Telegiornaliste anno X N.
4 (392) del 3 febbraio 2014
Annalisa
Betti:
la mia vita tra Style Papers e la mia Beatrice
di
Giuseppe Bosso
Abbiamo incontrato
Annalisa Betti,
neodirettore di
Style Papers, primo mensile italiano interamente
dedicato a moda e bellezza.
Annalisa, hai alle spalle esperienze giornalistiche presso
importanti testate nazionali. Parlaci di Style Papers.
«Il nostro è il primo e unico mensile italiano dedicato
esclusivamente alla moda, alla bellezza e al lifestyle, cioè a
tutto quello che fa tendenza, che piace alle donne. Ci
rivolgiamo infatti a un target piuttosto alto, con una fascia di
età dai venti a quarant’anni».
Quanto c’è delle tue precedenti esperienze in questa
avventura?
«Ogni giorno mi sforzo perché ci sia tutto il meglio di quello
che ho fatto fino ad ora, come giornalista e come donna, a
partire dal mio esordio ad
Anna nel 2001. Ho sempre voluto
scrivere di bellezza e nella vita professionale non ho mai fatto
altro. Credo che non dimenticherò mai, ad esempio, la
soddisfazione del mio adorato papà quando il 18 febbraio 2005
sono tornata da Roma con il tesserino».
In tempo di crisi come può vivere un magazine dedicato alla
moda?
«Siamo consapevoli che la nostra sia una scommessa, dato che è
un periodo difficile per il mondo dell’editoria e che non è
semplice portare avanti un prodotto di alto livello, di nicchia
come il nostro. Ma se riusciamo a ritagliarci una fetta di
pubblico, se nonostante i tanti problemi andiamo avanti, è una
grande soddisfazione che ripaga gli sforzi miei e di tutti i
miei redattori. Tengo molto a dividere con loro questa gioia e
il merito. A proposito di merito e di gioia, posso ringraziare
Samuel Castagneri, editore di
Style Papers, e tutto il suo staff
di Fanatica International? Lui ha avuto fiducia in me
proponendomi la direzione».
Parlando di fiducia e proposte… le sue lettrici le offrono
spunti da approfondire?
«Assolutamente sì. Ci deve essere un reciproco scambio tra noi e
le nostre lettrici. Stiamo attenti anche alle loro proposte, ai
loro suggerimenti; anche col mondo della rete, le blogger, che
svolgono un ruolo complementare a quello del giornalismo, c’è
molta sintonia. Direi che è una complementarietà, un arricchirsi
reciproco. Siamo molto attivi anche su Facebook,
ci trovate qui. Mi raccomando, non sbagliate!».
Da poco è diventata mamma di Beatrice: come convivono
Annalisa giornalista e Annalisa mamma?
«Felicemente, e se posso aprire un angolo personale, devo
riconoscenza soprattutto a mia madre, che per Beatrice è una
nonna super e per me un sostegno insostituibile, così come mio
marito è un appoggio importante sia dal punto di vista pratico
sia da quello affettivo. Se non ci fossero loro, i due pilastri
della mia vita, non potrei andare avanti, e non ho paura a dirlo
apertamente».
E se Beatrice volesse seguire le sue orme, la incoraggerebbe
o la indirizzerebbe su un’altra strada?
««Nessuna delle due, anche perché un’arietina è difficile da
reindirizzare! Seriamente: se si vuole fare qualcosa, veramente
e con impegno, con convinzione, un genitore – secondo me – non
può che lasciare un figlio libero di seguire le sue aspirazioni.
Essere giornalisti, dal mio punto di vista, è una vocazione,
credo che se si è giornalisti nel DNA non ci siano davvero
alternative, la professione è l’unica via. Poi Beatrice ha un
DNA 100% giornalista, dato che lo sono anche suo papà e anche
suo nonno paterno…».