Sono ambiziosa in senso positivo ma negativamente insoddisfatta, così mi si potrebbe descrivere in breve. Rimanendo nella mia realtà regionale».

Ti sei mai dovuta misurare con la parola ‘bavaglio’?
«Tante volte… se dicessi sempre quello che penso non potrei lavorare davvero. Dico quello che penso sempre ma con molta educazione, consapevole che in questa realtà non è che ci sia proprio tutto questo diritto di parola…».

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